Hospet-Bangalore, 1
febbraio 2003
Il programma è per me, come sempre, una sorpresa, ma loro hanno organizzato bene tutto.
Ed il ritmo è serrato. Dopo il pernottamento ad Hospet mi congedo con i gentili
dipendenti della struttura governativa in cui eravamo ospitati. E' una situazione strana,
anche alcuni componenti della polizia locale, che erano stati destinati lì per questo
avvenimento a "guardia", non so di che, sembrano "rispettare" i
dirigenti del krrs e i loro ospiti; un sottuficiale mi chiede di farsi fotografare in
posa, prima che io parta, quasi fosse un suo ricordo per la mia visita, mentre un altro,
un ufficiale, mi chiede info sul nostro paese, con l'idea in futuro di fare un viaggio da
noi. Mi pare una cordialità mescolata con una sorta di complicità, di appoggio per
quanto sta succedendo.
Partiamo sul fuoristrada che l'autista non è riuscito a pulire bene dalla polvere della
miniera. Sembra che sia attratta da tutto, non si lascia asportare via quasi fosse
magnetica. Ci aspetta un'altra giornata di gimcana sulle strade ancor più trafficate, in
quanto è sabato, in direzione Bangalore. Questa volta faccio meno attenzione a quanto
succede sulla strada, sarà perchè ci si abitua a tutto, sarà per l'intenso colloquio
con il v. pres. del Krrs, Sesha, con cui ormai riesco ad intendermi (è
reciproco...). Non posso però fare a meno di notare, lungo il percorso, almeno 3 camion
freschi di ribaltamento, adagiati sul fianco, ai bordi della carreggiata con tutto il
carico sparso intorno e la gente che tenta di recuperare il recuperabile...
Nel tardo pomeriggio, dopo una sosta presso un loro amico insegnante che fa parte della
rete a sostegno dei contadini del Karnataka, per un veloce the al latte, transitiamo in un
villaggio che fu teatro di una delle loro azioni collettive di resistenza e disubbedienza.
Mentre entriamo nel villaggio e mi descrivono la loro organizzazione, indicandomi le
scuole, i vari locali ad uso della comunità, che stanno ai lati della strada che lo
attraversa, vengo a conoscenza, in modo assolutamente casuale, quasi fosse per loro ovvio,
che hanno stabilito, in alcuni villaggi dove sono più "organizzati", un orario
per i contatti burocratici. Non capisco subito e chiedo che mi spieghino meglio. Si tratta
di questo: stanno pretendendo che ogni rapporto che i contadini, gli abitanti del
villaggio debbano tenere per il disbrigo delle pratiche con gli uffici del governo locale,
sia tenuto in un orario stabilito dai contadini, cioè nel pomeriggio inoltrato; e mi
dicono: non vogliamo più perdere il nostro tempo per recarci nei loro uffici, saranno
"loro" che verranno da noi quando siamo più disponibili, quando ci ritiriamo
dai campi, dal lavoro...!
Se non fosse che me lo sta raccontando un uomo di 68 anni, il vicepresidente del Krrs, V.
Shesa, non ci crederei!
Invece me ne parla con tono fiero, alzando il tono di voce a rimarcare che d'ora in poi
saranno ancora più duri nel pretendere rispetto da parte dei burocrati. Mi vengono in
mente in mucchio di confronti con la nostra realtà...
Ad un tratto Sesha dice all'autista di accostare, per farmi vedere la prova di una delle
azioni di resistenza dei contadini di questa zona: si trattava di difendere le risorse naturali del villaggio dallo sfruttamento
di una società privata che estraeva granito in una cava vicina. In sostanza dopo una
serie di pressioni hanno deciso di passare ai fatti, fermando i trasporti dei blocchi di
granito, e in seguito al rovesciamento di quanto trasportato dai camion, sembra che
l'azienda abbia deciso di abbandonare l'estrazione. Questa azione collettiva degli
abitanti dei villaggi, insieme ai contadini del Krrs, è stata condotta con metodo
nonviolento, senza far nessun danno alle persone, ci tiene a sottolineare Sesha, mentre mi
indica i blocchi a terra come se fossero una pietra miliare, una tappa del loro percorso.
Il sole incomincia a tramontare, mentre arriviamo a Vitanenahalli, vicino ad Aralalsandra, un villaggio di 1500
abitanti a 70 km a sud di Bangalore, dove l'anno scorso ci hanno rimesso la pelle due
persone, in seguito alla reazione violenta da parte di militari intervenuti per sedare una
manifestazione a sostegno dei produttori di succo di cocco fermentato. E' quasi buio
quando scendiamo dall'auto. Sesha saluta un contadino che lo aspettava, e insieme mi
indicano subito il punto della casa con il segno lasciato dalle armi dei militari che
hanno sparato contro la gente. Mi faccio spiegare meglio l'accaduto, mentre ci
incamminiamo verso il "giardino" (lo chiama proprio garden) di questo contadino,
che vuole a tutti i costi che si vada a vederlo, anche se fa buio.
In questa regione è proibito produrre e vendere il succo di cocco fermentato, in quanto
produce un tasso alcoolico di 2-3 gradi, senza le dovute autorizzazioni e controlli (come
da noi). I contadini del posto, però, non si davano pace per questa imposizione, una
limitazione al loro diritto di produrre questa bevanda tradizionale naturale. Così
avevano deciso di fare questa "disobbedienza" collettiva, attrezzando un
laboratorio per la trasformazione di questo succo, diciamo così, autogestito, senza i
permessi di legge, ma alla luce del sole.
Dopo una serie di pressioni da parte dei
produttori "ufficiali", "in regola", che non ottenendo alcun
risultato si sono rivolti al governo locale. Per farla breve, mi dicono che il governo ha
mandato i militari o la polizia, non ho capito bene, a "smontare il
laboratorio". Non lo avessero mai fatto. Sembra che il primo gruppo di militari sia
stato circondato dalla gente, e poichè stavano per avere la peggio si sono messi a
sparare in aria e in giro. Sono comunque stati disarmati e rinchiusi in un locale del
villaggio. Sto parlando dei militari, che sono stati rinchiusi...
Purtroppo però a terra
sono rimasti senza vita due contadini e una sessantina di feriti sempre tra i civili. [1]
La conclusione
è avvenuta il giorno dopo, con l'arrivo di un grosso numero di militari che dopo aver
parlamentato con i rappresentanti del villaggio hanno ovviamente ottenuto la liberazione
dei "prigionieri". Un'altra conseguenza è stata che circa cinquanta persone
sono state arrestate e rinchiuse in galera per qualche settimana, e tra questi il vice
presidente del krrs V. Sesha. Adesso però gli viene permesso di utilizzare il laboratorio
e prodursi nel loro villaggio, il tradizionale succo di cocco fermentato. Sesha dice: non
è una cosa ufficiale, ma ce lo tollerano...
Nel frattempo arriviamo nei pressi del "giardino" del nostro amico. Il suo nome
è Gowda, e mentre parla con Sesha nella loro lingua (parla poco inglese) sento che nomina
la parola FUKUOCA. Scusa, scusa cosa sta dicendo? dico a Sesha. Lui, stupito, gli chiede
spiegazioni di questo fukuoca (non ne sa nulla, da quanto capisco). Allora Gowda gli
spiega meglio e sento che ripete sovente la parola Fukuoca. Potete immaginare la mia
contentezza di essere a contatto di uno che il metodo lo pratica istintivamente, con
convinzione, lontano dalle influenze delle mode, lontano da tutto insomma. Mi sembra di
capire che ha letto di questo metodo e dopo averne discusso con altri si è impegnato a
praticarne i concetti basilari. Infatti si vede! il risultato. Ho capito perchè chiama
"GIARDINO" la terra che lavora. Credo che lui appartenga alla classe
"media" (niente a che vedere coi nostri parametri...) dei contadini di qui, in
quanto dice di avere 6 ettari di terra e diversa gente alle sue dipendenze. Purtroppo il
buio ci costringe a tornare indietro ma a questo punto chiedo se possiamo rivederci il
mattino dopo per fare qualche foto. E così sarà.
Torniamo a casa di Gowda, il
contadino di fukuoca, che a questo punto è proprio soddisfatto di aver suscitato il mio
interesse. Ora si prodiga a spiegare a Sesha che la via per una agricoltura naturale,
organica, passa attraverso il metodo Fukuoca. Sesha taglia un po' perchè non ne sa
molto...anche se si dimostra interessato.
Mi parlano poi del problema dei prezzi dei
prodotti agricoli che vanno sempre più giù. E non possono far a meno di ricordarmi che
molti suicidi ci sono stati nel Karnataka in seguito alla liberalizzazione delle
importazioni di olio di cocco che ha ridotto sul lastrico molta gente, e a causa delle
insolvenze accumulate per la mancanza di reddito [2]. In più durante una manifestazione, nel novembre 98, per protestare
contro la "guerra delle arachidi" sempre dovuta all'abbattimento delle barriere
doganali che protegevano il prodotto interno indiano, cinque contadini sono stati
uccisi... Le loro principali produzioni sono state messe in ginocchio, e non riescono
proprio a capire [3]
perchè devono subire questa guerra commerciale da parte degli stati che sostengono il
WTO, che sostengono la liberalizzazione dei commerci.
Sì, proprio così! qui nel centro
dell'India rurale si parla di Wto e ne parla chi le subisce queste dannate regole!
Ma non voglio commentare, in questo resoconto, sennò non finisco più.
Entriamo in casa e
mentre aspettiamo che venga preparata la cena, il padrone di casa mi fa vedere il bagno,
dove potermi lavar le mani. Entra anche lui, è una stanzetta spoglia, e mi aiuta a
sciacquarmi attingendo con una ciotola dell'acqua da una vasca in cemento, versandomela
sulle mani (non c'è nessun un impianto, o rubinetti). Ma è calda! Sorpreso (mi rendo
conto che mi guarda, stupito della mia sorpresa, ma scusate è un'altra dimensione...) mi
informo del sistema, in quanto non si vede niente che possa scaldare l'acqua... Allora mi
fa vedere, uscendo dalla stanzetta, che nella camera adiacente c'è una fessura
all'altezza del pavimento con la cenere che fuoriesce. Capisco e mi sento anche ridicolo,
della mia sorpresa. Penserà: ma da dove viene questo qui? pazienza. In pratica è una
stufa in muratura con intorno una vasca per tener calda l'acqua, per banalizzare. Gli
bastano alcuni pezzi di legna, una breve fiammata per tener calda l'acqua per una
giornata. Però per quanto banale sia, da noi questa "tecnologia" non l'ho mai
vista. Già ma noi abbiamo il mito dell'igiene e dello sterile. Mi viene in mente il
bambino della pubblicità che finalmente può stare a terra, perchè anche le piastrelle
sono state sterilizzate col lisoformio. Che progresso!
Si mangia dinuovo tanto, nel solito modo ed è proprio buono il loro cibo. A parte una
crema acida, uno yogurt credo, il resto è sempre davvero buono, piccante e saporito.
Tutto sempre rigorosamente vegetariano. Per me, ariete carnivoro, è davvero una prova
superata. Ci andava proprio l'India per capire che si può davvero fare a meno della
carne...
Ma Sesha preme per fare in fretta perchè ci sta' attendendo il contadino che ci ospiterà
a dormire, nel villaggio vicino.
La sorella di Gowda ci porta delle ciotole di acqua, che io credo sia da bere, ma vedo per
fortuna che le usano per sciacquarsi le mani. Non rinuncio alle tazze di the con latte
(ormai Sesha dice prima di portarmene subito due, perchè mi piace...! cheffigura, mi
ricorderanno per tutto il the al latte che ho bevuto!), e ci incamminiamo in auto verso la
casa dove passeremo la notte.
La casa di B. T. Jayamuddappa, un uomo minuto intorno ai 60 anni, di fuori è uguale alle
altre, ma appena entrati ci si accorge che è diversa, è una casa "signorile".
L'ambiente è semplice ma da molti particolari si capisce che il proprietario sta
abbastanza bene. Ci accomodiamo nella camera centrale, che ha un'apertura al centro, sul
soffitto, da cui entra luce e quando piove, l'acqua per bagnare i fiori e le piante che
stanno in una vasca a terra. E' davvero speciale, l'ambiente.
Mentre ci prepariamo a
sorseggiare un altro the al latte, Sesha mi dice subito che Jayamuddappa è stato in
Europa con la ICC99, la carovana degli indiani.
Lui si affretta a prendere un pacco di
foto e me le mostra. Sono foto della Germania, delle azioni alla Cargill, e... di Torino!
[4]
Sì, ed ha pure la foto del sottoscritto mentre sorreggo una grossa fragola incrociata col pesce,
nella manifestazione sotto la sede della Regione piemonte, per protestare contro la
fondazione per le biotecnologie - partecipata dalla regione - e per chiedere di farci ricevere dalla
giunta regionale [5].
Beh, potrete immaginare la situazione, abbiamo subito
fraternizzato, e la serata si è conclusa dopo qualche ora di racconti sulle impressioni
della carovana. Tra l'altro mi hanno detto che anche il contadino di fukuoca, Gowda, venne
in europa, ma il suo bus non passò dall'Italia.
Converso ancora un po' con il padrone di
casa (mentre Sesha si prepara per andare a letto) e mi fa vedere alcune foto incorniciate:
si tratta di un parente (forse il suocero) che sedette in parlamento con il partito del
Congresso del Mahatma Ghandi, e fu anche, dopo la sua morte, ministro
dell'agricoltura.
Mi congedo e vado nella camera da letto dove passerò la notte sul letto matrimoniale, in
compagnia del fido Sesha, impegnato a russare come un mantice. Ma sono stanco e mi
addormento subito anch'io.
Note
[1] l'azione è riportata anche dalla rivista The
Week:
"Coconut punch Controversy: Farmers producing banned popular drink take on the arrack lobby in Karnataka.
On October 9, 2001, two farmers in Vitanenahalli were killed when a police party went to arrest tappers and opened fire on protesting villagers. District Superintendent of Police Bhaskar Rao admitted that "the firing was totally unwarranted and indiscriminate."
The police party went to arrest the tappers at 3 a.m. "without being authorised to do so", Rao said. "One sub-inspector went berserk and ordered the firing." More than 60 rounds were fired, the villagers said.
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[2] mi ricordo di aver letto un articolo
su questo problema, l'ho cercato, in
italiano - e qui un articolo
originale
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[3] puoi leggere a
questo proposito l'articolo
di Vandana Shiva su guerre commerciali e globalizzazione
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[4] Info sulle azioni
della carovana in europa e in italia
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[5] Questa la devo raccontare: per la cronaca, siamo stati ricevuti tutti (dopo una lunga
trattativa... volevano una delegazione, ma siamo riusciti a far salire almeno 150 persone nel salone
principale), e dopo aver ascoltato, il presidente della regione con alcuni assessori,
hanno lasciato a questi indiani un dono in ricordo del loro viaggio a torino: un libro
pregiatissimo con la raccolta di tutti i prodotti tipici piemontesi!!! Una bellissima
presentazione dei nostri piatti tipici, il massimo per gente che dall'India viene in
europa per farci capire in che condizioni li stiamo mettendo. Avevano capito tutto!!!.
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