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"If you think you are too small to make a difference, try sleeping with a mosquito"     H.H. the Dalai Lama

Organismi Geneticamente Malvagi?

I pesanti interrogativi sull'uso dell'uranio impoverito...
da rainews24.rai.it

Un interessante libro fuori commercio sull'uranio impoverito
prodotto da una associazione di ex militari

LA POSIZIONE DELL’ASSODIPRO SULL’URANIO IMPOVERITO UTILIZZATO NELLA GUERRA IN KOSOVO E BOSNIA

“LIBRO-RACCOLTA” SULL’URANIO IMPOVERITO
a cura dell’Associazione Solidarietà Diritto e Progresso

Il “libro-raccolta” sull’uranio impoverito NON è in vendita.
Chi fosse interessato a riceverla gratuitamente può richiederla via e-mail. 

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Presentazione 
a cura del Segretario Nazionale Assodipro

L’Associazione Solidarietà Diritto e Progresso, che conta migliaia di soci tra personale in servizio, in quiescenza e civili, opera nel campo della tutela della condizione militare da circa un decennio. 
La sua organizzazione è strutturata in sezioni e unità coordinate, ubicate su tutto il territorio nazionale, che fanno capo a comuni, province e regioni. 
Tutti i soci sono accomunati dalla consapevolezza dei limiti esistenti in materia di diritti costituzionali, e della mancanza di una reale tutela morale, legale e sociale. 
L’AsSoDiPro è una associazione no-profit, la cui funzionalità è assicurata dall’impegno volontario di innumerevoli soci che operano nelle varie sezioni. 
Tra i suoi principali compiti vi sono : la tutela della salute, il riconoscimento di tutte le professionalità e la tutela legale. 
Infatti la sua istituzione fù basata proprio sui principi della solidarietà, della tutela e del concreto esercizio dei diritti costituzionali. 
In questo caso, attinente le problematiche connesse all’uso di munizioni all’uranio impoverito, il Comitato Esecutivo ha dato mandato alla sezione del Friuli, che ha sede a Udine, al fine di seguire il caso, poiché nella zona ci sono alcuni soci direttamente coinvolti e necessari di assistenza.

 

 ASSOCIAZIONE SOLIDARIETA' DIRITTO E PROGRESSO
DIREZIONE NAZIONALE

Via Savona, 6 - 00182 Roma
Tel/fax 0422 321540 - 06 70304885
Sito web: www.militari.org - e-mail: asdp.treviso@tin.it

 

LA POSIZIONE DELL'ASSODIPRO
SULL'URANIO IMPOVERITO UTILIZZATO NELLA
GUERRA IN KOSOVO E BOSNIA

ALL'INTERNO:

  • Presentazione del Segretario nazionale Alberto Tuzzi - pag. 3
  • Manifestazione/convegno del 24/2/2001 in Roma - pag. 5
  • Cos'è l'uranio impoverito - pag. 6
  • Contributo all'indagine conoscitiva promossa
  • dalla Commissione Difesa della Camera dei Deputati - pag. 18
  • Circolari varie del Ministero Difesa - pag. 26
  • Le malattie, le visite - pag. 31
  • Comunicato e articolo del rappresentante del CO.CE.R. - pag. 33
  • Comunicati stampa dell'Euromil e Assodipro - pag. 71
  • Le preoccupazioni dei soldati - pag. 80
  • Rassegna stampa - pag. 89
  • Help - pag. 123

Edizione febbraio 2001
Il Libro-raccolta sull'uranio impoverito
e' stato viene inviato:

  • ORGANI ISTITUZIONALI - ITALIANI/EUROPEI
  • ORGANI ISTITUZIONALI
  • PARTITI POLITICI
  • SINDACATI NAZIONALI E EUROPEI
  • SINDACATI
  • RAPPRESENTANTI CO.CE.R.
  • ENTI MILITARI E CIVILI
  • ORGANI DI STAMPA E MEZZI DI COMUNICAZIONE RADIOTELEVISIVI
  • SOCI E UTENTI INTERNET - ASSODIPRO

 

La raccolta della documentazione, le lettere, la loro selezione e l'impaginazione del

"LIBRO-RACCOLTA" SULL'URANIO IMPOVERITO

sono a cura dell'Associazione Solidarietà Diritto e Progresso

Sede Nazionale: via Savona, 6 - 00182 Roma - Tel. e Fax. 0422 321540 - 06 70304885

e-mail: asdp.treviso@tin.it

 

Quasi tutto il materiale è stato acquisito tramite i nostri siti internet: www.militari.org - http://www.websinside.net/assodipro

Il presente "libro-raccolta" sull'uranio impoverito NON è in vendita. Chi fosse interessato a riceverla gratuitamente può richiederla via e-mail alla ns. sede.

Presentazione

a cura del Segretario Nazionale Assodipro

Alberto Tuzzi

 

L'Associazione Solidarietà Diritto e Progresso, che conta migliaia di soci tra personale in servizio, in quiescenza e civili, opera nel campo della tutela della condizione militare da circa un decennio.

La sua organizzazione è strutturata in sezioni e unità coordinate, ubicate su tutto il territorio nazionale, che fanno capo a comuni, province e regioni.

Tutti i soci sono accomunati dalla consapevolezza dei limiti esistenti in materia di diritti costituzionali, e della mancanza di una reale tutela morale, legale e sociale.

L'AsSoDiPro è una associazione no-profit, la cui funzionalità è assicurata dall'impegno volontario di innumerevoli soci che operano nelle varie sezioni.

Tra i suoi principali compiti vi sono : la tutela della salute, il riconoscimento di tutte le professionalità e la tutela legale.

Infatti la sua istituzione fù basata proprio sui principi della solidarietà, della tutela e del concreto esercizio dei diritti costituzionali. In questo caso, attinente le problematiche connesse all'uso di munizioni all'uranio impoverito, il Comitato Esecutivo ha dato mandato alla sezione del Friuli, che ha sede a Udine, al fine di seguire il caso, poiché nella zona ci sono alcuni soci direttamente coinvolti e necessari di assistenza. Pertanto ci siamo subito attivati per assicurare tutto l'appoggio possibile al personale bisognoso, di cui eravamo a conoscenza. Ma ancora prima che scoppiasse lo scandalo dell'uso dell'uranio impoverito, l'Associazione si era già fatta carico di sensibilizzare il Parlamento, sui pericoli a cui andava incontro il personale impiegato in missioni nei Balcani. L'occasione ci fù data specificamente da una indagine conoscitiva, che stava svolgendo la Commissione Difesa della Camera dei Deputati sulla condizione militare. Nel mese di luglio del duemila inviammo alla suddetta Commissione un documento, che alleghiamo, sul quale evidenziammo i pericoli oggettivi che incontravano i militari, ad operare in zone dove erano stati usati proiettili all'uranio impoverito. Erano preoccupazioni che, d'altronde, anche la Difesa aveva manifestato, emanando una direttiva già nel mese di novembre del 1999. In tale direttiva i vertici militari richiamavano l'attenzione del personale operante nelle zone bombardate, sui pericoli oggettivi derivanti dall'esposizione alle radiazioni emanate dai residuati bellici all'uranio impoverito. Nondimeno ci siamo fatti subito carico dei problemi che incontravano alcuni militari, ad evidenziare le patologie connesse probabilmente all'uso dell'uranio impoverito, e soprattutto a rappresentarle gerarchicamente per le azioni dovute dell'amministrazione. Perciò auspichiamo che il Ministero della Difesa, superando ritardi e omissioni, si faccia carico non solo di riconoscere le proprie responsabilità, bensì anche di attivare tutte le procedure necessarie per consentire, al personale deceduto e a quello in terapia, il riconoscimento della dipendenza per causa di servizio e la relativa emissione degli emolumenti spettanti. Contestualmente necessita avviare tutte le azioni più opportune affinché il personale, che ancora opera o che dovrà operare nelle zone a rischio, sia messo in condizioni di compiere il proprio dovere in completa sicurezza. La salute è il bene più prezioso che non può essere messa a rischio, anche se a volte il rischio è in parte remunerato. Per ottenere ciò occorre che il personale sia bene informato sugli eventuali pericoli a cui va incontro, e sia altrettanto consapevole della realtà territoriale in cui andrà ad operare, ma principalmente che sia dotato di reali strumenti di autotutela.

 

IL SEGRETARIO GENERALE

ALBERTO TUZZI

 

1) INTRODUZIONE

I veicoli, i materiali e gli edifici bombardati nei teatri di guerra della BOSNIA e del KOSOVO rappresentano una minaccia alla salute dei soldati e dei civili che vengono a contatto con questi materiali.

I rischi per la salute derivano dai bombardamenti e dai proiettili all'uranio impoverito (DU Depleted Uranium) effettuati dalla NATO (ONU in Bosnia) relativamente ai veicoli colpiti direttamente o indirettamente.

I collimatori contengono Tritio e le strumentazioni possono essere trattate con vernice radioattiva, pericolosa per il personale che dovesse accedervi per ispezione.

2) INFORMAZIONI TECNICHE

L'uranio impoverito (Depleted Uranium) è l'U 238, nel quale la maggior parte degli isotopi radioattivi è stata rimossa. L'uranio impoverito è un sottoprodotto del processo di arricchimento dell'uranio naturale, processo necessario per l'uso nei reattori nucleari. Essendo un sottoprodotto risulta il 40 % in meno radioattivo dell'U 238 (commerciale) usato nelle centrali nucleari, ma comunque pericoloso. Alcuni eserciti (USA e GB) hanno pensato di utilizzarlo nella costruzione di munizionamento di tipo perforante, infatti le munizioni con l'uranio impoverito hanno effetti molto più perforanti del normale munizionamento.

Il DU emette radiazioni Alfa e bassi livelli di radiazioni Beta e Gamma. Secondo fonti ufficiali dello Stato Maggiore, le normali uniformi da combattimento sono sufficienti per prevenire l'assorbimento per via cutanea, mentre la reale minaccia è rappresentata dalla possibile inalazione.

Il munizionamento con U 238 è normalmente di colore argento\bianco, dopo essere stato sparato si ossida e assume una colorazione nerastra. Tuttavia talvolta può assumere una colorazione giallo-oro o addirittura verde. L'uranio impoverito provoca avvelenamento da metallo pesante ed il personale deve assolutamente evitare i mezzi e gli edifici sospettati di essere stati colpiti con questo tipo di munizionamento.

La minima distanza di sicurezza non deve essere inferiore a 50 metri. Se ci si deve avvicinare ulteriormente è necessario indossare maschera e guanti per evitare l'assorbimento o l'inalazione della polvere radioattiva.

3) COS'E' L'URANIO IMPOVERITO

L'uranio impoverito è un metallo pesante con un peso specifico doppio del piombo, è chimicamente tossico e radioattivo.

E' detto impoverito perché il 45% di un isotopo, l'U-235, è stato rimosso per l'impiego militare, le radiazioni Alfa, Beta e Gamma hanno un tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni.

La differenza di radioattività tra l'uranio naturale e l'uranio impoverito è che a parità di qualità, l'uranio impoverito ha circa la metà di radioattività della normale misurata nell'uranio naturale. Tuttavia in realtà, a causa del 100% di concentrazione UI è più radioattivo di quello naturale. I proiettili bruciando con l'impatto, liberano il tipico, tossico e radioattivo pulviscolo con particelle di 5 o 6 micron.

Per realizzare la bomba all'uranio esplosa ad Hiroshima, in Giappone, e le altri armi all'uranio è stato necessario eseguire la fissione dell'isotopo di uranio U-235 separandolo dall'isotopo U-238 mediante neutroni lenti. Allo stato naturale l'uranio è composto all'incirca da U-238 per il 99,3% e da U-235 per il restante 0,7%. Per ottenere dunque pochi chilogrammi di U-235 viene prodotta, oltre alle scorie di U-235, piu' di una tonnellata di scorie di U-238.

Sin dal 1957 sono stati organizzati convegni sul possibile utilizzo dei 500 milioni di tonnellate di scorie DU. In una fase iniziale, il DU venne impiegato al posto dell'U-235 nei testi nucleari di Los Alamos, nel Nuovo Messico, effettuati nel 1945 con armi del tipo impiegato a Hiroschima.

Ma un uso piu' importante, in una prima fase, è stato come materiale "riflettente" interposto tra il combustibile ad alta esplosività ed il nucleo di plutonio di bombe come il Fat Man, fatte esplodere ad Alamogordo, nel Nuovo Messico, a Nagasaki, in Giappone, e per due volte nel corso dell'operazione Crossroads. L'U-238 era utilizzato sia per tenere insieme il nucleo al fine di ottenere una migliore fissione sia per respingere i neutroni verso il nucleo in modo da aumentare il numero delle fissioni. La dimensione del nucleo del Fat Man non superava quella di un pompelmo. Tuttavia, considerando il riflettore ed il materiale esplosivo circostante, il diametro della bomba raggiungeva il metro e mezzo.

Inoltre, circa il 20% del potenziale esplosivo del Fat Men, equivalente a 21 mila tonnellate di tritolo, derivava dalla fissione dell'U-238 provocata dai neutroni veloci, prodotti in grandi quantità nel corso di una fissione.

Questa caratteristica dell'U-238 di accelerare la fissione ha portato al suo utilizzo nelle bombe termonucleari ulteriormente la capacità esplosiva. In questo caso la reazione è provocata da una piccola bomba a fissione che genera il calore e la pressione necessari a ottenere la fusione dell'idrogeno e quindi la fissione dell'U-238 ad opera di neutroni veloci prodotti in grandi quantità sia dal detonatore a fissione che dalla fusione.

Aspetto negativo di questo procedimento è il fatto che produce grandi quantità di residui della fissione nella reazione fusione-fissione a causa del rilevante quantitativo di DU utilizzato per incrementare la capacità esplosiva complessiva rispetto a quanto avviene nella semplice fusione. L'ingente aumento di questi residui costituiva, pero', un risultato opposto rispetto all'intento di creare una "bomba pulita".

L'elevato follout prodotto in test come lo Shot Bravo, eseguito nel Pacifico nel corso del 1954, provoco' una rilevante esposizione alle radiazioni ß dei marinai del peschereccio giapponese Lucky Dragon e del personale in servizio sulle navi della marina statunitense. Allo stesso modo, il follout colpi' gli abitanti di Rongelap, isola dell'arcipelago Marsahll, ed il personale militare statunitense di stanza nell'isola di Rongerik.

A parte le armi nucleari, il DU ha trovato altre applicazioni militari. Esso è stato infatti impiegato nella produzione di proiettili ad elevata penetrazione e di corazzature per i carrarmati. Nel poligono del Nevada Test Site, furono condotti i test per determinare i rischi derivanti dall'esplosione di munizioni al DU. La sperimentazione si è estesa fino a prendere in considerazione i casi di esplosione ll'interno di navi da carico, veicoli da combattimento leggeri Bradley, torrette e scafi dei carrarmati Abrams. E proprio queste sono state le forme di impiego del DU nella guerra del Golfo, causa di morti e ferimenti da "fuoco amico".

A Oak Ridge, nel Tennessee, il DU venne prodotto in grandi quantità durante le operazioni connesse al processo di arricchimento dell'U-235. Nel corso della seconda guerra mondiale queste operazioni hanno causato l'esposizione alle radiazioni di un grande numero di civili e militari; e le radiazioni hanno colpito anche coloro che erano impegnati nella fabbricazione della bomba - Los Alamos e in atri siti - e nell'esecuzione delle operazioni ad essa connesse, come la produzione dei riflettori per la bomba a fissione e di altri componenti per la bomba all'idrogeno. Migliaia di queste persone sono state esposte alle radiazioni emesse dal DU subendone gli effetti sulla propria salute.

Il personale militare esposto al DU durante la guerra del Golfo ha sviluppato una serie di patologie probabilmente causate dall'effetto sinergico dell'esposizione combinata alle particelle in sospensione sviluppatesi dagli incendi dei pozzi, agli agenti chimici o biologici rilasciati dalle armi utilizzate dall'Irak e alle reazioni negative ai vaccini. Il nostro pensiero torna ai veterani della sperimentazione atomica esposti a radiazioni ionizzanti, al DU e probabilmente ad altri agenti tossici sviluppatisi nel corso di test nucleari eseguiti nel sottosuolo e nell'atmosfera.

 

4) UTILIZZO DELL'URANIO IMPOVERITO IN CAMPO MILITARE E CIVILE

 

a) Campo Civile:

i suoi usi più significativi sono in medicina come materiale per la schermatura delle radiazioni, in mineralogia nei pozzi petroliferi nei pesi usati per affondare le trivelle nel fango; in ambito aero-spaziale come contrappeso e per le superfici di controllo degli aerei (ogni B 747 contiene 1500 Kg di uranio impoverito). E' stato usato anche in rotori giroscopici ad alte prestazioni come quelli di alcuni tipi di elicotteri e negli jacht da competizione.

b) Campo militare:

in ambito militare l'uranio impoverito è usato principalmente nel munizionamento anticarro degli USA. I mezzi che ne sono dotati sono l'aereo A-10, Warthog, l'elicottero AH-64 Apache, che sono equipaggiati con cannoncini GE GAU - 8/Avenger in grado di sparare proiettili da 30 mm al DU e i carri armati M1, M1 A2 e M60 A3.

L'uranio impoverito viene anche usato nelle corazzature avanzate, come quelle usate dal nuovo carro armato M-1 Abrams.

Infine i missili Tomahwak sono dotati di testate ad uranio impoverito.

5) COME EVITARE L'ESPOSIZIONE

Evitare ogni mezzo, materiale o edificio che si sospetta essere stato

colpito da munizionamento DU o missili da crociera Tomahwak. Non

raccogliere e collezionare munizionamento UI trovato sul terreno.

Informate immediatamente il vostro Comando circa le aree che voi ritenete contaminate. Se vi trovate in un'area contaminata da munizionamento UI (es. vicino a carri distrutti o a costruzioni distrutte da missili) indossate come minimo la maschera ed i guanti di protezione. Provvedete ad un'ottima igiene personale e lavare frequentemente il corpo ed i vestiti.

LAVA LA TUA UNIFORME FREQUENTEMENTE

ATTENZIONE

La contaminazione con la polvere UI inquina cibo ed acqua. Non mangiare assolutamente cibo non controllato.

Particelle che fossero state inalate possono causare danni ai tessuti interni nel lungo termine.

Se pensate di essere stati esposti a polvere UI, fate immediatamente un test delle urine nelle successive 24 ore per analizzare la presenza di U 238, U 235, U 234 e creatina. Il personale risultato positivo al test dovrebbe assumere agenti specifici per rimuovere il più possibile le particelle contaminate e presenti nel corpo.

 

REGOLE D'ORO

RIMANI LONTANO DA CARRI ARMATI BRUCIATI E DA EDIFICI COLPITI DA MISSILI DA CROCIERA.

SE LAVORI ENTRO 500 MT DI RAGGIO DA UN VEICOLO O COSTRUZIONE DISTRUTTI INDOSSA PROTEZIONE PER LE VIE RESPIRATORIE.

INALAZIONE DI POLVERE INSOLUBILE UI SONO ASSOCIATE NEL TEMPO CON EFFETTI NEGATIVI SULLA SALUTE QUALI IL TUMORE E DISFUNZIONE NEI NEONATI.

QUESTI POTREBBERO NON VERIFICARSI FINO A QALCHE ANNO DOPO L'ESPOSIZIONE.

 

GLI EFFETTI DELLA RADIOATTIVITA':

 

*caduta dei capelli *cataratte *distruzione del tessuto cerebrale *disturbi del comportamento *leucemie *anomalie genetiche *danni alle ossa ed al sistema immunitario *cancro ai reni *cancro alla tiroide *distruzioni delle pareti intestinali *cancro al polmone.

 

LE CIFRE DELLE MISSIONI:

I proiettili all'uranio impoverito lanciati dagli aerei americani:

nella guerra del KOSOVO: 31.500

in BOSNIA tra il '94 e il '95: 10.800

14.180 le pallottole radioattive che sono state utilizzate nella zona di PEC, di competenza italiana

40.000 i soldati del nostro contingente nazionale che sono stati destinati in questi anni nei balcani

15.000 volontari civili italiani che hanno operato in questi anni nell'area dei balcani

4.000 gli anni in cui si concludono gli effetti della contaminazione da uranio nell'ambiente.

 

estratto conferenza stampa di : peaceLink

L'URANIO IMPOVERITO UCCIDE

AUMENTA IL NUMERO DEI MILITARI ITALIANI IN KOSSOVO COLPITI DA LEUCEMIA

 

 

Cosa è e a che serve l'uranio impoverito?

Il Depleted Uranium (uranio impoverito) "è praticamente la sostanza più pesante esistente in natura; i proiettili Depleted Uranium, sviluppati a partire da una tecnologia tedesca, hanno una elevata forza di penetrazione e funzionano in maniera ottimale per penetrare corazze d'acciaio", documenta il prof.Siegwart-Horst Gunther, presidente della Croce Gialla Internazionale e membro onorario dell'Accademia polacca di Scienze (1). "Negli ultimi cinque anni - spiega lo scienziato - ho potuto condurre in Iraq moltissimi esami. Ho riscontrato, soprattutto nei bambini: crollo del sistema immunitario, sintomi simili all'aids, disfunzioni a reni e fegato, leucemia, gravi forme di anemia o cancro maligno, malformazioni genetiche, aborti o parti prematuri".

Quanto dura la radioattività dei proiettili all'uranio impoverito (depleted uranium)?

L'uranio impoverito rimane attivo per 4 miliardi e mezzo di anni.

In che modo può essere dannoso l'uranio impoverito?

Se aspirato o ingerito può causare gravi malattie agli organi interni, provocare tumori o danni genetici.

Che conseguenze può avere sull'ambiente?

Il Depleted Uranium ha conseguenze a lungo termine: le particelle tossiche prodotte dalla combustione del proiettile possono essere trasportate dal vento a centinaia di chilometri di distanza prima di depositarsi sul terreno ed entrare nella catena alimentare o inquinare la falda acquifera".

Quanti militari italiani utilizzati nei Balcani si sospetta siano vittime dell'uranio impoverito?

Diversi militari italiani si sono ammalati di leucemia. Da un censimento in corso i morti sarebbero 7 mentre 12 sarebbero i malati di leucemia, ma le cifre sembrano destinate ad aumentare.

Il primo a morire è stato un militare sardo (Pintus), seguito da un altro sardo (Salvatore Vacca) e da un pugliese (Andrea Antonaci), i cui familiari hanno chiesto alle FF.AA. un risarcimento di 5 miliardi. A metà dicembre è emersa la denuncia degli elicotteristi romani che hanno lavorato negli hangar dove sono stati ospitati i velivoli utilizzati in Bosnia: 12 si sarebbero ammalati e 4 hanno già perso la vita. A ciò si aggiungono i casi raccolti dal maresciallo Domenico Leggiero (membro dell'Osservatorio nazionale per la tutela delle forze armate) e da giornalisti dell'Unione Sarda di cui è interessante consultare il sito Internet http://www.unionesarda.it

 

Chi possiede i proiettili all'uranio impoverito?

Proiettili all'uranio impoverito sono in dotazione agli aerei A-10 Thunderbolt americani e ai Tornado inglesi. Anche i francesi dispongono di simili proiettili.

Il pericolo dell'uranio impoverito non era conosciuto fino ad ora?

Il pericolo era conosciuto, tanto che il parlamentare pacifista Domenico Gallo aveva presentato un'apposita interrogazione quando era ministro della Difesa il generale Corcione. Non ha mai ricevuto risposta. I comandi militari Usa avevano inviato ai soldati delle indicazioni sui rischi dell'uranio impoverito fin dal 1993.

Quando le forze armate italiane hanno fatto conoscere ai soldati il rischio dell'uranio impoverito?

Il 6 maggio 2000 lo Stato Maggiore dell'Esercito ha diramato ai comandi (con sette anni di ritardo rispetti ai comandi americani) un documento in cui si legge che il contingente italiano in Kossovo "può essere definito soggetto a rischio di contaminazione da uranio impoverito".

Come è stato valutato in passato il rischio "uranio impoverito" dai comandi militari italiani?

In piena guerra del Kossovo (17 maggio 1999) il generale Giuseppe Marani, portavoce militare della Nato dichiarava all'Ansa che i proiettili all'uranio impoverito "non comportano alcun rischio" e che il loro livello di radioattività "non è superiore a quello di un orologio".

Cosa ribatteva PeaceLink al generale Mariani?

PeaceLink durante la guerra del Kossovo diffondeva un dossier in cui vi era scritto: "Un rapporto segreto dell'Agenzia atomica inglese (rivelata nel novembre '91 dal giornale "The Independent") calcolava che nella guerra del Golfo erano stati utilizzati 14.000 proiettili all'uranio impoverito che nel lungo periodo sarebbe stato responsabile della morte di 500 mila persone. Ma Greenpeace, attingendo a dati più recenti grazie al Freedom of Information Act, è arrivata a documentare un totale di 940.000 munizioni per un totale di 300 tonnellate di uranio impoverito sparate da Usa e Gran Bretagna nella Desert Storm. Solo una settimana dopo la fine della ostilità i soldati alleati sono stati avvertiti degli effetti dei proiettili all'uranio e dei pericoli connessi al loro uso in battaglia; ora accusano i sintomi della cosiddetta "sindrome del Golfo". (Fonti: Guerre&Pace, marzo 1999; The Independent 16/10/98 "The evidence is there. We caused cancer in the Gulf" ossia "L'evidenza e' lì Noi causammo il cancro nel Golfo", articolo di Robert Fisk)".

(1) questo scienziato, dopo aver indagato sui proiettili Depleted Uranium usati nella Desert Storm, è scampato a un attentato; in Germania è stato arrestato e maltrattato, dopo che la polizia gli aveva sequestrato bossoli radioattivi portati ad analizzare.

 

 

PER AVERE ALTRE INFORMAZIONI CONTATTA I SITI:

http://Stop-U238.I.am

http://ENADU.am

www.sindromedeibalcani.superava.it

Intervista esclusiva a uno dei professori chiamati a integrare le inchieste condotte dalle procure di Venezia e Pordenone Il perito sull'uranio: "Le autorità sapevano" Zucchetti spiega i rischi per l'uomo e l'ambiente. Il rapporto con le leucemie, pur raro, esiste

 

 

Il professor Massimo Zucchetti, esperto in radioprotezione, impianti nucleari ed effetti biologici del Politecnico di Torino, è uno dei periti nominati dal magistrato Felice Casson in relazione all'indagine avviata dalla procura veneziana, ma estesa anche ad altre procure, come quella di Pordenone a cura del pm Federico Facchin, sulla base dell'esposto presentato da "Medicina Democratica" in merito all'utilizzo dell'uranio impoverito nella costruzione di aerei civili e militari. "Indagine e perizia sono ancora in corso" conferma il professor Zucchetti, motivando così il dovuto riserbo, ma non si sottrae a domande inerenti gli aspetti tecnici connessi all'utilizzo di questo materiale per scopi militari e civili. "L'uranio impoverito diviene pericoloso - continua Zucchetti - quando viene inalato o ingerito. Viene inserito nella punta dei proiettili per l'alta capacità che possiede nel forare le corazze degli automezzi blindati. Quando il proiettile colpisce il bersaglio ed esplode, si forma una nube radioattiva che investe le persone che si trovano nel raggio d'azione di quella nube".

Diverso l'ordine di rischio nel caso in cui l'uranio depleto venga utilizzato per scopi civili, nel caso specifico gli aerei, laddove viene applicato sulla punta delle ali e nei piani di coda con funzione di bilanciamento del velivolo durante l'atterraggio. Evidente il rischio di inalare particelle radioattive per un lavoratore che utilizzi, ad esempio, una fresa nella parte del velivolo impregnata dall'uranio.

O ancora, nel caso di disastro aereo, laddove l'incendio che si sviluppa non è solo chimico ma anche radioattivo.

"Gli studi in corso - aggiunge il docente - tendono a dimostrare che il rischio di accadimenti di questo genere è minimo, ma evidenziano anche una pressoché totale carenza di informazioni. Nessuna autorità - prosegue il professor Zucchetti - ha mai informato i vigili del fuoco in servizio presso gli aeroporti di questa eventualità". E i rischi, a quanto stabilisce la legge, grandi o piccoli che siano, devono essere oggetto di adeguata comunicazione. Cosa che, sulla base delle inchiesta in corso, le autorità aeroportuali non avrebbero mai compiuto, e che potrebbe costituire un supplemento d'indagine per i pubblici ministeri.

Di esplosioni, ovviamente non accidentali, in Serbia, nel Kosovo, in Bosnia, ce ne sono state a migliaia. I proiettili all'uranio impoverito che hanno raggiunto il suolo, le fabbriche, i mezzi blindati. Nella sola Sarajevo furono lanciati 500 missili Cruise e ogni missile conteneva 20 chilogrammi di uranio 238, pari a 1.000 tonnellate. Ecco da dove arriva l'uranio impoverito in Bosnia.

E se l'esposizione alla contaminazione pare essere stata in grado di mietere vittime tra i militari delle forze di pace, tra la popolazione locale che cosa sta accadendo?

"I problemi per quelle popolazioni sono enormi e non solo connessi all'uranio impoverito. Sono state, e sono tuttora esposte - ancora il professor Zucchetti - a materiali inquinanti rilasciati nell'aria dalle industrie chimiche rase al suolo, dalle raffinerie distrutte.

La zona industriale di Pancevo, che potremmo paragonare a Porto Marghera, è stata polverizzata e il suo contenuto vaporizzato nell'aria. Provi ad immaginare che cosa accadrebbe se un evento simile si abbattesse su Porto Marghera, che già provoca diversi casi di carcinoma ogni anno. L'uranio impoverito - aggiunge il docente universitario - è il tracciante morale per faremergere una catastrofe ecologica di immani proporzioni e che investe drammaticamente la popolazione serba, quella kosovara, quella bosniaca. I dati del comune di Pancevo, relativi al 2000, sull'insorgenza di tumori tra la popolazione, parlano di 10.000 casi; l'anno precedente al bombardamento erano 1.000".

Uranio e non solo, benzene, diossina, Pcb... veleni che hanno contaminato aria, acqua, suolo e sulla cui pericolosità è mancata, anche in questo caso, l'informazione.

"E' certamente vero che i militari inviati in missione nei Balcani non sapessero di essere esposti a questi rischi. Ma è indubbio - prosegue il professor Zucchetti - che le autorità sapevano. Esistono decine e decine di documenti militari statunitensi che avvertivano sull'utilizzo di questi materiali".

C'è correlazione tra la contaminazione da uranio impoverito e la leucemia?

"L'uranio contamina le matrici ambientali. Si disperde nell'aria per poi ricadere al suolo e depositarsi sul terreno, sulle verdure, sull'erba di cui gli animali si nutrono, percola il terreno assieme alle precipitazioni atmosferiche, contamina le falde acquifere e, quindi, ritorna all'uomo. Inalato o ingerito si comporta come molti altri metalli pesanti, passa attraverso i polmoni, i reni e arriva alle ossa dove viene assorbito e, continuando ad emettere radiazioni sul midollo spinale, provoca la leucemia".

Sei casi sospetti, in Italia, di decessi che potrebbero essere riconducibili all'esposizione da uranio impoverito. Ma qual è, secondo gli studi epidemiologici, l'incidenza della leucemia nei giovani tra i 20 ed i 30 anni?

"Le statistiche Istat parlano di un caso ogni 100.000 giovani di età compresa tra i 25 ed i 28 anni. Sei casi ogni 50.000, quali quelli di cui oggi si discute, portano il rapporto a 1 ogni 10.000. Qualcosa che non funziona evidentemente c'è. E' vero che questi giovani possono aver respirato del benzene o essere stati esposti ad altri agenti cancerogeni, ma la leucemia è una "firma" dell'uranio impoverito".

Tra le dichiarazioni recenti di esponenti politici c'è anche quella secondo la quale nessuna legge internazionale vieta l'utilizzo di armamenti all'uranio depleto.

"Evidentemente nessuno legge le risoluzioni dell'Onu - replica il docente -. Nel '96 un'apposita risoluzione raccomandava di bandire queste armi catalogandole allo stesso modo delle armi a frammentazione. E' stata approvata con 15 voti favorevoli ed uno contrario, quello degli Stati Uniti, che peraltro avevano votato contro l'abolizione delle mine antiuomo".

A CURA DELLA SEZIONE ASSODIPRO

DI UDINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RELAZIONE SULLA

CONDIZIONE DEL PERSONALE MILITARE

ROMA, 31 luglio 2000

 

Contributo dell'Assodipro all'indagine conoscitiva promossa dalla Commissione Difesa della Camera dei Deputati

Utilizzata anche dalla commissione Difesa per i noti casi di contaminazione da Uranio impoverito

(All'interno, in neretto, si parlava anche dell'uranio impoverito)

 

L'Assodipro, attraverso le venti sedi sparsesi tutto il territorio nazionale ha stabilito, a partire dal 1992, un contatto continuo e diretto con il personale militare di tutte le Forze Armate e dei Corpi di Polizia ad ordinamento militare.

Al personale che vi si rivolge vengono forniti tutti quei servizi inerenti i contenziosi con l'Amministrazione; contenziosi che a partire dall'anno della fondazione dell'Associazione hanno raggiunto la ragguardevole cifra di circa 40.000 ricorsi ai T.A.R., qualche migliaio di ricorsi al Presidente della Repubblica e qualche centinaio di cause penali sia presso i tribunali militari di competenza che presso i tribunali civili.

Il contenzioso è principalmente dovuto alle astrusità di alcune norme legislative che, specialmente in questi ultimi anni, hanno creato disparità, disuguaglianze, sperequazioni e ingiustizie tra colleghi che, a rigor di logica e di legge, dovrebbero aver diritto ad un trattamento analogo.

Al secondo posto troviamo i ricorsi avviati per la corretta applicazione ed interpretazione delle normative vigenti e alle disparità evidenti e stridenti create dalla riforma delle carriere dei sottufficiali che ha profondamente penalizzato e umiliato i sottufficiali del comparto Difesa nei confronti dei colleghi del comparto Sicurezza.

Infine troviamo azioni penali avviate per difendere la dignità del personale nei confronti di prevaricazioni, ingiustizie e tentativi di repressione palesi o striscianti per mettere a tacere chi reclama i propri diritti.

Purtroppo, questa situazione ci fa giungere alla conclusione che le RR.MM. sono un istituto oramai logoro e superato, inutile e qualche volta anche dannoso per la tutela del personale militare, anzi spesso serve solo a risolvere i problemi dei soliti noti opportunisti a scapito della moltitudine di colleghi delusi e mortificati dalle decisioni in apparenza concertate dai delegati, ma nei fatti non sono altro che decisioni elaborate dai vertici militari sulla pelle del personale che dovrebbe altrimenti essere rappresentato da chi per questo è stato oggetto di elezione.

Da qualche anno la situazione va progressivamente peggiorando perche' molti eletti in questi organismi approfittano o per sistemarsi la carriera o per entrare in contatto con forze politiche con la sola finalità di ottenere favori o candidature nelle varie tornate elettorali.

Siamo entrati in Europa, le Forze Armate hanno subito una trasformazione operativa senza precedenti, ad esse si chiedono professionalità, spirito di sacrificio ed interventi in ogni parte del mondo; il personale viene spostato cosi' come si spostano le pedine di una gigantesca scacchiera senza che nessuno si preoccupi minimamente della centralità dell'uomo, dei suoi bisogni, dei suoi affetti e della sua tranquillita'.

Questa situazione fa salire prepotentemente alla ribalta l'estremo e non piu' procrastinabile bisogno di tutela attraverso l'istituzione del sindacato come già avviene da molti anni nella maggior parte dei paesi aderenti alla Comunità Europea. La sentenza n° 449/99 della Corte Costituzionale, pur avendo arrestato il processo di sindacalizzazione dei Comparti Sicurezza e Difesa ha demandato al parlamento la facoltà di aggiornare spazi e funzioni delle RR.MM..

Da questo ci si aspettava un'iniziativa legislativa, che mirasse almeno ad introdurre norme intermedie e transitorie tra l'attuale sistema rappresentativo e un futuro assetto sindacale da introdurre gradualmente all'esterno della struttura militare.

Riteniamo invece che la riforma delle RR.MM. attualmente in discussione al Senato sia addirittura peggiorativa rispetto alle norme attualmente in vigore.

Senza entrare nel merito di questo disegno di legge è doveroso precisare che l'ordinamento giuridico nazionale fino all'avvento delle legge n° 382/78 - art. 8 - non prevedeva divieti sindacali per i militari, pertanto la stessa non è da ritenersi conferma di un divieto, ma la madre stessa del divieto che con l'art. 8 ha negato incostituzionalmente la facoltà di esercizio dei diritti sindacali dei militari.

Perche' nella legge n° 382/78 s'introdusse questo divieto è questione nota a quanti si sporcarono le mani e l'anima con il compromesso con i poteri forti politici e militari, il divieto doveva rappresentare la pietra TOMBALE per la speranza di una autentica emancipazione democratica del comparto e il monito per l'inviolabilità di un limite che non avrebbe ammesso ulteriori superamenti.

Anche se la nota sentenza n° 449 del 17 dicembre 1999 della Corte Costituzionale conferma i divieti sanciti dall'art. 8 della legge 382/78, il dibattito intorno alla materia dei diritti di tutela dei militari non puo' e non deve essere destinato all'estinzione e la stessa sentenza deve essere sottoposta al vaglio di una severa e serena critica con lo scopo di comprendere meglio il valore, i significati e i limiti operativi che lascia ai tanti militari che non si rassegnano a vivere dell'esistente rappresentato dal superiore istituto delle RR.MM..

Preliminarmente va ricordato che la sentenza della Corte Costituzionale non è una semplice rettifica della presedente ordinanza del Consiglio di Stato, è la totale demolizione di quest'ultima, il capovolgimento generalizzato di una lettura interpretativa della norma costituzionale e una lezione di diritto a senso unico che sembra non ammettere repliche.

Non riteniamo giusto accettare con serenità il fatto che nel merito di un giudizio circa le libertà associative e sindacali due organi come la Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato possano pensarla in materia diametralmente opposta.

Non e' possibile che l'interpretazione di una norma possa godere di tanta elasticità da far leggere ad un organismo cio' che l'altro è in grado di individuare. Tale distanza è inaccettabile e se tutto cio' puo' accadere è lecito ritenere che da qualche parte si sia deciso con leggerezza e disinvoltura e dall'altra con scrupolo e severità

Il Consiglio di Stato allo scopo di rimuovere i divieti ha fatto leva sugli articoli 3, 39 e 52, terzo comma, della Costituzione, chiari erano quindi i suoi intendimenti.

La Repubblica deve garantire ai militari, in quanto cittadini, pari dignità sociale, deve rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono agli stessi il pieno sviluppo della propria personalità e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica ed economica del paese.

Vale la pena rammentare che l'art. 3 è ritenuto dagli esperti "il cuore della Costituzione e la chiave essenziale di lettura in quanto il principio di uguaglianza sostanziale rappresenta una delle norme-parametro piu' invocate nei giudizi di costituzionalità davanti alla Corte Costituzionale".

Gli articoli 39 (l'organizzazione sindacale è libera) e 53, terzo comma (l'ordinamento delle FF.AA. si informa allo spirito democratico della Repubblica) usati in combinazione servivano ad irrobustire le ragioni per il superamento dell'art. 8 delle legge n° 382/78.

Sostenere il fatto che attraverso l'introduzione dell'associazionismo sindacale nelle FF.AA. possano venir meno i principi della gerarchia e della disciplina ritenuti i pilastri sui quali si regge tutto l'ordinamento militare è un'affermazione destituita di fondamento in quanto tali valori sono garantiti da leggi e regolamenti che non possono essere certo cancellati dalla costituzione del sindacato.

Dal nostro osservatorio privilegiato che ci da la possibilità di contattare senza remore e vincoli di qualsiasi genere il personale militare di ogni grado in servizio o in quiescenza, riusciamo ad avere una visione completa e continua dello stato del personale delle FF.AA. e relazionare a questa Onorevole Commissione con cognizione di causa che ci deriva anche dall'esperienza fatta in passato da moltissimi associati nei massimi livelli delle RR.MM..

La Rappresentanza Militare è, nei fatti, ormai giunta al capolinea poiche' non ci risulta che abbia potuto tutelare o che stia tutelando o potrà tutelare come si conviene quei colleghi impegnati nella missione di pace nel Kosovo che sono stati esposti agli effetti della contaminazione radioattiva dei proiettili all'uranio impoverito sparsi dagli A10 americani durante il conflitto con la Serbia.

Per non parlare dell'effetto diossina scatenato dagli incendi dei depositi di carburante e di sostanze chimiche di cui non si è nemmeno avuto qualche accenno, dimenticando incoscientemente quanto è accaduto a Severo nel 1976.

Questi colleghi, dopo ben sei mesi dall'inizio delle operazioni in Kosovo, sono stati dotati di un manuale di quindici pagine dal titolo inequivocabile: "Uranio impoverito. Informazioni ed istruzioni".

Altrettanto chiari ed inequivocabili risultano essere i capitoli che riguardano il perche' della pericolosità, chi lo ha usato e come ci si deve comportare per evitare gli effetti della contaminazione radioattiva.

Il manuale e' stampato su carta intestata del nucleo NBC ed è diffuso dalla Mnb-West (Multinational Brigade-West), che risulta essere il Comando Militare Italiano che con spagnoli, portoghesi e argentini opera nel Kosovo occidentale.

Il Tenente Colonnello Osvaldo BIZZARRI che firma l'opuscolo ne raccomanda la diffusione a tutti i livelli tra i reparti che formano Mnb-West.

Questo opuscolo potrebbe sembrare a tutti gli effetti un meritorio gesto di cautela a scopo preventivo, ma purtroppo e' datato PEC 22 novembre 1999.

Una prevenzione scattata con ben sei mesi di ritardo e se qualche organo di stampa ne ha chiesto le ragioni è stato immediatamente zittito e per minimizzare l'accaduto: questo tipo di radiazioni sono state assimilate all'inquinamento emesso dai veicoli che circolano nelle nostre città.

Con pervicace coerenza non è stato predisposto neanche un piano di monitoraggio nel tempo su tutti i reduci di questa missione, dimenticando con altrettanta pervicace incoscienza che i soldati americani che hanno preso parte alle operazioni terrestri della guerra del Golfo nel 1990 solo da qualche anno ne stanno pagando le drammatiche conseguenze.

Infatti accusano, a causa dell'esposizione a questo tipo di radiazioni, indebolimento del sistema immunitario, leucemie, tumori ed infezioni herpes roster, mentre nelle donne soldato in gravidanza si stanno riscontrando conseguenze sui feti sotto forma di malformazioni congenite.

Delle stesse gravissime patologie risulta affetta la popolazione civile Irakena.

Mentre riviste scientifiche internazionali come THE NEW SCIENTIST, che risulta essere molto attendibile nel settore, sostiene che ognuno dei 40 caccia A10 impiegati in questa guerra ha scaricato sulla Serbia 234 Kg. Di uranio impoverito al minuto e che l'uranio 238 contenuto nei proiettili emette particelle nocive piccolissime da 6 micron ed è possibile che la loro inalazione provochi conseguenze gravissime per la salute; da parte dell'apparato militare si tace o peggio ancora si tende a minimizzare.

Allora dobbiamo chiederci, se non esiste nessun pericolo non sembra perlomeno incoerente e pericoloso suscitare dubbi e allarmismi inutili con la pubblicazione del manuale?

E se a tutto questo aggiungiamo le morti sospette di colleghi che hanno operato per decenni in siti o mezzi navali militari rivestiti d'amianto e l'uso di emoderivati infetti negli Ospedali Militari, episodi ignorati dalla stampa nonostante l'inchiesta pubblicata sul Nuovo Giornale dei Militari, il quadro che si delinea è assolutamente desolante ed altrettanto preoccupante.

In tutte queste vicende, che riteniamo gravissime per la tutela della salute come diritto costituzionale, il personale militare non ha avvertito il benché minimo e tempestivo interessamento delle RR.MM

Se si riflette con obiettività e senso di responsabilità se deve considerare che la richiesta di costituire il sindacato nelle FF.AA. e nei Corpi di Polizia ad ordinamento militare è giusta, legittima e oramai non piu' prorogabile per permetterci di uscire dal meccanismo perverso in cui è stata volutamente collocata la R.M. come organo consultivo, che non a caso è parte integrante dell'ordinamento militare e proprio a causa di questa anomala collocazione non potrà mai adempiere appieno al compito primario della tutela del personale.

Per non farci pervenire alla costituzione del sindacato i vertici militari e politici hanno sfruttato a dovere la vicenda Pappalardo quando, nella veste di presidente del Cocer CC, minacciava azioni eclatanti per il risibile aumento di 18.000 lire previste, a suo dire, dal prossimo contratto.

Infatti l'impatto che questa indegna gazzarra, amplificata a dovere dai mass-media, che ha avuto sull'opinione pubblica, è stato: o che le FF.AA. hanno già il sindacato oppure se non lo hanno chissà quali piazzate faranno quando potranno costituirlo!!!!

La verità è che il sindacato non avrebbe mai offerto uno spettacolo cosi' indecoroso perche', al contrario delle RR.MM., i gruppi dirigenti sindacali hanno responsabilità politiche ben definite con precisi punti di riferimento certi ed individuabili, hanno responsabilità morali verso gli iscritti e, soprattutto non hanno nessun bisogno di azioni scomposte ed eclatanti per salire alla ribalta del circuito mediatico per qualche giorno.

Sembra che il col. Pappalardo abbia fatto dei proseliti perche' ogni tanto ci giungono notizie che qualche delegato del COCER voglia organizzare azioni di protesta per risolvere qualche situazione normativa o contrattuale.

Il caso vuole che questi personaggi pervasi dal fuoco sacro dell'equità e della giustizia sociale non sono affatto interessati o sono addirittura contrari all'introduzione del sindacato nelle FF.AA..

Allora, paradossalmente, possiamo tranquillamente affermare per rispondere a chi ha rispolverato per l'occasione la stessa terminologia usata piu' di 20 anni fa per non dar vita alle RR.MM., che sono piu' pericolosi e rischiano di minare "compattezza, disciplina e immagine" gli organismi interni alle FF.AA. delle strutture sindacali organizzate all'esterno.

Sta per concretizzarsi, dopo anni d'attesa, la presenza delle donne nelle FF.AA. e non possiamo correre il rischio di far diventare questa presenza funzionale solo ad accreditare presso l'opinione pubblica un'immagine delle FF.AA. piu' moderna, all'altezza dei tempi e piu' accattivante per presentare quella del militare come una professione qualsiasi e appetibile ma senza quella specificità e peculiarità che da sempre la contraddistingue.

Strumentale e pericoloso puo' diventare questo aspetto delle pari opportunità e della democrazia se la parità che riconosciuta alle donne è di avere la possibilità di non essere tutelate così come accade per gli appartenenti all'altro sesso.

Anche questa importante riforma senza l'introduzione di strumenti di reale democrazia è da considerarsi solo un'operazione di facciata che potrà servire a qualcuno per nascondere e coprire tutto cio' che in realtà non funziona.

La nostra richiesta, come si puo' evincere, è suffragata dai fatti e dai numeri che hanno, progressivamente, fatto diventare la nostra Associazione una struttura molto simile al patronato delle organizzazioni sindacali, utile se non indispensabile a tutelare, purtroppo, solo una parte dei diritti conculcati.

E' fin troppo chiaro che la nostra Associazione non sarebbe mai nata né continuerebbe ad esistere se le RR.MM. potessero svolgere quei compiti per i quali molti di noi hanno lottato riponendo nella sua costituzione aspettative e speranze che sono naufragate miseramente.

Alla luce dell'attuale situazione si puo' facilmente capire che chiedere la costituzione del sindacato non è una richiesta sovversiva e né una richiesta fuori dalla storia, ma piu' semplicemente un'esigenza vitale e democratica che ci consentirà di allinearci con quei Paesi della Comunità Europea che hanno già introdotto il sindacato nelle loro Forze Armate da parecchi decenni (Germania, Belgio ecc.) o addirittura da quasi un secolo (Olanda, Austria e paesi Scandinavi) senza incorrere nel caos operativo, in catastrofi disciplinari e attentati alla coesione paventate dalle gerarchie militari e da gran parte della classe politica del nostro Paese.

Non possiamo nemmeno sottacere che la Convenzione n° 151 dell'I.L.O. (International Labour Office) risalente al lontano giugno 1978 prevede la costituzione del sindacato nelle FF.AA. e che al pari degli altri lavoratori i pubblici dipendenti dovranno godere dei diritti civili e politici che sono essenziali per il normale esercizio della libertà sindacale, con la sola riserva degli obblighi imposti dal loro status e dalla natura delle funzioni da essi esercitate.

Riserva che per il militare sta a significare il fatto che l'esercizio dei diritti deve sempre misurarsi con la sua specificità (status) e con le sue prerogative professionali (funzioni); è fruitore dei citati diritti ma puo' esercitarli solo in condizioni regolamentate.

E' anche per questo motivo che L'EUROFEDOP (organizzazione europea dei sindacati del Pubblico Impiego) ha chiamato in causa il Consiglio d'Europa in ordine alla violazione perpetrata dallo Stato Italiano nei confronti del diritto di associazione sindacale che la Carta sociale Europea, recepita nell'ordinamento italiano, riconosce anche per gli appartenenti alle FF.AA..

L'Euromil (organizzazione Europea dei sindacati e associazioni militari che puo' contare su circa 500.000 aderenti) a cui recentemente ci siamo affiliati, sta lavorando per affermare le nostre ragioni in seno alle massime istituzioni europee.

La nostra situazione è da considerarsi, usando un'eufemismo, abbastanza anomala perché mentre nel nostro paese facciamo fatica a far ascoltare le nostre ragioni, in Europa godiamo di considerazione e rispetto al punto che piu' di qualche organizzazione sta cercando di perorare la nostra causa.

Forse perche' questa situazione, in occasione di missioni all'estero che coinvolgono forze armate aderenti alla Comunità Europea già sindacalizzate, ci fa spesso apparire come dei parenti poveri senza diritti e senza tutela.

Il sindacato si dovrà costituire non solo perche' è diventata una necessità del personale militare, ma anche per rendere un servizio al nostro Paese che così sarà in grado di fare un altro passo verso quella democrazia compiuta che tutti, a parole, dicono di voler realizzare.

Contributo dell'Assodipro all'indagine conoscitiva promossa dalla Commissione Difesa della Camera dei Deputati

A cura dell'esecutivo nazionale

Assodipro

Roma, 31/7/2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Circolare emanata dal:

Ministero della Difesa

DIREZIONE GENERALE DELLA SANITA' MILITARE

Ufficio: 2^ Divisione

Roma, 5 gennaio 2001

Prot.: 2/1/29/MST/00

 

OGGETTO: accertamenti sanitari sul personale della Difesa impiegato in missioni

operative all'estero.

 

.................................... INDIRIZZI OMESSI........................................

 

***************

Riferimento foglio nr. SCG/210/2.6.96 del 03/01/2001 del Gabinetto del Ministro

***************

In esito a quanto disposto dal Signor Ministro con il foglio citato in riferimento, questa Direzione Generale ha definito un protocollo univoco per tutto il personale militare in oggetto, al fine di standardizzare gli accertamenti e le procedure sanitarie da praticarsi sul suddetto personale prima della partenza e immediatamente dopo il rientro in Patria.

Si sono al contempo definite misure sanitarie specifiche per l'impiego nel teatro balcanico.

1. Accertamenti prima dell'impiego: misure generali valide per qualunque teatro di operazione.

Visita medica - esami di laboratorio:

- emocromo completo con formula leucocitaria e conta piastrine;

- esame delle urine;

- glicemia;

- azotemia;

- creatininemia;

- bilirubina totale e frazionata;

- transaminasi;

- gamma GT;

- VES;

- LDH;

- ulteriori accertamenti su richiesta motivata dal medico visitatore.

2. Misure specifiche per il teatro dei Balcani

- Protidemia totale con elettroforesi proteica con tracciato

- T3 T4 TSH (eventuali ulteriori indagini specialistiche solo qualora emergano alterazioni dei predetti indici).

3. Accertamenti al rientro:

Gli esami di cui al punto 1 vengono ripetuti immediatamente dopo il rientro e successivamente ogni anno per cinque anni dalla data del rientro, salvo diversa specifica indicazione dell'autorità sanitaria. Per coloro che rientrano dall'impiego nel teatro dei Balcani verrano altresì ripetuti, con la predetta modalità, gli esami di cui al punto 2.

4. Accertamenti specialistici di tipo radiotossicologico (solo per il teatro dei Balcani)

Saranno effettuati in relazione al verificarsi di eventi particolari che diano motivo di ipotizzare una esposizione a D.U. In proposito si trasmette, in allegato B, la procedura da seguire per tali esami.

Il presente protocollo entra in vigore immediatamente e sarà subito applicato:

- a tutto il personale che sarà destinato all'impiego fuori area;

- a tutto il personale che, attualmente in teatro fuori area, rientrerà in Patria; per il personale attualmente in teatro di cui si prevede il protrarsi della permanenza per oltre quattro mesi, gli accertamenti di cui sopra sono effettuati in loco dalle strutture sanitarie militari ivi dispiegate;

- a tutto il personale impiegato in passato nel teatro balcanico.

Le disposizioni sopra enunciate potranno essere soggette ad aggiornamenti o modifiche in relazione al verificarsi di nuove circostanze.

 

f.to IL DIRETTORE GENERALE

Gen.Isp.CS rn Antonio TRICARICO

 

 

 

 

SEGUE All. "B"

allegato "B"

 

MISURE SANITARIE DA ADOTTARE IN CASO DI ACCERTATA ESPOSIZIONE A D.U.

1. Le presenti procedure dovranno essere attuate in caso di accidentale inalazione e/o ingestione di polveri contenenti D.U. pirofosforizzato o per penetrazione in ferite di schegge contenenti D.U.:

a. Immediata raccolta delle urine delle 24 ore, ripetuta per le successive 24 ore utilizzando due contenitori differenti. All'occorrenza, in momentanea assenza di contenitori ad hoc, è possibile utilizzare qualsiasi bottiglia in plastica, anche non sterile, purchè pulita e non di provenienza locale, chiusa con tappo originale e, se disponibile, parafilm in plastica; ogni bottiglia dovrà recare un'etichetta indicante le generalità dell'interessato, se si tratta di 1° o 2° prelievo, il Comando di appartenenza. Le bottiglie dovranno essere racchiuse in buste di plastica, con allegata una scheda indicante data e modalità di esposizione al contaminante, tempo intercorso tra il predetto evento e l'inizio della raccolta delle urine. Le due bottiglie dovranno essere inviate immediatamente al CISAM (S.PIERO A GRADO-PISA) in contenitori refrigeranti riportanti la dicitura "RISCHIO BIOLOGICO"; sarà cura del Comando allertare il CISAM dell'arrivo dei contenitori, indicando i tempi di arrivo (telefono 050/964200).

b. Effettuazione di tampone nasale (anche con comune "cottonfioc") da conservarsi in busta plastificata chiusa da inviare al CISAM in qualsiasi contenitore con le stesse indicazioni già citate per i campioni di urine.

c. In caso di ferite contaminate da schegge di D.U., queste dovranno essere rimosse immediatamente, utilizzando le misure precauzionali normalmente adottate dal personale sanitario in qualsiasi tipo di medicazione/intervento chirurgico. Eventuale contaminazione del personale medico o paramedico nel corso di un atto sanitario non è motivo di immediata interruzione dello stesso; terminato l'intervento, il personale interessato inizierà la raccolta delle urine e potrà riprendere l'attività lavorativa.

2. Il CISAM, a controlli effettuati, fornirà le risposte ai Comandi di appartenenza del militare e per conoscenza alla Direzione Generale della Sanità Militare, alla quale invierà inoltre un prospetto riepilogativo nominativo con cadenza mensile, nel rispetto della tutela dei dati sanitari, concernente i controlli effettuati e relative risultanze.

3. Nel diramare la presente direttiva si raccomanda la scrupolosa osservanza delle norme comportamentali già impartite e di applicare tale controllo sanitario in ogni evenienza anche minima di sospetta o accertata esposizione.

Circolare emanata dal:

a cura di ??SPEEDO

MINISTERO DELLA DIFESA

DIREZIONE GENERALE PER IL PERSONALE MILITARE

 

Prot.nr. DGPM/308 Roma, 19/01/2001

 

 

OGGETTO: Presunta contaminazione da radioattività del personale militare in zone

d'impiego all'estero. Interventi assistenziali a favore del personale

dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica.

 

 

Il Ministro della Difesa ha disposto l'elargizione di contributi - quale urgente e primo intervento economico - a ristoro delle spese sostenute e da sostenere a favore del personale militare impiegato nell'area dei Balcani e colpito da gravi patologie connesse con la presunta contaminazione da uranio impoverito ovvero di familiari, nell'ipotesi di decesso del militare.

Stante la straordinarietà degli eventi, questa Direzione Generale procederà ad esaminare le istanze di che trattasi con carattere di priorità, a semplificare al massimo le procedure e a valutare le richieste con ogni consentita benevolenza.

Gli Enti sono invitati a sensibilizzare, con tempestività, i Comandi di Corpo dipendenti affinchè inoltrino, direttamente a questa Direzione Generale per il Personale Militare, III Reparto, 9^ Divisione - Palazzo Aeronautica - Viale dell'Università nr. 4, 00185 Roma, le istanze presentate dal personale interessato (militari in servizio o congedati) ovvero dai familiari, qualora deceduti.

La domanda, dovrà essere corredata di certificazione sanitaria relativa alla patologia, di documentazione delle spese sostenute e di dichiarazione del Comando di appartenenza del militare, attestante il periodo di effettivo servizio svolto nell'area dei Balcani.

A semplificazione dell'iter burocratico i Comandanti di Corpo, qualora ravvisino la necessità di intervenire in via preventiva, potranno trasmettere la richiesta di concessione di anticipazione di contributi anche tramite fax (0649866116). Nel contempo dovrà essere indicato l'Ente provvisto di fondo scorta, che elargirà l'anticipazione su specifica autorizzazione di questa Direzione, ove ne sussistano i presupposti.

 

In quest'ultimo caso, la documentazione di rito da allegare alla richiesta dovrà essere inviata successivamente.

Per il Personale dell'Arma dei Carabinieri provvede, con disposizioni a parte, il Comando Generale dell'Arma in ragione dell'autonomia gestionale in questo settore.

Va da sé che, qualora l'infermità contratta venga riconosciuta dipendente da causa di servizio, saranno concessi gli indennizzi previsti dalle vigenti disposizioni.

 

 

 

f.to IL DIRETTORE GENERALE

Ten.Gen. Bruno SIMEONE

 

 

 

 

 

 

 

 

L'URANIO IMPOVERITO E LE SUE MALATTIE

 

 

Fonte: Aga - d'Arco

 

 

 

 

 

 

CONTAMINAZIONE DA URANIO IMPOVERITO

IN KOSOVO E BOSNIA

 

 

ESAMI CONSIGLIATI DAI DOTTORI SPECIALISTI INTERPELLATI

DA ASSODIPRO DI UDINE

 

 

http://space.tin.it/clubnet/pbdica/Informazioni.htm

 

 

 

SPETTROMETRIA GAMMA

FLUORIMETRIA

SPETTROMETRIA GAMMA IN WBC

 

 

Presso strutture specializzate per questo tipo di rilevazioni quali:

 

L'ENEA DI BOLOGNA

CISAM DI PISA

 

 

 

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

li, Gennaio 2001

PESCIAIOLI GIUSEPPE DELEGATO COCER ESERCITO

 

Ieri 03.01.2001, sono stato denunciato alla procura militare di Roma per aver firmato un articolo sul quotidiano "Liberazione" con data del 21.12.2000, dove denunciavo l'ipocrisia e l'ingerenza sia del Governo sia delle gerarchie militari sulla questione uranio.

L'atteggiamento avuto nei miei confronti dai vertici militari, oltre ad essere un insulto alla manifestazione del libero pensiero sancita dalla Costituzione, rappresenta un grave atto di intimidazione e di limitazione del mandato di rappresentante COCER.

Oltre a dover subire un indagine della Magistratura Militare, subirò anche un processo disciplinare per il medesimo motivo, motivo che trovo del tutto ingiustificato sia sul piano disciplinare sia giuridico o perlomeno non sufficientemente argomentato.

Credo che alla base di questa iniziativa intrapresa nei miei confronti, ci sia una volontà sibillina di far tacere chiunque abbia l'ardire di rivendicare il diritto all'informazione, alla giustizia, alla verità, alla tutela del diritto e della salute, oltre al mantenimento di quell'equilibrio tra poteri attraverso l'esternazione del libero pensiero.

Per tali ragioni, il sottoscritto si dichiara da oggi PRIGIONIERO POLITICO DI UN SISTEMA, QUELLO DELL'ORDINAMENTO MILITARE e della indifferenza istituzionale, che sancisce la morte della partecipazione democratica dei militari alla crescita e all'affermazione del diritto individuale e collettivo nel Paese.

Il Parlamento deve farsi carico di questa ingiustizia che sopprime chi, per amore di verità e di giustizia, si espone per far emergere quelle situazioni di comportamento lesivo della dignità umana che vige all'interno delle FF.AA. italiane, rimaste ancorate ad un concetto di gestione autoritario, intimidatorio e pregiudizievole nei fatti e nelle circostanze che evidenziano gravi situazioni di intolleranza e ingerenza verso i diritti.

I vertici militari, forti della attuale legislazione sulle materie attinenti le FF.AA., della complicità dei Governi nel mantenerla e a non concedere quegli strumenti idonei alla tutela del personale militare, applicano solo la legge, una legge non conforme ai Principi Repubblicani, che schiaccia impunemente tutti coloro che, attraverso le legittime rivendicazioni, cercano di denunciare le angherie subite e perpetrate nei confronti dei gradi più bassi.

Auspico che, in questo breve periodo di legislatura rimasta, venga varata al più presto una legge che ristabilisca il giusto equilibrio tra potere militare e subordinati, concedendo la tutela sindacale alle FF.AA., ora più che mai visto che, avendo eliminato la Leva, non esiste più nessun controllo democratico sulle stesse.

Invito un appello al Presidente della Repubblica che si faccia carico di questa situazione di ingerenza nei confronti dei diritti dei militari.

Caro Presidente il 2 Giugno, invece di vedere marciare degli anonimi burattini, vedrà degli uomini fieri, consapevoli dei propri diritti e per questo ancor più consapevoli dei diritti altrui.

Chi non ha libertà, non conosce libertà!

 

MARESCIALLO ORDINARIO

PESCIAIOLI GIUSEPPE

DELEGATO COCER ESERCITO

GIORNALE LIBERAZIONE

21/12/2001

a cura di Pesciaioli Giuseppe*

articolo per il quale e' stato denunciato alla procura militare di Roma

MORTE PER URANIO?

 

La morte è ancora una volta la protagonista dei militari italiani impiegati in Bosnia e in Kossovo.

Sembra assurdo ma questa è la realtà, una realtà che tocca la più alta ipocrisia di Governo dall'insediamento ad oggi.

Nessuno vuole ammettere le proprie responsabilità davanti simili agghiaccianti testimonianze di morte.

Ammesso e non concesso che le morti dei militari italiani non siano derivate dall'esposizione da polvere dei proiettili ad uranio impoverito usati nelle zone sopra menzionate, ancora nessuno tra i politici, i ministri e gli stati maggiori delle forze armate di questo Paese, sa dirci il perché di una situazione che di giorno in giorno si sta rivelando una vera e propria epidemia di cancro tra gli appartenenti alle forze armate italiane.

Non è verosimile neanche la dichiarazione del ministro Mattarella che si sente rassicurato da una classe dirigente militare che si è accorta delle morti dei propri soldati, solo dopo le esternazioni dei mass media e solo dopo le denuncie effettuate da chi ha subito la condanna della contaminazione.

Strano Paese il nostro, che dopo tutto quanto è successo, strage di Ustica, Gladio, Italicus, Golpe del 71, Piazza Fontana, stazione di Bologna, ancora crede nelle esternazioni di chi dovrebbe controllare il Paese e garantirne la sicurezza e molto spesso non sa neanche cosa succede in casa propria.

Già negli anni settanta, presso i siti che ospitavano il sistema di arma hawks, il personale subiva delle malformazioni derivate dall'esposizione ad agenti cancerogeni derivate dall'uso di materiale radioattivo presente in alcuni tubi catodici e mentre gli americani usando lo stesso sistema, attuavano misure rigorose di sicurezza, da noi non era disponibile nemmeno il manuale per la prevenzione da tali irradiazioni.

Così, molti colleghi rimasero sterili, altri si ammalarono e qualcun altro generava figli con malformazioni, il ministero della difesa si adoperò ad un indagine, come quella che vuole fare il Ministro Mattarella per intenderci, solo utilizzando medici militari e vietando tassativamente l'ingresso a tale area a tutti coloro che, estranei alla difesa, avevano titolo per conto degli assistiti legalmente, per fare delle indagini.

Bella trasparenza allora e bella trasparenza ora.

È forse per questo che i militari italiani si sentono abbandonati e molti non hanno nemmeno il coraggio di presentare le giuste denuncie verso chi li ha usati, indiscriminatamente senza tener conto delle circostanze altamente nocive per la salute umana, per scopi che nulla hanno a che fare con la difesa della Patria e la Salvaguardia delle libere Istituzioni.

Vogliamo aggiungere anche che fino a pochi anni fa, tutti coloro che hanno usufruito delle cucine da campo militari, sono stati soggetti a contaminazione da amianto e che ancora oggi sulle nostre navi della marina militare ci sono componenti di amianto che sono a contatto del personale.

È per questo che non dobbiamo stupirci se il Ministro dice che farà luce sulla faccenda dei militari morti o ammalati, è la prassi di chi vuole eludere il problema e non prenderlo in seria considerazione.

Le commissioni militari sono fedeli a chi detiene il potere temporale e non alla verità, perché se così non fosse, oggi noi non avremmo avuto bisogno di invocarla quella verità.

Troppe cose non quadrano alla conta finale, una è perché si aspetta tanto a dichiarare che le zone contaminate da uranio impoverito rappresentano una vera è propria minaccia per la salute dei militari; l'altra è perchè non si ammette la totale impreparazione dell'Italia di fronte a tali eventi; e ancora perché dobbiamo fidarci delle commissioni o delle affermazioni dei vertici militari e non dobbiamo credere a quelle degli ammalati di cancro o di quelli che sono invece deceduti.

Liberazione, Rifondazione e tutti quelli che simpatizzano per la verità, e con molta modestia mi inserisco tra di voi, possono fare molto per affermarla e basta solo un piccolo sforzo, quello di garantire a coloro che non hanno voce di averne una amica per il solo piacere della verità, per il solo piacere della giustizia.

I militari sono rimasti fermi all'era del regime fascista per quanto riguarda la tutela della vita e della giustizia, sarebbe il caso, una volta per tutte, che vengano liberati dalla morsa della soggezione e dell'arroganza e dell'ingerenza verso i diritti, primi tra tutti quello della tutela sindacale che la Costituzione non ci nega ma che chi vuole mantenere tale sistema fa di tutto per negarcela.

Questo potrebbe segnalare una svolta sulla gestione delle forze armate e farle diventare veramente uno strumento in mano della democrazia, facendo partecipi tutti gli italiani del controllo su di esse, in special modo oggi che la leva non c'è più e la situazione di ricatto e di soggezione è diventata la minaccia più grande che il nostro Paese sta correndo di avere.

Chi controllerà l'operato di chi in base al proprio giudizio decide quanti morti può permettersi l'Italia in ogni missione e chi sarà in grado di sconfessare tali situazioni se nessuno può parlare perché ricattato per effetto di legge, dal sistema.

Il mio è un appello a Rifondazione che è nata e si conserva sulle prerogative della difesa dei più deboli, noi non siamo diversi dagli altri, ma non abbiamo nessuno che si schieri con noi per far emergere la verità sulle bugie di Stato.

Tante morti si sarebbero potute, se voluto, evitare.

Nessuno ammazzi Caino e nessuno lasci un pezzo di democrazia in mani che la gestiscono senza controllo.

 

DELEGATO COCER ESERCITO

MARESCIALLO PESCIAIOLI GIUSEPPE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SOLIDARIETA' A GIUSEPPE PESCIAIOLI

DELEGATO DEL CO.CE.R. DELL'ESERCITO

SONO MOLTISSIMI COLORO CHE CI SCRIVONO!

 

16/02/2001

Caro Giuseppe noi tutti siamo solidali con te non mollare e pensa a quante persone riuscirai a salvare da questa brutta vicenda sull'uranio

R.D.

06/02/2001

Con la presente esprimo la mia profonda stima e solidarietà al caro Collega Giuseppe Pesciaioli.

Sono orgoglioso di essere rappresentato da una persona come TE che si batte per i diritti della nostra categoria e che non ha timore di esprimere il suo pensiero. BRAVO Giuseppe !!!!

Continua così.... hai il pieno appoggio anche dai colleghi dell' A.M..

 

Non demordere.... siamo con TE.

 

M.llo 2^ cl. T.F.

 

01/02/2001

Solidali ai principi di giustizia, alla verità, alla tutela del diritto alla salute, moralmente ti sosteniamo.

 

Un gruppo di Sottufficiali del CMR "Basilicata" - POTENZA

 

01/02/2001

Con la presente esprimo la mia più sincera solidarietà al collega Pesciaroli il provvedimento a lui rivolto dimostra che non viviamo più in uno stato di diritto uno stato che colpisce chi esprime libere opinioni, oltretutto senza offendere nessuno, non si può definire più democratico questi episodi mi ricordano avvenimenti tristemente noti nella memoria di tutti che si svolgevano nelle più bieche e becere dittature sia fasciste che comuniste.

Danilo NOZIGLIA

 

01/02/2001

All'amico Giuseppe PESCIAIOLI dico di tenere duro che i tempi cambieranno, che è nel giusto e che siamo tutti con lui per qualsiasi aiuto morale ed economico.

29/01/2001

Sono solidale con il collega per le indagini in corso, mi auguro che la solidarietà che viene espressa da tutti i nostri messaggi non sfumi senza portare ad una conclusione positiva della vicenda, perché si parla molto di UNIONE..., ma quale unione?!?!?!

Mi pare che negli ultimi tempi abbiamo trascurato, di molto, di salvaguardare la nostra dignità di sottufficiali, accontentandoci delle briciole (leggasi aumenti stipendiali da fame) che ci piovevano addosso, come i cani al banchetto del padrone, disorientati forse da quello che ci ricadeva, volente o no, dalle missioni all'estero (per chi ci è andato).

Quello che, a mio avviso è mancata, è stata la compattezza della categoria nell'ambito delle Forze Armate che desse voce autorevole alle nostre problematiche e ciò ha portato al punto in cui siamo.

Oserei dire: "chi ha colpa del suo mal, pianga se stesso".

Mar. Ord. t. Maurizio PETRUCCI - 25/09/1961

 

29/01/2001

Anche se un messaggio sull'etere può sembrare pura retorica, il povero Pesciaioli ha tutta la mia stima ed il mio appoggio.

Ho letto il suo articolo e non dice altro che verità.

Ed "IO" sono la prova vivente della vericidità del suo articolo, sono un sottufficiale della MM colpito da Asbestosi malattia dell'amianto.

Ma, purtroppo per loro, anch'io ho deciso di darmi una smossa rivolgendomi così ad un legale per far valere i mie diritti visto che alle nostre maggiori Istituzioni interessano solo i doveri.

Ho anche interpellato il Tribunale per i diritti dell'ammalato e a quanto pare neanche loro riescono a capire come mai lo Stato ci volti le spalle in questa maniera, ed è per questo che ho deciso di tirar dritto per la mia strada.

Essendo un soggetto a rischio "di tumore pleurico polmonare" ed avendo figli chi garantirà per il loro futuro se per sfortuna dovessi avere una precoce dipartita?

forse lo Stato? ma non mi facciano ridere....

figurati, non riescono a garantirci niente adesso figurati dopo che non sei più presente a far valere i tuoi diritti.

Forza Pesciaioli, c'è ne vorrebbero dippiù di gente così, forse si riuscirebbe a smuovere la massa di "pecoroni" da cui siamo circondati, i colleghi non me ne vogliano ma che si mettino una mano sulla coscienza e recitino il mea culpa.

FORSE NON TUTTO E' PERDUTO.....

 

29/01/2001

Sono un mar.ord dell'esercito con la presente voglio esprimere la mia solidarieta' piena al collega pesciaioli, aggiungendo che sta facendo un ottimo lavoro e che un rappresentante serio come e' lui viene ostacolato con denuncie alla procura militare perche' non effettua il servilismo di cui tanti ne hanno fatto il loro strumento principale di carriera!

bravo e continua cosi'!

mo grimaldi antonio

artiglieria contraerei

29/01/2001

Carissimo Collega,

quanto accaduto in merito alla pubblicazione sul quotidiano Liberazione del 21/12/2001 del tuo articolo "Morte per Uranio?" ritengo di poterlo considerare l'ennesimo attacco ai Principi di Democrazia e dei Diritti Civili di cui dovrebbe godere ogni cittadino del nostro Paese. Ho letto e riletto varie volte l'articolo in questione e ancora oggi non sono riuscito a capire su quali elementi di merito si siano fondate le ipotesi di reato che ti contestano. Cosa hai detto di così scandaloso?

Tutti i maggiori quotidiani nazionali hanno scritto centinaia di pagine sulla questione militare dell'uranio impoverito. Ne sono state scritte di cotte e di crude, contro tutti e tutto, senza distinzione di ordine e grado, con parole di ogni tono e colore... e per Te si è scomodata la Procura Militare?

Ma Tu non sei uno dei cinque delegati della Rappresentanza Militare Centrale dei Sottufficiali dell'Esercito Italiano? Non sei un appartenente al massimo organo di Tutela del Personale Militare delle Forze Armate Italiane? Dov'è la libertà di pensiero e di stampa ?

Ritengo quindi di poter affermare che l'attuale Rappresentanza Militare non gode delle elementari garanzie riconosciute dalla Costituzione del nostro Paese.

C'è bisogna di riforme e nell'Istituto Militare più di qualsiasi altra Amministrazione dello Stato! E' anche per questo che io credo in una Rappresentanza Militare forte, con poteri sindacali e con diritto di associazione, cui possa partecipare non solo il personale in servizio; fuori dalle gerarchie e libera dagli "assoggettamenti" che si verificano con l'attuale sistema di rappresentanza del personale in cui il superiore gerarchico può indossare gli abiti che ritiene più congeniali: un giorno quelli del Datore di lavoro ed un altro quelli del Sindacalista che vuole tutelare i diritti dei suoi "operai"; che possa trattare davvero e non con solo mero potere propositivo quelle materie di competenza che l'attuale Rappresentanza Militare di fatto può solo argomentare pur essendo queste NON considerate in contrasto con il "senso di gerarchia e di disciplina dell'Ordinamento Militare" ... in somma una rappresentanza che se fosse così fatta gli altri la chiamerebbero : SINDACATO!

E quanto oggi ti è accaduto non può che far aumentare la ricerca del Diritto e la cultura del Sindacato per la tutela del personale militare delle Forze Armate Italiane come è già in altri Paesi dell'Europa anche di ispirazione liberal-popolare e non solo socialista e comunista! Caro Collega, sappi che in questa "battaglia culturale" io sono con Te ... e non solo come Delegato CO.I.R. dell'Esercito Italiano.

Delegato CO.I.R. dell'ESERCITO ITALIANO

Mar. Ord. Nicola di MEO

29/01/2001

SONO PAOLO PINTO ,

E CREDO FORTEMENTE AL LAVORO CHE PORTATE OGNI GIORNO AVANTI.

SONO BREVE, E CON POCHE PAROLE VOGLIO ESPRIMERE TUTTO L'APPOGGIO MORALE E MATERI ALE CHE IL CARO PESCIAIOLI AVRA' BISOGNO PER RISOLVERE IL SUO PROBLEMA.

CIAO, VI AUGURO BUON LAVORO E SPERIAMO IN UN FUTURO MIGLIORE.

29/01/2001

Esprimo la mia piu' assoluta solidarieta' verso il collega

Pesciaioli con l'ausilio che vada fino in fondo al suo mandato di rappresentante del CO.CE.R.

29/01/2001

ESPRIMO TUTTA LA MIA SOLIDARIETA' VERSO IL COLLEGA PESCIAIOLI CON LA SPERANZA CHE TUTTO SI RISOLVA NEI MIGLIORI DEI MODI.

 

AMICO PESCIAIOLI NON DEMORDERE."SEI TUTTI NOI"

 

TANTISSIMI.........IN BOCCA AL LUPO.

29/01/2001

Caro vecchio Pesciaioli, ti posso dare un consiglio?

Buttati in politica,chiedi alla lega se ti fa entrare,un loro deputato esigeva spiegazioni sul tuo conto alla camera dei deputati dal ministro della difesa.

Solo da quelle poltrone, con l'opportuna immunita' parlamentare potrai far vacillare le poltroncine dei nostri beneamati generali ed ammiragli!!

Sempre che non fai come tutti quelli che siedono in parlamento che una volta avvinghiati alle poltrone se ne infischiano degli altri, ma tu comunque non sei di quelli, si vede eccome!!

Comunque tutto sommato questo governo sta' sferrando gli ultimi suoi colpi di coda come un animale agonizzante perche' ormai sa gia' che lo mandiamo a gambe per aria alle nuove elezioni in Aprile!

E se nel caso credesse che i voti contrari dei militari siano pochi ed insignificanti, dobbiamo ricordargli che per una manciata di voti in America un candidato e' ritornato a casa!!!!

Caro collega che dire ancora! CORAGGIO!! MORDI IL FERRO!!

20/01/2001

VOGLIO ESPRIMERE LA MIA TOTALE SOLIDARIETA' AL COLLEGA PESCIAIOLI, PUR NON ENTRANDO NEL MERITO DELL'ARTICOLO DA LUI FIRMATO NON AVENDOLO LETTO.

M.O.

20/01/2001

Vorrei esprimere la mia piena solidarietà verso il rappresentante COCER Pesciaioli, cogliendo l'occasione di esternare la mia disapprovazione al D.Lgs. 196/95. Spero che questi sforzi che stiamo facendo non siano vani e che comunque vada apprezzo tanto il Vs. lavoro (ASSODIPRO).

TANTI AUGURI A NOI TUTTI E ... IN BOCCA AL LUPO

19/01/2001

Esprimo la mia piu' completa solidarita' al collega Pesciaioli con la speranza che tutto si risolvi al piu' presto possibile.

19/01/2001

E' sconcertante il modo di agire da parte dei governanti e vertici militari. Non perdono l'antico vezzo di vedere la pagliuzza nell' occhio degli altri e fanno finta di non accorgersi della trave nel loro occhio.

Agli interrogativi posti dal Mar. Pesciaioli, nell' articolo apparso su liberazione in merito all' uranio impoverito, gli apparati dello Stato rispondono con provvedimenti disciplinari e giudiziari.

Quando si pongono problematiche ed argomenti atti a tutelare la salute dell' individuo, sia esso militare o civile, la risposta immediata da parte dei responsabili dovrebbe essere, in questo caso il condizionale è d' obbligo, l' attivazione di strutture sanitarie e supporto economico per il personale colpito da patologie che in molti casi si rivelano mortali.

In Italia la linea che si segue è diversa, politici e vertici militari sono protesi a dimostrare che quanto accade non è colpa da addebitare a loro, e intanto i nostri colleghi sono costretti a curarsi sborsando di tasca propria decine di milioni con l' aggravio di sentirsi abbandonati e in balia degli eventi.

Ciò è grave, ma altrettanto grave, a mio parere, e' la negazione di un diritto costituzionale, l' articolo 21 della Costituzione Italiana testualmente recita ''TUTTI hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto, e ogni altra forma di comunicazione".

Siamo disposti, da uomini liberi, a tollerare la mancanza di un diritto sancito costituzionalmente in un paese democratico? IO NO.

Quindi, esprimo la mia solidarietà all' amico e collega Pesciaioli ed esterno la mia stima ad un galantuomo dall' animo libero.

 

Mar. Ord. De lucia Alessandro

Rappresentante COIR ISPEARMI

 

18/01/2001

Caro collega, chi ci dovrebbe difendere.....ci azzanna cosìchè per chi credeva ancora in questo esercitino è stata propria il morso finale, da tirannosauro!

M.P.

 

18/01/2001

Siamo con Te!!!!!!!!!!!!!!

f.f.

 

18/01/2001

ONORI AL MARESCIALLO PESCAIOLI!

D.C.

18/01/2001

Esprimo la mia solidarieta' al collega Pesciaioli...... AUGURI.

G.F.

17/01/2001

Persino qui in Kosovo è arrivata questa notizia.

Siamo tutti indignati di tutto ciò, ti siamo solidali perché ci sentiamo toccati in prima persona.

Tieni duro e fa valere i tuoi diritti perché sono anche i nostri, visto che sei il nostro rappresentante.

Auguri.

Vincenzo M.

17/01/2001

SONO SICURO CHE ALLA FINE LA GIUSTIZIA FARA' CHIAREZZA PIENA, ABBI FEDE, TUTTI NOI TI SIAMO VICINI.

g.

17/01/2001

TUTTO QUELLO CHE TI STA SUCCEDENDO DIMOSTRA CHE NON CI PUO' ESSERE UN DIALOGO DEMOCRATICO CON CHI DOVREBBE ,SECONDO REGOLAMENTO,RISOLVERE I PROPLEMI DEI PROPRI UOMINI SENZA CALPESTARE LA DIGNITA' DI SOLDATO E SOPRATUTTO DI UOMO.TI SONO VICINO

SARDELLA ANTONIO

 

 

17/01/2001

Caro Pesciaioli, chi ti manifesta la propria solidarietà è uno che con il Co.Ba.R. ci ha sputato il sangue perchè credeva in quello che faceva.

Come te, sono fermamente convinto che tutte queste porcherie devono venire a galla per porre fine a strumentalizzazioni di vertice che hanno il solo scopo di far sottacere all'opinione pubblica le condizioni disumane in cui siamo costretti a lavorare in una Istituzione che forse non ci merita più.

 

17/01/2001

Coraggio, l'elastico a son di tirarlo si sta per rompere e, se qualche condanna "INGIUSTA" dovrai subire, sono sicuro che la categoria si smobiliterà per dire basta a questi sopprusi.

M.G.

 

17/01/2001

Carissimo Collega,

quanto accaduto in merito alla pubblicazione sul quotidiano Liberazione del 21/12/2001 del tuo articolo "Morte per Uranio?" ritengo di poterlo considerare l'ennesimo attacco ai Principi di Democrazia e dei Diritti Civili di cui dovrebbe godere ogni cittadino del nostro Paese. Ho letto e riletto varie volte l'articolo in questione e ancora oggi non sono riuscito a capire su quali elementi di merito si siano fondate le ipotesi di reato che ti contestano. Cosa hai detto di così scandaloso? Tutti i maggiori quotidiani nazionali hanno scritto centinaia di pagine sulla questione militare dell'uranio impoverito. Ne sono state scritte di cotte e di crude, contro tutti e tutto, senza distinzione di ordine e grado, con parole di ogni tono e colore... e per Te si è scomodata la Procura Militare? Ma Tu non sei uno dei cinque delegati della Rappresentanza Militare Centrale dei Sottufficiali dell'Esercito Italiano? Non sei un appartenente al massimo organo di Tutela del Personale Militare delle Forze Armate Italiane? Dov'è la libertà di pensiero e di stampa ? Ritengo quindi di poter affermare che l'attuale Rappresentanza Militare non gode delle elementari garanzie riconosciute dalla Costituzione del nostro Paese. C'è bisogna di riforme e nell'Istituto Militare più di qualsiasi altra Amministrazione dello Stato! E' anche per questo che io credo in una Rappresentanza Militare forte, con poteri sindacali e con diritto di associazione, cui possa partecipare non solo il personale in servizio; fuori dalle gerarchie e libera dagli "assoggettamenti" che si verificano con l'attuale sistema di rappresentanza del personale in cui il superiore gerarchico può indossare gli abiti che ritiene più congeniali: un giorno quelli del Datore di lavoro ed un altro quelli del Sindacalista che vuole tutelare i diritti dei suoi "operai"; che possa trattare davvero e non con solo mero potere propositivo quelle materie di competenza che l'attuale Rappresentanza Militare di fatto può solo argomentare pur essendo queste NON considerate in contrasto con il "senso di gerarchia e di disciplina dell'Ordinamento Militare" ... in somma una rappresentanza che se fosse così fatta gli altri la chiamerebbero : SINDACATO! E quanto oggi ti è accaduto non può che far aumentare la ricerca del Diritto e la cultura del Sindacato per la tutela del personale militare delle Forze Armate Italiane come è già in altri Paesi dell'Europa anche di ispirazione liberal-popolare e non solo socialista e comunista! Caro Collega, sappi che in questa "battaglia culturale" io sono con Te ... e non solo come Delegato CO.I.R. dell'Esercito Italiano.

Delegato CO.I.R. dell'ESERCITO ITALIANO

Mar. Ord. Nicola di MEO

17/01/2001

CARISSIMO COLLEGA,

non ti conosco di persona ma apprezzo quello che stai facendo per la Categoria tutta, avendo letto quello che ti è successo per aver espresso il tuo pensiero in merito alle "note vicende" non posso che esprimerti la mia più grande solidarietà e se questo ti può far piacere ti posso dire , come già saprai, che sono molti i colleghi che ti sono vicino.

Un grazie a nome di tutti, non demordere, continua così con la speranza che molti di noi seguano il tuo esempio.

s.

17/01/2001

Sono solidale con il collega Pesciaioli.

Caro Giuseppe, potrebbe sembrare facile per chi si trova dalla parte opposta esprimere "solidarietà ". Forse lo è.

Spero soltanto che il tuo gesto possa cambiare il futuro del nostro status.

Grazie

Mar.Ord. Iannello

 

 

17/01/2001

Carissimo collega,

e con grande stima che ti ringrazio dell'esempio che stai dando a tutti noi e che spero venga sentito da tutto il personale Sottufficiali.

Vai alla grande Pesciaioli! noi siamo con te per qualsiasi necessità e condividiamo perfettamente i tuoi pensieri.

Tony da Rovigo

16/01/2001

Mi dispisce per quanto accaduto al collega PESCIAIOLI .

Ho sentito che il fatto sarà oggetto di una Interrogazione Parlamentare con richiesta di risposta scritta che sarà presentata al Ministro della Difesa da parte di un Senatore della Lega intervenuto per ultimo durante l'audizione dello stesso Ministro sul caso "URANIO" al Senato l'11 gennaio u.s.

Il comportamento nei confronti della categoria tenuto in questi ultimi anni dai vertici è stato sempre improntato a penalizzarci nonostante che nei numerosi rapporti con i Comandanti d'Area il malumore sia stato spesso evidenziato da tutti.

La dimostrazione più lampante è lo schema sul "RIORDINO" inviato al Consiglio dei Ministri dal Gabinetto del Ministro della Difesa il 3 gennaio scorso che ci penalizza ancora di più soprattutto i SU con una certa anzianità già penalizzati dal 196/95 .

Le aspettative del personale sono state deluse in toto dopo che tutti sulla base di quanto affermato sull'argomento dal Generale ARPINO Capo di SMD in data 19.01.00 in Commissione Difesa durante la discussione sul progetto dell'Esercito Professionale speravano di ricevere lo stesso trattamento avuto dai Carabinieri sulla base di quanto previsto nei loro confronti dall'art. 46 del D.L. 196/98 .

Una cosa è certa sugli argomenti TRATTAMENTO ECONOMICO e RIORDINO sfido a trovare un solo Sottufficiale che sia soddisfatto del trattamento finora ricevuto.

 

 

16/01/2001

Carissimo amico, prima o poi i nodi vengono al pettine. Forza e coraggio siamo con te non mollare.

sa.

16/01/2001

CARO PESCIAIOLI,

FACCIO SERVIZIO ALL'ESTERO MA CONTINUO A SEGUIRE LA DISEVOLUZIONE DELLE COSE. HAI TUTTA LA MIA STIMA.

PASSATO QUESTO TORMENTO CI RISENTIAMO. A PROPOSITO, HANNO MICA APPROVATO L'INCULATA DEI NUOVI GRADI??

GALLINA

16/01/2001

Carissimo collega,

e' incredibile come ancora i nostri superiori e parte dei nostri poltici che ci governano ancora credono di intimorirci con queste azioni da Repubblica delle Banane!. Sono orgoglioso e fiero di essere rappresentato da una persona come te che ha il coraggio delle proprie azioni e non si fa intimorire da questi personaggi dalla grande acutezza mentale, ma usi ad azioni degni da gerarchie nazi-fasciste! Alla faccia della Democrazia !!!!!.

In conclusione Cari signori, ma come sono bravi e solerti i nostri dirigenti quando c'e' da applicare leggi e regolamenti a scapito del personale...ma come sono inetti ed incapaci quando c'e' da dar valore e difendere la forza armata....proprio loro che fanno sermoni sulle passati virtu' e glorie dell'esercito, sulle eroiche imprese di aviatori e marinai...ma dobbiamo aspettare di essere morti perche' Giustizia ci venga data...

Aspettando di essere giustiziato, spero tu voglia accettare la mia piu' sentita Solidarieta'.

Forza, coraggio e non mollare!

M2cl. M. f.

15/01/2001

Esprimo solidarietà al rappresentante del COCER, e sconcerto sulla bozza dello SMD relativa al riordino dei Sottufficiali.

s.c.

 

15/01/2001

SONO UN M.O. DEL 44° CORSO E CHISSA' COME ANDRA' A FINIRE, UTTA LA MIA SOLIDARIETA' AL COLLEGA PESCIAIOLI SONO CON LUI E CHE QUESTA DISAVVENTURA GLI DIA LO SLANCIO PER TUTELARCI ANCORA DI PIU'.

SE DI PIU' E' POSSIBILE

M.O. L. S.

15/01/2001

Caro collega,

non ho il piacere di conoscerTi personalmente, ma sò di Te attraverso alcune amicizie comuni. Sono sicuro che la solidarietà è una gran bella cosa, ma sempre più convinto che non basta, bisogna agire allo stesso modo e se necessario con più incisività. C'è in gioco la nostra libertà, la nostra sicurezza, la nostra dignità. Se un rappresentante, non può intervenire su fatti sacrosanti come questo, come il contratto ( altra fregatura) e come quanto altro ci riguarda è la fine, ed è quello che alcuni politici stanno aspettando.Aiutaci ad aiutarti, indicaci quello che più in concreto possiamo fare.

Un abbraccio Mincione francesco

15/01/2001

La notizia di quello che ti è capitato ha fatto il giro di tutte le caserme. Molti sono i Colleghi che ti sono vicino in questo momento a partire dal Sottoscritto.

Tieni duro e non mollare, continua sulla tua strada con dignità e omertà doti che ormai da anni ci distinguono da altri.

Ciao a presto. max

15/01/2001

TI ESPRIMO LA MIA SOLIDARIETA SAPPI CHE NON SEI SOLO.DA ROVIGO

Simone.r.

15/01/2001

Dico all'amico fraterno Giuseppe PESCIAIOLI, che conosco da anni, che è nel giusto ed abbracciandolo a nome di tutti noi amici gli ribadisco qualsiasi aiuto morale ed economico.

Cosmary

14/01/2001

Carissimo Pesciaioli, ti esprimo tutta la mia solidarietà e se potrò, qualsiasi altro aiuto io possa darti. Come te nelle "forze armate" (l'ho scritto in minuscolo appositamente), ce ne sono pochi.

Probabilmente se 1/4 dei SOTTUFFICIALI (categoria di cui sono fiero,ora comincio ad avere dei dubbi), fossero come te, ora non saremmo a questo punto.

La paura, l'omertà, la codardia di alcuni colleghi ci ha portato a questo. L'esporsi in prima persona ti fa onore, e spero che tutti i Sottufficiali prendano esempio da te.

Ti ringrazio per questo esempio di DIGNITA' che ancora una volta sei riuscito a dimostrarci.

14/01/2001

Siamo con te, non mollare mai e se hai bisogno di aiuto concreto non esitare a contattarmi.

14/01/2001

Tutto questo è vergognoso, non esistono parole per definire questi atteggiamenti dittatoriali degni del peggior regime, indipendentemente dal colore e dallo schieramento.

Con affetto

Luca SCIORTINO

14/01/2001

Esprimo la massima solidarietà per il collega

C°2° m.e.

 

14/01/2001

Esprimo la mia più grande solidarietà al rappresentante Pesciaioli, il quale esprime in toto le nostre intenzioni.

Grazie di tutto Pesciaioli.

14/01/2001

Esprimo solidarietà al rappresentante del COCER

s.c.

14/01/2001

Nom mollare noi abbiamo bisogno di persone tenaci e non arrendevoli non abbassare la guardia, siamo tutti con te,ricordati

che sei la nostra voce.

c.g.

14/01/2001

Non mollare se ti può essere di conforto ti sono vicino ,se serve collaborazione sono pronto. Sono molto fiero di avere un collega come te che ha il coraggio di rappresentarci nonostante i miseri mezzi che abbiamo a disposizione. Coraggio ti esprimo la mia solidarieta sperando che questo inconveniente possa aprire nuovi orizzonti alla nostra condizione . Con profonda stima : Un collega dell'Aeronautica Militare

Aiut.Luigi B.

 

13/01/2001

Esprimo la mia solidarieta' al collega Peppe Pescaioli per la vicenda.

13/01/2001

Desidero aderire al sentimento di solidarietà al collega Pesciaioli, ennesima vittima del sistema.

Cordiali saluti Roberto Di Gaetano

13/01/2001

Anche se con ritardo trovo sia impossibile non fare sentire al collega Pesciaioli quanto gli siamo vicini dopo la denuncia ricevuto per il solo fatto di aver esternato pubblicamente il suo pensiero, spero che tutto si concluda in una bolla d'acqua ed auguro a Pesciaioli di poter continuare a svolgere con serenità il compito che gli e' stato dato dai colleghi dell'Esercito

M.llo 1^ cl. Giovanni Palantra

13/01/2001

Esprimo la mia soliderietà al Mar. Pesciaioli e mi rendo disponibile a contribuire con una eventuale sottoscrizzione a favore dello stesso, per la tutela legale.

Mar.Ca. Ugo VACCA.

13/01/2001

Tutta la mia personale solidarietà al collega Pesciaioli che come pochi è riuscito ad attirare l'attenzione dei media, facendo conoscere a tutti a che punto sono le FF.AA. "professionali"...... al punto del "non ritorno" ! Questo episodio non fa altro che far scendere il morale ai livelli di guardia, penso che questo debba far riflettere un po tutti, militari e non. In bocca al lupo e sempre disponibile a qualsiasi iniziativa per tutelare la nostra dignità.

Mllo Antonio C.

 

12/01/2001

Esprimiamo la nostra solidarietà al collega Pesciaioli e lo esortiamo a continuare così.

I colleghi della Banda dell'Esercito.

a.s.

12/01/2001

Un grazie a Pino, che ha avuto il coraggio di "denunciare" all'opinione pubblica la nostra situazione. Ho notato che sono stati tanti i sostenitori di Pino, che hanno espresso le loro solidarietà, l i loro rammarichi. Ma credo che tutto questo non basta! Dobbiamo essere più solidari per ottenere quello che ci è di diritto e per far si che NESSUNO possa calpestare la libertà di pensiero, come hanno fatto con Pino. Sappiate, che se saremo più solidari e uniti, tutti, e dico TUTTI, dovranno avere paura di noi.

Salvatore De Nardo

12/01/2001

Anche se con ritardo trovo sia impossibile non fare sentire al collega Pesciaioli quanto gli siamo vicini dopo la denuncia ricevuto per il solo fatto di aver esternato pubblicamente il suo pensiero, spero che tutto si concluda in una bolla d'acqua ed auguro a Pesciaioli di poter continuare a svolgere con serenità il compito che gli e' stato dato dai colleghi dell'Esercito

M.llo 1^ cl. Giovanni Palantra

11/01/2001

NON MOLLARE E TIENI DURO. ABBIAMO BISOGNO DI ARIETI COME TE. L'UNIONE FA LA FORZA, E NOI NE SIAMO ABBASTANZA............

FIRMATO: ANGELO DA ROMA

11/01/2001

Ciao Domenico ! Dall'ultima volta che ci siamo visti a Roma sta' succedendo di tutto! Ma non ti preoccupare e tieni duro. Se posso esserti di aiuto in qualcosa sono a tua disposizione, con me molti altri.

Mauro PICCIONIO

CO.BA.R. SABAUDIA

11/01/2001

Con riferimento al comunicato stampa da voi diffuso nei giorni scorsi, esprimo la piena solidarietà a nome del Sindacato Autonomo di Polizia contro ogni forma di limitazione delle libertà di pensiero e di parola, quali diritti fondamentali di tutti i cittadini espresse e sancite nella nostra carta costituzionale.

Cordiali saluti e Buon lavoro.

Roma, 11.01.2001

IL SEGRETARIO GENERALE

(Filippo Saltamartini)

11/01/2001

Piena solidarietà al collega Giuseppe Pesciaioli e complimenti per il coraggio dimostrato. Speriamo non abbia parlato invano, perchè i nostri problemi sono tanti (contaminazioni varie,inquadramento,casa...) ma sembra se ne freghino tutti......

CHE QUALCUNO RACCOLGA IL SUO APPELLO PER AIUTARE LE FORZE ARMATE!

Giuseppe F.

 

11/01/2001

Esprimo la massima solidarietà al collega del cocer PESCIAIOLI GIUSEPPE per quanto sta subendo a causa delle dichiarazioni rilasciate agli organi stampa.

Fernando Franzoso

 

11/01/2001

Caro Peppe,

sono molto scosso per quanto ti sta accadendo dopo tutto quello che è successo ai nostri colleghi. Non posso far altro che esprimere la mia TOTALE solidarietà. Colgo l'occasione per rammentare a tutti che noi siamo dei professionisti e come tali ci comportiamo. Ecco perchè posso dire che Peppe non ha fatto altro che parlare di una situazione gravissima che può e potrebbe colpire altri militari impegnati in missione di pace in Bosnia e Kosovo.

Capo 2^ Cl A.C.

 

11/01/2001

Invio questa e-mail di solidarieta' in "risposta a quanto accaduto . Sono, purtroppo, sinceramente

arrabbiato ma non meravigliato da quanto sta avvenendo nei confronti di un Cittadino Italiano colpevole di cercare di difendere un'intera categoria utilizzando un normalissimo mezzo di diffusione delle notizie.

gulliverbuc@libero.it

11/01/2001

Sono veramente mortificato e assai incavolato per quanto e' succeso a pino gli sono vicino , ma come ha detto qualcuno la verita' fa' male. Ciao siamo tutti con te!

I.A.

11/01/2001

C' e' poco da dire: e' semplicemente vergognoso che un rappresentante istituzionale di un organo elettivo non possa esprimere le proprie idee, soprattutto quando, in Italia, a parlamentari e ad imputati e' consentito dire di tutto, persino offendere o commettere crimini nella piu' assoluta impunita': gli uni in quanto esercitano il "diritto a difesa" costituzionalmente garantito, gli altri in quanto esercitano sempre il loro diritto di espressione (mal che vada "extra-moenia"). Il nostro Pesciaioli, ahilui!, non e' un vero e proprio sindacalista (e dunque non e' difeso direttamente dalla Costituzione) ed e' un militare (quasi fosse una malattia infettiva!) e pertanto si tenga il processo innanzi alla Magistratura militare (ma non dovevano abolirla?) e quello disciplinare (mal che vada, gli si potra' pur sempre contestare che aveva la barba lunga...).

 

Luca Bartaloni

11/01/2001

Le intimidazioni da parte dei nostri superiori sono sempre esistite, manifestate in vari modi (rallentamento di carriera, trasferimenti etc.), con l'istituzione del CO.CE.R. si sono rafforzate e colpiscono principalmente i nostri rappresentanti in un modo ignobile e vergognoso.

La democrazia, è un a bella parola, ma non viene applicata all'interno della nostra istituzione.

Fino a quando esisteranno disparità socio economiche tra noi base ed i nostri "dirigenti" questo avverrà sempre.

Esprimo la mia solidarietà (anche a nome di alcuni miei colleghi di un'Ente della Sardegna) al nostro delegato CO.CE.R. PESCIAIOLI dicendole che siamo all'esasperazione, incazzati e pronti a tutto.

Antonio

11/01/2001

Sono il Mar. FAGNANI DANIELE del 2° REGGIMENTO GENIO PONTIERI di PIACENZA.desidero esprimere tuttala mia solidarietà al collega facendo notare che come al solito quando ad alcune persone (i nostri superiori) gli si dice la verità ce la fanno sempre pagare.

FAGNANI DANIE

 

11/01/2001

Esprimo la mia solidarietà al collega rappresentante del CO.Ce.R sperando che la sua vicenda giudiziaria si risolva in maniera per lui avorevole e nel più breve tempo possibile.

Salvatore

11/01/2001

Non sono informato nei dettagli della denuncia e del motivo da cui è scaturita, però trovo molto strano che un rappresentante COCER venga denunciato perché si vuole informare su questo MALEDETTO uranio impoverito.

Vi sarei grati se mi informerete in seguito.

Saluti e .... imbocca al lupo.

 

 

11/01/2001

Sono rammaricato per quello che ti è successo. Spero che tutto si risolva per il meglio.

Auguri e in bocca al lupo.

Aiutante GIUGLIANO Biagio (Udine)

11/01/2001

E' incredibile come noi militsri siamo gia' trattati in un regime normale, ma quando vengono ad avverarsi tali situazioni verrebbe propio la voglia di mandare a quel paese sani principi che ci hanno spinto a fare questa scelta di vita, comunque in questa occasione io non posso fare altro che esprimere tutta la mia solidarieta'.

d.c.

 

11/01/2001

Desidero esprimere a mio nome e a nome di molti colleghi di Maricentro La Spezia tra cui l'Aiutante Giacobone dell'Esercito che lavora con noi, la totale solidarietà nei confronti del rappresentante Co.ce.r Pesciaioli Giuseppe.

Franco Romano

10/01/2001

Caro Pino, con grande rabbia per te, per quanto ti è successo, e soprattutto per l'offesa che queste cose provocano all'intelligenza, vogliano tutti esprimerti la nostra più sincera e piena solidarietà.

Siamo con te, vicini a te e soprattutto a tua completa disposizione per tutto quanto tu possa aver bisogno per risolvere al meglio questa vicenda che fa vergogna soprattutto a coloro che ad un vero problema sanno rispondere come sempre soltanto con arroganza.

Siamo molto amareggiati e delusi, soprattutto per il comportamento dell'attuale Ministro della Difesa che riteniamo, non abbia sino ad oggi fatto nulla per noi e per la categoria a cui apparteniamo fieramente.

Non ci piangeremo addosso, ma a questi comportamenti sapremo certamente rispondere in sede di voto, questo almeno è un diritto che nessun ministro, nessun politico e nessun generale, può toglierci.

Con sincero affetto e stima, vogliamo comunque ancora esortarti ad andare avanti e soprattutto, a convincere gli altri colleghi che questo cocer così com'è, non ci serve e non lo vogliamo.

Vadano a casa, non serve nascondersi dietro la solita retorica frase in politichese che dopo di noi comunque ci saranno altri, intanto voi se non altro per coerenza con coloro che in voi hanno creduto, dovreste dimettervi.

Lasciate che altri si sporchino con chi del diritto ne fà solo argomento di facciata, andate a casa, denunciate apertamente che non vi fanno lavorare e che tutto è alla fine una semplice messa in scena, capace solo di sperperare risorse che invece questo stato povero com'è, mette a disposizione.

Caro Pino, abbiamo voluto aggiungere qualcosa in più perchè lo abbiamo ritenuto importante.

Ti rinnoviamo tutto il nostro appoggio, facci sapere di cosa hai bisogno oltre alla nostra solidarietà e non avere dubbi sulla nostrà lealtà e sincerità.

NOI CI SIAMO E SIAMO CON TE.

CIAO CON SINCERO AFFETTO DA RIMINI, I TUOI FRATERNI AMICI E COMPAGNI DI STRADA.

10/01/2001

ESPRIMO IL MIO PIU' PROFONDO RAMMARICO PER IL COLLEGA GIUSEPPE, PURTROPPO LE PERSONE CHE "OSANO" IN ITALIA SONO ANCORA POCHE, MA CON LA FORZA DELL' INFORMAZIONE E DELLA TENACIA A PERSEGUIRE FORSE SI RIUSCIRA A FAR CAPIRE IL CONCETTO DI LIBERTA'!!!!!!!! SALVATORE.

 

10/01/2001

solidarietà scontata da parte mia , ma non vorrei che nasca un caso Sotgiu che fu costretto a congedarsi e abbandonato a se stesso . Ho una proposta... Il caro collega che ha interpretato al meglio il vero valore di rappresentante portando in alto il nostro pensiero non deve essere il solo che la procura antidemocratica di regime deve mettere sotto inchiesta ma tutti noi poichè qualsiasi azione che lui abbia compiuto è una "nostra" azione pertanto chiedo all'associazione di trovare i tempi e i modi per aprire un'autodenucia collettiva . Io sono pronto

Sig: Franco Cocco Professione "Aiutante ... la costituzione"

10/01/2001

Tiene duro e non mollare mai perchè mai come adesso tocca battere il ferro finchè è caldo.

Un vivissimo apprezzamento.

Giovanni da Roma

 

10/01/2001

Esprimo il mio piu' vivo apprezzamento per l'articolo scritto sul quotidiano "Liberazione" dal delegato COCER Pesciaioli. Inoltre esprimo la mia solidarietà al collega per il grave atto intimidatorio mossogli dall'amministrazione, contro la libertà di pensiero di un cittadino e delegato CO.CE.R.

Giuseppe scudieri

10/01/2001

Esprimo la mia solidarietà a Giuseppe Pesciaioli, per l'impegno teso alla difesa del personale, stigmatizzando l'iniziativa tesa a cucirgli la bocca!

10/01/2001

Anche noi vorremmo esprimere la nostra solidarietà al collega Pesciaioli, chiedendo, dopo quanto è accaduto, alla categoria di unirsi per migliorare la nostra condizione sociale.

seguono 5 firme (M.M., L.T., G.G., C.C., G.C.,)

10/01/2001

Invio un messaggio di solidarietà ad un amico,finalmente siamo pronti a lottare per il nostro servizio,tieni duro anche i sottufficiali della M.M. si sono svegliati. Era ora!

Sottufficiali M.M.

10/01/2001

Esprimo la mia solidarieta' per la spiacevole situazione che sta' attraversando il collega Giuseppe, e lo esorto a non abbassare la guardia perche' non sara' SOLO.

Franco

09/01/2001

Esprimo la mia solidarieta' all'amico Giuseppe per quanto sta facendo per difendere la nostra categoria

f.t.

 

09/01/2001

Caro fratello, ti sono molto vicino, a tua completa disposizione se ti serve una mano, ormai la goccia tanto aspettata è arrivata, qualcuno ha paura della nostra professionalità e trasparenza.

Un invito a tutti i nostri rappresentanti militari, chiedete un incontro urgente con il Presidente della Repubblica e ricordategli che i Sottufficiali stanno veramente soffrendo, è veramente frustrante notare il disinteresse politico nei nostri confronti, il tempo della gloria è ormai un ricordo.

Jean.................

09/01/2001

Esprimo tutta la mia solidarieta' all'amico giuseppe pesciaioli. Bravo continua cosi

schiavone raffaele

 

09/01/2001

Esprimo la mia più profonda solidarietà e stima nei confronti del collega Pesciaioli Giuseppe,e lo ringrazio per il coraggio che ha nello svolgere il proprio lavoro di rappresentante.

Claudio.

09/01/2001

Mi associo al coro unanime di colleghi che urlano "CI AVETE ROTTO I C.". Ma contro chi dobbiamo scagliarci per far valere i nostri diritti? I politici se ne infischiano della nostra condizione e pensano solo a migliorare la loro situazione. I nostri vertici militari mi pare che vadano a braccetto con i vari esponenti politici di turno (sara' perche' anche loro pensano solo ai C.... loro) intanto noi continuiamo a trascinarci sperando che un giorno le cose cambino. Ma chi ci deve dare sta mano? Mi fermo qui atrimenti comincio a tirare qualche eresia perche' sono molto molto INCAZZATO. - FORZA PESCAIOLI !!!! - sono fiero di avere un rappresentante come te.

E' come la storia eterna del coniglio e la carota, ogni volta che arriviamo vicino alla carota, ci viene allontanata.

Un M.llo di 2^cl. con 20 anni di servizio che non ne puo' piu' di queste leggi di M....

Un soldatino dell'Aeronautica Militare

09/01/2001

Massima solidarietà e per quello che è possibile sostegno al collega.

Angelo AIAZZI

 

09/01/2001

Sono rammaricato per quanto accaduto al collega.

La mia solidarietà e gratitudine per quanto detto e fatto. ................continua ad "OSARE" !

Katanca

09/01/2001

Caro Giuseppe,

posso immaginare cosa stai passando ora. In misura minore, quando ho mosso le acque sul forum dell'AM per il riconoscimento dell'articolo 10 comma 4 del contratto scaduto (recupero servizi di caserma), anch'io ho avuto le mie seccature... pensa che hanno telefonato in base per avere informazioni su di me. Come se potessero intimorirmi. Se farai sentire ancora la tua voce nei giusti termini, senza offendere nessuno, non potranno farti nulla, quindi continua così.

Colgo l'occasione per invitare tutti a far sentire le proprie ragioni nei tempi e nei modi dovuti anche se, a volte, occorre alzare la voce, perché chi come me è M.llo a 2 botte, non ha, ormai, più nulla da perdere, viste le prospettive di carriera che ci sono rimaste. Tanto vale "combattere" per i nostri diritti... almeno questa divisa ci servirà a qualcosa, visto che di militare non ci hanno lasciato più nulla. Giuseppe, credimi, è importante ciò che ti stanno facendo e spero che ciò faccia aprire gli occhi ai nostri colleghi che ancora credono alle favole dei superiori. Massimo rispetto per il grado, quindi, ma la persona deve meritarlo altrimenti dritti al target senza scrupoli, per ridare dignità alle nostre FF.AA. ormai svilite dalle lotte di classe dei piani alti.

M.llo 2.cl. M.C.

09/01/2001

Manifesto la mia solidarietà con il maresciallo Pesciaioli Giuseppe, poichè quando un nostro rappresentante osa manifestare il proprio/nostro disappunto, si cerca subito di farlo tacere, mentre nei media si vedono Ufficiali che manifestano apertamente le ragioni di non so chi (ma non certo di chi è stato o sarà colpito dagli effetti dell'uranio impoverito), a priori senza neanche dare il tempo alle commissioni scientifiche istituite ad hoc per fare luce su una materia difficile e che comunque si sa, che non stiamo parlando di un prodotto che fa bene alla salute.

09/01/2001

Esprimo la mia più sincera solidarietà al collega Pescialioli.

09/01/2001

Voglio anche io esprimere la mia solidarietà al collega Giuseppe Pesciaioli per il grave fatto che lo ha colpito.

In questo difficile momento la solidarietà, come giustamente a fatto presente qualche altro collega, può aiutare ma solo fino ad un certo punto. Se qualcuno che, come in questo caso, ci rappresenta viene colpito, l'azione non è rivolta alla sola persona ma a tutto il sistema che esso rappresenta.

Non è giusto nascondersi, così come non è giusto esprimere la propria solidarietà firmando i messaggi con delle semplici iniziali. Io mi ritengo una persona democratica ed un Militare integro e democratico e che come da giuramento fatto diffende e diffenderà sempre la Reppubblica e le Istituzioni che da essa ne derivano ma sono anche un essere umano prima che un Militare, un Marito un padre di famiglia che non può certo permettersi di accettare passivamente tutto senza diffendere oltre che la Reppubblica Italiana anche la serenità ed il fututro della Famiglia. Perciò ringrazio il collega che ha voluto rischiare la sua carriera per il benessere di tutti i colleghi e spero che si riesca a tutelarlo, anche con un intervento di raccolta fondi, che tutti auspicano ma che forse nessuno farà, perchè sicuramente, purtroppo ne avrà bisogno.

Rendendomi disponibile per ogni decisione lascio il mio indirizzo E-Maill ortumassimo@tiscalinet.it .

Ortu Massimo

09/01/2001

Esprimo la mia sincera solidarietà nei confronti di Giuseppe PEASCAIOLI per l'accaduto; l'augurio è che tutto si risolva per il meglio, con la speranza che questo incidente gli dia maggior forza nell'assolvimento del compito di salvaguardia dei diritti di noi tutti militari.

Grazie Giuseppe.

09/01/2001

Esprimo la mia solidarietà al collega dell'Esercito Pesciaioli

N.A.

09/01/2001

Esprimo al collega Giuseppe la mia solidarietà e lo esorto a non abbassare la guardia perchè non sarà solo.

E' strano che proprio noi militari, che abbiamo combattuto e combattiamo in tutto il mondo per la vittoria della democrazia e della libertà, ci troviamo a dover rivendicare per noi stessi quello che abbiamo ottenuto per gli altri.

Maresciallo Capo F.L.

09/01/2001

Desidero anch'io esprimere la mia più ampia solidarietà al delegato CO.CE.R..

Con grande disappunto noto che da parte dei vertci la caccia ai fantasmi continua.

Quando finirà???

 

09/01/2001

Esprimo solidarieta' al coraggioso collega Pescaioli; se ritenete che ci sia bisogno di un sottufficiale in più per esprimerla anche in altre sedi, fatemelo sapere.

Antonio Gentile

09/01/2001

Mi sento molto vicino al collega Pesciaioli ed intendo esprimergli tutta la mia solidarietà. Siamo purtroppo alle solite, continuando a credere all'utopistica chimera di una democrazia all'interno delle Forze Armate.

M.P.

 

09/01/2001

Sono un collega della Marina Militare, con la presente ti esprimo la mia solidarietà. Spero che il COCER, intendo tutti i rappresentati del COCER, abbia il coraggio di esserti vicino, dimostrando almeno in questa occasione di rappresentare veramente qualcuno, ritengo che la cosa più logica sia quella di RIMETTERE IL MANDATO.

Qualora fosse necessario, nel mio piccolo, sono pronto a sostenerti.

Capo 2^ cl. M.G.

 

09/01/2001

Esprimo tutta la mia solidarietà al collega PESCIAIOLI e la mia stima più profonda, almeno uno che abbia i ...........

firmato Aiut. V.M.

 

09/01/2001

A PESCIAIOLI GIUSEPPE

va tutta la mia solidarieta e i miei piu' sentiti ringraziamenti per la cura e la professionalita' dimostrata nel seguire il nostro caso sull'Uranio impoverito e un sincero augurio che la denucia nei suoi confronti si concluda con un "Nulla di fatto" Sono il Caporale in congedo REINA Gianluca

che dai Balcani è uscito "Riformato"

08/01/2001

Non capisco come possano avvenire denunce quando si salvaguarda il diritto alla salute ed il diritto ad essere informati. Ma se tutti sanno che senso ha il silenzio?

Il nostro Paese è il paese dell'emergenza nulla esiste finchè non c'è l'emergenza: cioè finchè le cose non arrivano sui mass media.

Allora ci si strappa le vesti.

Esprimo la mia più sincera solidarietà al collega PESCAIOLI Giuseppe.

P.R.

08/01/2001

Con la presenta per manifestare la mia piena solidarietà al collega Pescaioli rappresentante COCER E.I.

Mar. Capo A. D.

08/01/2001

Esprimo la mia solidarieta' al rappresentante Co.CE.R. Pesciaioli Giuseppe esortandolo a non demordere dai suoi propositi e di lottare per quello in cui ha creduto, crede e credera!

Da parte mia un sentito augurio di buona fortuna ed un abbraccio in segno di ringraziamento per quello che ha fatto per noi finora!

M.llo 2 cl.AArsp atss''t'' P.M.L.

08/01/2001

Esprimo solidarietà per la spiacevole situazione che sta atraversando l'amico pesciaioli giuseppe.

D.D.

08/01/2001

La solidarietà è si una buona cosa ma serve solo moralmente. Purtroppo abbiamo tutti la "ali tarpate" per troppi, ed ovi, motivi.

Bisognerebbe ricordare cosa hanno fatto i poliziotti con le stellette, quando sono dovuti scendere in piazza per difendere i loro sacrosanti diritti che alla fine, buon per loro, sono stati riconosciuti perdendo le stellette.

Mi viene da pensare se in uno stato democratico, solo per i cittadini senza stellette beninteso, per fare valere i propri diritti palesemente calpestati in ogni modo ed in ogni circostanza o per esprimere delle opinioni, si deve essere denunciati, dove si trova la democrazia ??

Cosa stiamo aspettando ?

M.

08/01/2001

Cari Amici,

voglio esprimere tutta la mia solidarietà al collega Giuseppe e spero che insieme alla mia arrivino moltissime altre e-mail.

Purtroppo l'accaduto dimostra, ancora una volta, che la democrazia, il libero pensiero ecc.ecc. non rientrano tra i diritti dei militari italiani.

Meditiamo gente

 

08/01/2001

Esprimo solidarietà per il coraggioso collega che tra le altre cose conosco bene essendo della stessa caserma.

Resto disponibile per eventuali mozioni di qualsiasi tipo si vogliano prendere per il problema specifico e per tutti quelli che affliggono la categoria.

A. G.

07/01/2001

Voglio esprimere la mia solidarietà al nostro rappresentante co.ce.r. che si è trovato nei guai per aver espresspo liberamente la propria opinione al giornale liberazione. Chiedo inoltre se sia possibile far risaltare la vicenda tramite le varie televisioni in modo tale da far conoscere all'opinione pubblica la situazione di disagio nella quale versa il personale con le stellette. Grazie del'attenzione.

gigi

 

07/01/2001

Esprimo la mia solidarietà a Giuseppe e auspico una iniziativa sul N.G.M. al fine di raccogliere i fondi necessari alle sue spese legali.

Domenico Picone

NDR. Se sarà necessario provvederemo alla raccolta dei fondi. E' probabile che la denuncia si concluda con una sua

completa archiviazione!

07/01/2001

Io e tutta la segreteria UIL.P.A. Penitenziari di Piacenza, che ho l'onore di rappresentare, ti siamo vicini. Ti dico forza vai avanti, anchio sono un ex CO.CE.R.

Pasquale Negro

07/01/2001

Denuncia a carico di un delegato Cocer.

Cari colleghi,

la denuncia inoltrata a carico del collega ed amico Giuseppe Pesciaioli è la prova lampante delle condizioni in cui vive e lavora la rappresentanza militare(perlomeno a certi livelli di impegno), da sempre tra incudine e martello!!

Non conosco gli esatti termini utilizzati da Giuseppe Pesciaioli nel Suo articolo, ma potete stare certi che se si è fatto prendere un pò la mano con i termini utilizzati, lo ha fatto solo per difendere una categoria, la nostra, praticamente priva di qualsiasi elementare diritto.

Questa, purtroppo, è la prova dell'impegno profuso dai rappresentanti Coir e Cocer E.I. nel mandato ricevuto dalla base; è facile dire dalle colonne del Giornale dei Militari o sulle stesse pagine del sito, ma cosa fanno i ns. rappresentanti, dov'erano ecc.ecc..

Ora, purtroppo (e sottolineo purtroppo), Vi giro la stessa domanda che decine di colleghi mi fanno ogni giorno al cellulare: E VOI COSA FATE??

Ricordatevi che con la solidarietà NON si pagano gli avvocati!!!

In attesa di sollecito riscontro, saluto tutti.

Delegato Coir E.I.

bs.

NDR. Se sarà necessario provvederemo alla raccolta dei fondi. E' probabile che la denuncia si concluda con una sua

completa archiviazione!

07/01/2001

Sono un tuo collega momentaneamente sospeso dalla R.M., spero di conoscerti a Roma e sono vicino a te perchè la libertà di pensiero E' LIBERTA'.........

Ti leggo sempre e ti seguo.

Grazie ad assodiproverona@militari.org

mario

 

07/01/2001

Ho letto il testo della e-mail relativa alla denuncia del M.llo Pesciaioli alla procura militare.

Desidero esprimere, anche se può contare poco, la mia solidarietà verso il collega e tutto il mio disappunto riguardo al trattamento che subiamo da parte degli alti vertici.

Saluti

P. G.

 

07/01/2001

Tutta la mia solidarietà. Ma chi dice la verità non ha nulla da temere.

Almeno questo in una stato di diritto.

S.L.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rielaborazione CNN Italia

della mappa dei siti in Kosovo colpiti da proiettili all'uranio

impoverito fornita dalla

Nato all'Unep

 

 

COMUNICATI STAMPA

 

10/01/2001: Euromil: urgente bisogno di una investigazione della sindrome dei Balcani

30/12/2000: uranio, il silenzio dei vertici militari e politici

29/12/2000: Uso dell'uranio in Bosnia e Kosovo

24/12/2000: I Militari, lo Stato Italiano e l'Uranio Impoverito

COMUNICATO STAMPA DEL 10 GENNAIO 2001

EUROMIL: URGENTE BISOGNO DI UN INVESTIGAZIONE

DELLA SINDROME DEI BALCANI

 

 

Viste le ultime relazioni sulla possibile contaminazione dei militari impiegati nei Balcani da munizioni d'uranio, l'Organizzazione Europea delle Associazioni per Militari gradirebbe avere delle proposte sostanziali per un attento esame della così detta "Sindrome dei Balcani". Questo include le misure adottate da singoli governi Europei nonché quelli dell'UE e della NATO.

Il Segretario Generale dell'EUROMIL, Contrammiraglio (rretd) Ulrich A. Hundt, mette in risalto che un verdetto internazionale, concordato e fondato sulle cause di tutte le malattie conosciute, è di una necessità urgente. Lo scopo dovrebbe essere di ripristinare la fiducia dei militari, attraverso la risultante informazione, in coloro che sono politicamente responsabili. "Particolarmente nel caso delle missioni umanitarie, il dovere più importante dei politici, che prendono le decisioni, è di assicurare che i loro stessi cittadini in divisa non corrano dei rischi evitabili", costata Hundt. "Il coro crescente di preoccupazione dopo i rapporti di dieci soldati, già deceduti a causa della leucemia, e di diverse dozzine di militari, che soffrono gravi malattie, mette in serio pericolo la fiducia dei militari e delle loro famiglie nelle loro autorità politiche nonché nella prontezza futura degli Stati a prendere parte volontariamente alle missioni umanitarie."

 

L'Organizzazione Europea delle Associazioni per Militari chiama i politici che prendono queste decisioni ad affrontare questi problemi sul più alto livello politico e sollecita un'inchiesta immediata, coordinata ed estesa dei problemi esistenti da parte di un'équipe indipendente d'esperti - di munizioni nonché di medicina. Quest'inchiesta dovrebbe fornire informazioni credibili e condurre a decisioni vincolanti. Inoltre dovrebbe estendersi a tutte le malattie, che hanno colpito i militari, impiegati in e fuori l'Europa, e che sia provato che le stesse non sono state causate dagli effetti dell'uranio impoverito.

 

EUROMIL vivamente accoglie la richiesta dei Governi Europei a proibire l'uso di munizioni d'uranio esaurito, specie in considerazione delle possibili conseguenze per la cittadinanza dopo la fine del conflitto militare.

 

EUROMIL, l'Organizzazione Europeo delle Associazioni per Militari attualmente unisce 26 associazioni per militari di 19 paesi Europei. Come rappresentante NGO rappresenta gli interessi sociali di ca. 500.000 militari in Europa.

A CURA DELL'EUROMIL

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

DEL 30/12/2000

URANIO, IL SILENZIO DEI VERTICI MILITARI E POLITICI

 

UDINE. Mentre si susseguono casi di patologie tumorali e morti tra il personale militare inviato in missione nei Balcani per l'esposizione alle radiazioni dell'uranio impoverito, continua l'assordante silenzio dei vertici politico-militari del nostro Paese.

Secondo canoni già collaudati in passato stiamo assistendo a qualcosa di tanto prevedibile da sembrare un film già visto, infatti secondo il canovaccio collaudato per secoli nelle rappresentazioni della commedia dell'arte, anche oggi si parte da un avvenimento di una certa gravità, uno o piu' ministri che dovevano sapere ma non sanno, vertici militari responsabili reticenti, il tutto condito da una commissione d'inchiesta che salta a sorpresa dal cappello a cilindro del Governo di turno e fra qualche mese ci farà sapere di non essere approdata a nessun risultato.

Questa rappresentazione è già stata messa in atto per ustica, il cermis e in altre situazioni note a tutti, ma oggi, la nostra Associazione dice basta al non piu' tollerabile frenetico immobilismo attuato da chi dovrebbe assumersi tutte le responsabilità del caso e correre velocemente a riparare i danni sulla pelle di esseri umani inconsapevoli, lanciando un appello al Capo dello stato che si adoperi alla svelta per mettere fine a questa ennesima farsa.

Nel frattempo stiamo valutando strumenti e strategie necessarie da mettere a disposizione di tutti quei colleghi che, di ritorno da queste missioni, voglionointraprendere azioni per tutelare le proprie famiglie.

ASSODIPRO

 

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

DEL 29/12/2000

USO DELL'URANIO IN BOSNIA E KOSOVO

L'Associazione Solidarietà Diritto e Progresso che da oltre un decennio tutela i diritti costituzionali del personale militare e si batte per la costituzione del sindacato nelle FF.AA., condanna sia la pervicace reticenza del Governo sull'uso dell'uranio impoverito in BOSNIA che il colpevole ritardo con cui sono state emanate le regole di prevenzione nelle zone di operazioni nel KOSOVO, prevenzione che a tutt'oggi non ha ancora sottoposto a visite di controllo tutto il personale rientrato da queste zone di operazioni.

Pertanto ritiene opportuno che si costituisca una Commissione d'inchiesta del Ministero della Sanità, escludendone rigorosamente i medici militari, per avviare in tempi brevissimi, un'indagine conoscitiva tendente a verificare quanti casi di patologie tumorali, indebolimento del sistema immunitario ed infezioni herpes roster sono stati riscontrati tra il personale militare di età al di sotto dei 40 anni impiegato in missioni dal 1993 ad oggi nei BALCANI.

Una comparazione percentuale con altro personale militare, sempre al di sotto della stessa soglia di età, che non ha preso parte a queste operazioni, fornirà, senza ombra di dubbio, uno spaccato definitivo e veritiero sull'incidenza dell'uranio impoverito relativamente all'insorgenza delle patologie tumorali.

Questa indagine dovrà servire per porre fine al balletto di comunicati grotteschi, strumentalizzazioni politiche e personali che sino ad ora hanno caratterizzato questa vicenda senza tenere in debito conto la salute del personale militare.

La nostra Associazione aveva denunciato, già alla fine di luglio di quest'anno nel documento "sulla condizione del personale militare" inviato alla Commissione Difesa della Camera, i rischi che correva il nostro contingente inviato in KOSOVO, comparando questi rischi a quanto è accaduto al contingente americano e alla popolazione Irakena dopo la guerra del Golfo.

Purtroppo anche noi non eravamo in possesso di dati che potessero confermare l'uso di proiettili all'uranio impoverito anche in SOMALIA e in BOSNIA. Ne siamo venuti a conoscenza nel modo piu' semplice e sconcertante: navigando semplicemente nel sito internet delle Forze Armate Americane che, ammettendo l'uso di sistemi d'arma con uranio impoverito in SOMALIA, BOSNIA e KOSOVO ne illustrano la pericolosità partendo dall'immagazzinamento alle capacità distruttive e mettendo in guardia il personale militare sui rischi connessi all'esposizione, dettando rigide regole di prevenzione. Regole che sono, purtroppo mancate ai nostri contingenti, altrimenti qualche decesso poteva essere evitato.

Attualmente siamo venuti a conoscenza, oltre a qualche caso di tumore conclamato, che parecchi reduci da queste missioni, a circa un anno dal loro rientro, non sono stati sottoposti a nessun tipo di controllo e suppliscono a questa grave carenza provvedendo privatamente alle analisi e agli accertamenti periodici. Ovviamente, sino a quando a questi colleghi non gli saranno riconosciute le patologie ascrivibili a cause di servizio, non siamo autorizzati a fare nessun nome, ma a cose concluse tutti usciranno allo scoperto per denunciare pubblicamente carenze, omissioni e superficialità con cui sono stati mandati allo sbaraglio.

Pertanto, lanciamo un appello a tutti coloro che hanno partecipato a missioni nei luoghi sopracitati di mettersi in contatto con la nostra Sede dell'Assodipro di Udine, delegata a segure il caso, via Tiberio Deciani, 10 - 33100 Udine - FAX 0432 21112 - e-mail: asdpfvg@tin.it

A CURA DEL DIRETTIVO NAZIONALE ASSODIPRO

 

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

DEL 24/12/2000

I Militari, lo Stato Italiano e l'Uranio Impoverito

 

L'ASSOCIAZIONE SOLIDARIETA' DIRITTO E PROGRESSO NEL PERSEGUIRE IL SUOI INTENTI DI TUTELA DEL PERSONALE MILITARE:

 

- MANIFESTA PIENA SOLIDARIETA' VERSO TUTTI I MILITARI ITALIANI COINVOLTI NELLE TRAGICHE VICENDE LEGATE ALLE CONSEGUENZE DELLE SOSTANZE TOSSICHE E RADIOATTIVE UTILIZZATE DURANTE I CONFLITTI MILITARI;

- OFFRE IL PIENO SOSTEGNO OLTRE CHE MORALE ANCHE MATERIALE, ATTRAVERSO LE SUE STRUTTURE , A TUTTI I MILITARI E ALLE LORO FAMIGLIE, ALLO SCOPO DI TUTELARE I LORO DIRITTI E DI GARANTIRE LORO QUELL'AIUTO CHE VIENE INVECE NEGATO DALL'AMMINISTRAZIONE;

- EVIDENZIA LA NECESSITA' CHE LE STRUTTURE MILITARI SI FACCIANO CARICO DI GARANTIRE A TUTTI I MILITARI IL DIRITTO DI EFFETTUARE GLI OPPORTUNI ACCERTAMENTI SANITARI ("ANCHE QUELLI COSTOSI") ALLO SCOPO DI PREVENIRE OGNI POSSIBILE CONSEGUENZA DELLE SOSTANZE PERICOLOSE PRESENTI NEI TERRITORI TEATRO DI OPERAZIONI BELLICHE;

- EVIDENZIA CHE LE RENITENZE DIMOSTRATE DALLE ISTITUZIONI MILITARI E CIVILI CONFERMANO ANCORA UNA VOLTA LA NECESSITA' DI RICONOSCERE AI MILITARI UNO STRUMENTO RAPPRESENTATIVO CHE ABBIA EFFETTIVI POTERI DI AUTOTUTELA CHE SIA AUTONOMO E INDIPENDENTE RISPETTO ALL'AMMINISTRAZIONE;

- L'ASSODIPRO RILEVA INOLTRE L'INCONCEPIBILE CARENZA DELLE ISTITUZIONI NEL DARE IL GIUSTO RILIEVO E IMPORTANZA AL RUOLO CHE SVOLGONO I MILITARI ITALIANI CON RIGUARDO PARTICOLARE ALLE MISSIONI ESTERE;

NON E' INFATTI ACCETTABILE CHE PER AVERE IL GIUSTO RILIEVO E RICONOSCIMENTO PER LE ATTIVITA' SVOLTE, I MILITARI ITALIANI DEBBANO ESSERE COLPITI DA TRAGEDIE CHE LI COINVOLGONO PERSONALMENTE E SI RIPERCUOTONO SULLE LORO FAMIGLIE.

 

E' INDISPENSABILE CHE LO STATO RICONOSCA LA LORO SPECIFICITA' E L'IMPORTANZA DEL LORO RUOLO INTERVENENDO ATTRAVERSO I SEGUENTI PUNTI FONDAMENTALI:

- RICONOSCIMENTO DELLO STATUS DI MILITARI ATTRAVERSO UNA DISTINZIONE ECONOMICO - GIURIDICA, RISPETTO AL NORMALE PUBBLICO DIPENDENTE;

 

- RICONOSCIMENTO DI UNO STRUMENTO DI AUTOTUTELA AUTONOMO E INDIPENDENTE RISPETTO ALL'AUTORITA' MILITARE;

 

- TUTELA REALE DEI MILITARI COINVOLTI NELLE TRAGICHE

VICENDE E DELLE LORO FAMIGLIE.

ASSODIPRO

 

 

L'AEREO CONTROCARRI AMERICANO A-10

ARMATO CON MUNIZIONI ALL'URANIO IMPOVERITO

 

 

 

L'aereo sprigiona una "guerra di fuoco" con i suoi oltre 3.500 colpi al minuto

E' utilizzato per colpire i tank nemici

 

 

 

 

 

URANIO IMPOVERITO, A CHI GIOVA?

a cura di m.a. - Pavia

05/01/2001

Sono piuttosto confuso: a fronte di notizie allarmanti sugli effetti dell'uranio impoverito vengono trasmesse notizie "tranquillizzanti" su altri tipi di utilizzo dello stesso materiale.

Si parla di radioattività di questo materiale, ma nessuno spiega come e perchè il DU (uranio impoverito) venga utilizzato, se è vero, sugli aerei civili e, ho letto, anche in alcune strutture negli ospedali.

Le blindature di certi carri armati sono composte anche da uranio impoverito, ma se è radioattivo non è pericoloso per gli equipaggi?

E poi: chi fabbrica questi proiettili? Dove sono le fabbriche? Che misure di sicurezza adottano? Quali sono gli effetti sanitari sui lavoratori di queste industrie? Esiste qualche statistica o qualche indagine epidemiologica su questi lavoratori?

Due dubbi mi tormentano:

1) la Nato e i vertici militari (o alcuni vertici...) stanno tentando di nascondere qualcosa di ben più grave?

Confesso che mi sembra possibile questa ipotesi, anche se, mi pare si stia ritorcendo contro la stessa Alleanza Atlantica: già si stanno mobilitando rossi, verdi e compagnia brutta per chiedere lo scioglimento della Nato o almeno l'uscita dell'Italia dall'alleanza.

2) potenze ostili all'occidente potrebbero essere coinvolte in una sorta di esperimento a media - lunga scadenza mediante l'utilizzo di aggressivi chimici di nuovo tipo?

Ormai è noto da tempo che la guerra chimica è alla portata di stati anche non particolarmente "attrezzati" dal punto di vista industriale.

Un rapporto della Federazione degli Scienziati Americani sul pericolo di guerra chimica, sostiene senza ombra di dubbio che molti impianti per la produzione di pesticidi per l'agricoltura possano facilmente essere convertiti all'uso militare... Per quanto riguarda i "cervelli", beh, penso che ce siano in abbondanza sul "mercato", soprattutto dei paesi ex-comunisti e i soldi non costituiscono un problema: Bin Laden docet...

Cordiali saluti - m. a. Pavia

URANIO IMPOVERITO

I MILITARI SI RACCONTANO!

Sono un sottufficiale dell' Esercito Italiano e come tanti miei colleghi e commilitoni sono stato impiegato nella ex-jugoslavia come conduttore automezzi presso il Comando IFOR.

I miei periodi in quel di Sarajevo sono stati dal 1995 al 1996.

Alla fine di settembre dello stesso anno (1996), iniziai ad accusare forti dolori di stomaco.

Dopo tutte gli analisi di rito mi veniva diagnosticato un Linfoma non Hodgkin Gastrico.

Subito ottoposto a 5 cicli di Chemioterapia, che pero' risulto' (mio malgrado) insufficiente.

Nel 1998 venivo sottoposto ad intervento chirurgico per Gastrectomia Totale.

Adesso sono costretto, per mia disgrazia, a convivere con fastidiosi disturbi fisici e psichici.

Volevo semplicemente segnalare il mio caso, anche se in ritardo.

Un collega!

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Il mio capo servizio ha disposto che tutto il suo personale dipendente si sottoponga a delle vaccinazioni, nell'eventualità di un intervento del nostro reparto in zone a rischio di malattie infettive. In particolare le vaccinazioni in questione, o meglio le sostanze da assumere, sono le seguenti:

DIF-TETALL (H - ATETALL)

NEOTYF CPS

MENOMUNE A+C

IMOVAX POLIO

STAMARIL PASTEUR

TWIN - RIX (ENGERIX B)

I miei quesiti sono i seguenti:

1. Ci sono controindicazioni relativamente all'assunzione delle sostanze e relative vaccinazioni prima indicate?

2. Quali sono i tempi da frapporre tra una vaccinazione e l'altra? Visto che è consuetudine al mio reparto usare tempi di somministrazione molto stretti (da 7 a 15 giorni prima della partenza).

3. Quali sono i metodi per sapere anticipatamente se una persona è già portatrice sana di alcune di queste malattie o che l'organismo possiede già gli anticorpi necessari a contrastare alcune malattie.

4. Ho una bambina di 18 mesi. Vorrei sapere se nel periodo in cui una persona è sottoposta a vaccinazione ci sono rischi di trasmissione verso una persona non ancora immune al contagio.

5. Tra i medicinali da assumere ci sono degli emoderivati? E se si quali sono i rischi dovuti all'assunzione di medicinali così realizzati?

6. Si può pretendere, soprattutto con disposizioni verbali, che delle persone si vaccinino nell'eventualità, se pur remota, di un impiego in zone a rischio?

In attesa di vostre risposte vi ringrazio anticipatamente, e mi scuso se ci sono delle imprecisioni o addirittura delle assurdità in quello che ho esposto ma sono totalmente all'oscuro della materia.

Distinti saluti.

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URANIO 238

Ciao a tutti, mi chiamo Mauro sono un Sottufficiale dell'Aeronautica Militare, inviato nello scorso anno in missione di pace in Kosovo, quindi, vi ho contattato per saperne di più sull'argomento "URANIO 238 ", trovando così un sito molto interessante del quale mi piacerebbe fare parte.

Vi sarò molto grato per la collaborazione che mi fornirete per capire meglio quello che sta succedendo ai nostri colleghi inviati come noi nelle missioni di pace.

Mauro.

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ANCHE PER LA BOSNIA CI SI DEVE PREOCCUPARE?

Innanzitutto voglio ringraziarvi per la preziosa collaborazione da voi offertami, mentre l'aiuto riguardando l'oggetto riguarda la missione che ho svolto in Bosnia nel 1998,con tutto questo parlare dell'uranio impoverito mi stanno nascendo dei bubbi, devo preoccuparmi? Grazie nixsis

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URANIO E MASS-MEDIA

Perché in TV si parla così poco di uranio? Questo problema esiste da sette anni nelle missioni nei Balcani e non nascondo che nelle caserme il problema gia' si conosceva, ma non potevamo parlarne e tuttora non possiamo perché i nostri signori superiori ce lo impediscono e noi giovani Volontari in Ferma Breve (l'esercito di quale futuro?) ne pagheremo le conseguenze!!!!

Se non partiamo, rischiamo di essere cacciati via poiché non siamo in servizio permanente e a dirla tutta noi partiamo per guadagnare qualche soldo in più, visto che siamo gli unici che non percepiamo tredicesima mensilità e neanche una busta paga e di qui tutti i problemi correlati. Io credo che dovrebbero bandire la pubblicità del nostro arruolamento perché sarrebbe l' inizio di un nuovo olocausto dove i nazisti sono i politici italiani e noi facciamo la parte degli ebrei perseguitati!!!!!

Tutto ciò a nome dei reduci delle FF.AA, i quali sono stati impegnati in tutte le missioni di pace nel mondo, ma ora gravemente malati, se non già morti ed una nota particolare per i colleghi dell' A.M., che non vengono citati, ma sono anche loro li' nei Balcani a presidiare gli aeroporti !!!!!!!

 

 

In attesa di una risposta, cordiali saluti dai Volontari in Ferma Breve ( l' esercito di quale futuro?)

 

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A CHI GIOVA PRODURRE E SMALTIRE L'URANIO?

Scusino la mia ignoranza....ma da giorni un dubbio atroce mi perseguita.

Mi chiedo: Potrebbe trattarsi o no, di una sorta di famigerato algoritmo risolutivo, volto a liberarsi con la minima spesa ed il più alto profitto delle scorie radioattive non più impiegabili per usi energetici?

Stoccare e conservare le scorie di questo genere richiede ingenti risorse finanziarie.

Perché alla fine del naturale ciclo d'uso non farne ogive per proiettili e dispensarne con la scusa dell'intervento armato necessario,.......... in casa d'altri ?

Katanca

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NE VALE LA PENA DI ANDARE ALL'ESTERO...

E lo scempio si compie assieme alla vicenda sull'uranio impoverito!!!!!!!!! Colleghi rifiutatevi di andare all'estero per quel piatto di lenticchie ..., non tutelano proprio niente i nostri "gerarchi"

Loro muoiono di vecchiaia .......................e si fanno riconoscere cause di servizio per noi impensabili....

pa.

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LE PAURE CI SONO, ECCOME!

COME DEVONO COMPORTARSI I MIEI COLLEGHI V.F.B. RIENTRATI DAI BALCANI?

E SOPRATTUTTO IO CHE DEVO PARTIRE A MAGGIO?

UNA NOSTRA MOSSA SBAGLIATA E CI SBATTONO FUORI DALLA FF.AA. VISTO CHE NON SIAMO IN S.P.E.!!!!!!!!

UN CONSIGLIO LEGALE SE E' POSSIBILE!!!!

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MISSIONE UNMEE ETHIPIA/ERITREA

Cari amici,

sto per partire per la missione sopra citata, cosa mi consigliate..., ovvero di cosa devo aver timore?

Non so nemmeno quanto percepiro', ne' la diaria italiana ne' quella dell'ONU.

Sapete in Kosovo con l'OSCE ci hanno "fregato" dopo aver fatto il decreto apposta ci hanno decurtato il compenso del 50% ed ora siamo in "ballo" con il ricorso al TAR, non vorrei essere fregato un'altra volta.

saluti

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RITIRARE LE NS. FORZE DAI BALCANI?

Chiedo se si è già pensato o si può pensare di fare un gruppo di pressione da parte dei militari nei Balcani o reduci o selezionati per partire o dei loro familiari per chiedere l'immediato ritiro delle nostre forze dai Balcani. Attendo una vs. cortese risposta.

Prato

ndr. abbiamo passato la richiesta alla sezione di udine.

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FORSE TU NE SAPRAI PIU' DI NOI!

Ciao a tutti, sono un Sottufficiale dell'Aeronautica Militare, inviato nello scorso anno in missione di pace in Kosovo, quindi, vi ho contattato per saperne di più sull'argomento "URANIO 238 ", trovando così un sito molto interessante del quale mi piacerebbe fare parte.

Vi sarò molto grato per la collaborazione che mi fornirete per capire meglio quello che sta succedendo ai nostri colleghi inviati come noi nelle missioni di pace.

 

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POSSO RIFIUTARMI DI ANDARE ALL'ESTERO?

Sono un Maresciallo degli Alpini e avrei da porre delle domande che ultimamente mi ronzano per la testa.

* Un Militare si può rifiutare di parteciapre a operazioni fuori dal territorio nazionale? (dato che non ha giurato per la difesa di paesi esteri);

* Se non possiamo scioperare, come possiamo dar voce alle nostre richieste?

* Se mi incateno alle porte di palazzo Chigi, a quali sanzioni posso incorrere?

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Esclusivo

La testimonianza di un militare italiano reduce dal Kosovo, a cui è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkins

 

di Elisabetta Burba, Francesca Folda e Donatella Marino per Panorama Online

PANORAMA ON LINE DEL 26/12/2000

Antonio ha 23 anni, è sardo, è un reduce dai Balcani, precisamente da Skopje in Macedonia, zona di confine rispetto alle aree colpite dai bombardamenti con proiettili all'uranio impoverito. Da poco più di un anno gli hanno diagnosticato un linfoma di Hodgkins. Per rispetto della privacy di una persona malata, che chiede di rimanere anonima, il nome è di fantasia (quello vero è comunque noto all'autore di questo articolo). La sua storia è drammatica. Panorama Online la racconta perché è una testimonianza dei timori sorti fra militari italiani che furono impiegati nei Balcani, o sono tuttora nell'area, dopo le notizie e le polemiche sull'impiego di proiettili all'uranio durante la guerra contro la Serbia di Slobodan Milosevic.

Del resto, dopo l'allarme lanciato dall'Osservatorio per la tutela della Forze armate e l'istituzione di una commissione scientifica d'inchiesta, nominata dal ministro della Difesa Sergio Mattarella, i dubbi continuano a essere più delle certezze.

Ecco la testimonianza di Antonio.

Quando si è accorto della malattia?

Ero da pochi mesi rientrato in Italia dopo la missione nei Balcani, cui avevo preso parte come volontario. Avevo appena finito il corso per diventare effettivo ed ero stato assegnato a una caserma del Nord. Un lavoro che mi piaceva, ma che è durato poco: presto mi sono accorto di non stare bene.

Quindi?

È iniziato il calvario in ospedale, fino alla diagnosi, e la trafila burocratica fra la caserma e il distretto militare, solo per mandare i documenti necessari ad attestare la malattia.

Vuol dire che nessuno, da parte delle autorità militari, si è interessato al suo caso in tutto questo tempo?

Ho affrontato da solo la malattia e le cure. E solo adesso vengo a sapere che forse proprio in quella che doveva essere una missione di pace potrei essere stato contaminato.

Ma sapevate dei bombardamenti con uranio impoverito?

Sono stato in Macedonia tre mesi, fino a giugno del '99, allora non ne sapevamo nulla. Eravamo lì per approntare una base da cui raggiungere il Kosovo. Ci siamo trovati invece a fronteggiare i profughi: una vera emergenza umanitaria. Avevano bisogno di tutto, i bambini anche semplicemente di giocare. Noi lo facevamo.

Avevate equipaggiamento adatto per allarmi chimici-biologici?

Avevamo speciali guanti, tute e stivali Nbc. Ma non li usavamo: non c'era allarme.

Rimpianti?

Che un'esperienza umanamente bella e importante si stia trasformando in un incubo. Mi sento abbandonato a me stesso. E poi mi rimane un dubbio.

Quale?

Se sapevano di un possibile pericolo per la salute, perché al rientro in Italia non ci hanno fatto fare subito analisi e controlli adeguati?

FONTE: PANORAMA ON LINE DEL 26/12/2000

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LE NOSTRE PAURE!

dai Balcani al Kosovo!

A cura di un SU.

20/12/2000

Sono un Sottufficiale dell'Esercito Italiano, sono stato impiegato in Kosovo da luglio a novembre del 2000 a Dakovica, presso il nostro compaund ( TASK FORCE "ASTRO") ci sono state n.2 riunioni tenute da personale del RGT NBC di Civitavecchia, ci hanno spiegato che per venire contaggiati occorre venire a contatto con i proiettili in uranio, oppure respirare le polveri.

La cosa che mi da fastidio é che alla richiesta se si potevano effettuare degli esami approfonditi, ci veniva risposto che siccome non vi era rischio di contaminazione, non venivano effettuati nessun tipo di esame, se vogliamo dobbiamo effettuarlo a nostre spese, DOBBIAMO PRIMA AMMALARCI PER ESSERE SOTTOPOSTI A VISITE ?

 

a cura di K. F.

19.12.2000.

Leggendo le pagine di un noto quotidiano nazionale, evidenziavo amaramente le differenze di questa ingiusta società, mentre da una parte si parlava della strenna natalizia che i nostri politici si sono fatti da soli nel più totale silenzio,1.400.000 circa con relativi arretrati, dall'altra il terrore e la paura di tutti i militari Italiani impegnati nei Balcani, o che lo sono stati, compreso il sottoscritto, che comincia a venir fuori nella sua devastante drammaticità. Il ministro della Difesa che parla ancora di controlli da effettuare, di voler sapere i nomi di coloro che sarebbero stati contaminati dall'uranio impoverito, di allarme ingiustificato.

Avete mai visto sulle reti T.V. nazionali qualche servizio approfondito, tecnicamente valido e chiarificatore, su un argomento che sta gettando nello sconforto migliaia di famiglie Italiane?

Niente, se non fosse stato per la volontà di qualche giornalista, non si saprebbe nulla, tutto tranquillo, tutto normale, quando poi si scoperchiano i vasi tutti tremano.

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a cura di R.C.

18/12/2000

Spett.Le Associazione e cari colleghi,

sono un maresciallo di 2' classe dell'A.M. frustrato amareggiato e deluso di come veniamo trattati dai nostri superiori e dalla nostra Amministrazione.

Il mio nucleo familiare è composto da quattro persone e come tanti altri amici colleghi bisogna sbarcare il lunario con il nostro "STIPENDIO", cerco di rendermi utile come posso prodigandomi in toto nel lavoro, affronto una situazione di pendolarismo non indifferente vista la mia distanza dall'Ente cui sono in forza (100 Km), non mi sono mai lamentato di niente (questa è la prima volta che lo faccio), per arrotondare lo stipendio mi sono offerto volontario per la missione di pace in Kosovo e per tutta risposta cosa ascolto? Colleghi che stanno morendo di leucemia, neoplasie tumorali, e disturbi vari legati all'attacco del sistema immunitario centrale, dovuto all'uso di Uranio impoverito usato nei Balcani, i nostri politici che non ci sanno dare una risposta adeguata (?) e non sanno prendere le dovute contromisure, e dulcis in fundo proprio in questo momento ho appreso dalla televisione che i nostri politici e parlamentari, alla chetichella si sono aumentati lo stipendio di 1.400.000 , poverini.

 

 

TANK ABBATTUTO DA AEREO A-10

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: http://digilander.iol.it/uranioimpoverito/

 

 

 

 

 

URANIO IMPOVERITO

RASSEGNA STAMPA

 

16/01/2001: Il nuovo: Proiettili all'uranio usati anche a Nettuno?

14/01/2001: L'Arena di Verona: La sindrome dei balcani - Un altro militare morto?

13/1/2001: Il Gazzettino On Line: Uranio nei poligoni friulani? Valdo Spini lo esclude

09/01/2001: ANSA: Uranio - USA sollecitano NATO a prendere precauzionui

08/01/2001: L'Arena di verona: Giovannardi (CCD) contesa

07/01/2001: Brescia oggi: Io Bresciano dalla Bosnia al tumore

06/01/2001: ANSA: ONU, seri rischi anche per la salute;

04/01/2001: Corriere della Sera: E i generali temono di perdere i volontari

04/01/2001: Corriere della sera: Uranio, Prodi: "La verità anche sui civili"

03/01/2001 - Radio Capital: Il Presidente Ciampi scrive a Mattarella

03/01/2001 - La Repubblica: Uranio, un altro morto

03/01/2001: La Repubblica: Uranio - "Attenti ad una nuova Ustica"

31/12/2000 - La Repubblica: "Uranio" Non avevamo le maschere, ci hanno nascosto la verità

31/12/2000 - La Repubblica: L'ombra delle armi chimiche

29/12/2000 - Il Manifesto: Uranio, il muro del silenzio

26/12/2000 - Panorama on line: La morte di tre soldati riapre il caso

24/12/2000 - Corriere della Sera:Uranio, sono "pulite" le basi in Bosnia

22/12/2000 - Brescia Oggi: caso Kosovo. Preoccupazione anche tra i militari bresciani

21/12/2001: Liberazione: morte per uranio?

a cura di Pesciaioli Giuseppe

delegato del CO.CE.R.

21/12/2000 - La Repubblica: armi all'uranio - La Procura sta già indagando

20/12/2000 - Il Messaggero: il silenzio dei generali

19/12/2000 - Il Messaggero: Colpiti da tumore altre due militari reduci dai Balcani

19/12/2000 - Il Corriede della Sera: i rischi per l'uranio disperso nel terreno dopo la guerra

22/9/2000 - Il Messaggero: leucemia tra i soldati in kosovo?

 

 

IL NUOVO - 16/1/2001

Proiettili all'uranio a Nettuno?

Interrogazione in Regione del consigliere diessino Marroni. Vuole che la Giunta accerti quali munizioni vengono usate nella base militare del litorale. In tutta la zona sarebbero in aumento leucemie e tumori.

ROMA-Munizioni ad uranio impoverito sono state sparate e vengono tuttora usate nel poligono dell'Esercito

a Nettuno? E' la domanda fatta dal consigliere regionale diessino Angiolo Marroni in una interrogazione al presidente della giunta Francesco Storace, in cui sottolinea un aumento di casi e morti per tumori e leucemie nella zona, che sarebbero collegabili, secondo il diessino, anche alla presenza nella zona della centrale nucleare dui Borgo Sabotino.

Nell'interrogazione Marroni ha chiesto a Storace, qualora il suo interrogativo dovesse trovare una risposta affermativa, "se non ritenga di chiedere la sospensione immediata di tali esercitazioni". Inoltre l'esponente dei Ds ha chiesto se non sia utile realizzare un monitoraggio nel territorio per verificare se sussistono fonti di radioattività e "procedere quindi, se necessario, ad un'immediata bonifica dell'area".

Marroni ha aggiunto che "il continuo aumento di nuovi casi e decessi per tumori e leucemie, registrato sulla fascia costiera che va da Anzio a Sabaudia", proprio dove c'è il poligono di tiro, "rilevati dalla Asl, dà luogo ad ulteriori elementi di inquietudine su cui andrebbe fatto un attento studio epidemiologico sanitario per verificare se possano sussistere interconnessioni scientificamente provate".

La notizia sarebbe arrivata all'orecchio di Marroni dal consigliere circoscrizionale della Quercia Rosario Varriale. Alcuni operatori civili del poligono e del ministero della Difesa hanno dichiarato che negli anni '90 è stato fatto largo uso di questo tipo di munizioni, in parte prodotte dalle officine israeliane, con più di 12mila colpi sparati. Molti colpi sarebbero anche finiti in mare.

Il poligono di Nettuno è stato usato negli ultimi anni per la sperimentazione di armi di medio taglio. Nella zona si sarebbero esercitati in passato anche i sovietici.

Un'analoga interrogazione è stata fatta, congiuntamente, al sindaco di Nettuno dai gruppi consiliari Ds dei due comuni costieri situati ad una quarantina di chilometri a sud di Roma.

 

L'ARENA DI VERONA DEL 14/01/2001

LA SINDROME DEI BALCANI

URANIO, UN'ALTRO MILITARE MORTO?

GLI USA: NON E' RADIOATTIVO

ROMA. Il caso di un altro militare morto per presunta contaminazione da uranio impoveritoè stato denunciato ieri da Carlo di, Carlo di Assodipro, un'associazione che si occupa della tutela del personale delle forze armate.

Di Carlo parlando con i giornalisti a margine di una conferenza stampa della "Rete abolire l'uranio impoverito", composta da numerose associazioni - ha detto che la segnalazione proviene dai genitori del giovane militare, che non ha mai prestato servizio nei Balcani, ma è stato impegnato in un poligono della Sardegna. Proprio in questi poligoni "è probabile - ipotizza di carlo - che sia stato fatto uso di proiettili all'uranio impoverito". La morte risalirebbe a "diversi anni fa", secondo Assodipro, che si riserva di fornire nei prossimi giorni ulteriori particolari sull'episodio.

Di contaminazione radioattiva per presunti proiettili all'uranio presenti in un poligono italiano, si è parlato a lungo in questi anni in relazione al caso della morte di un militare sardo, che aveva prestato servizio al poligono di Capo Teulada, ma le forze armate e il ministero della Difesa hanno sempre escluso che in quell'area addestrativa siano stati utilizzati o stoccati proiettili all'uranio impoverito.

"Gli avvenimenti di questi giorni dimostrano che le missioni internazionali di pace sono sconsigliabili per i militari di leva, sia per via dell'addestramento che per l'assunzione dei rischi". Lo ha detto il Presidente della commissione Difesa della Camera, Valdo Spini, commentando la vicenda dei proiettili all'uranio impoveito.

La Royal Navy, si sta sbarazzando gradualmente dei proiettili all'uranio impoverito in dotazione a 14 delle sue navi, dato che la società americana che li fabbrica ha cessato di produrli. Lo ha annunciato il ministero della Difesa Britannico.

Secondo il "Times" di Londra, la società americana ha preso tale decisione perche' preoccupata delle conseguenze sulla salute dell'uranio impoverito, sospettato di aver causato tumori e altre malattie agli ex combattenti nel golfo e nei Balcani. Il "Times" ha aggiunto che la marina statunitense sta eliminando le sue riserve di tali munizioni da un decennio, per sostituirli con proiettili al tungsteno, metallo non radioattivo e molto meno tossico dell'uranio impoverito.

Infine, l'uranio impoverito non puo' causare la leucemia. Una schiera di scienziati americani, reagendo alla polemica europea, ha confermato ieri la tesi del Pentagono in una serie di interviste al "New York Times".

Gli studiosi affermano che è "biologicamente impossibile" per l'uranio impoverito usato nelle armi americane causare leucemia. Le particelle radioattive emanate non sono infatti in grado di raggiungere il midollo osseo.

 

IL GAZZETTINO ON LINE DEL 13/1/2001

URANIO NEI POLIGONI FRIULANI?

VALDO SPINI LO ESCLUDE

 

Il Presidente della Commissione difesa della camera annuncia uno screning sugli alpini della Julia andati in Bosnia.

<<Non c'è uranio nei poligoni del friuli, a quanto ci consta>>. Lo assicura il presidente della commisisone Difesa della Camera Valdo Spini, intervenuto ad udine a un convegno dei Ds su "Abolizione del servizio di leva e condizioni del personale militare": nelle esercitazioni effettuate nei poligoni friulani, primo fra tutti quello del Dandolo a Maniago, non sarebbero stati sparati i proiettili che stanno tenendo l'Europa col fiato sospeso. <<La commissione tuttavia agirà di concerto con la magistratura militare che ha già aperto un fascicolo: non solo dice - ma vogliamo capire quali sono le responsabilità politiche che stanno dietro alle mancate informative Nato sui bombardamenti in Bosnia nel '94. In un'alleanza non hanno piu' ragione di esserci segreti fra forze che coperano>>. A rassicurare la famiglie ci sarà anche uno screening su tutti i militari: già iniziato per gli Alpini della Taurinense, a giorni sarà iniziato anche per quelli della Julia. <<I nostri militari - spiega Spini - stanno dando dimostrazione di grande serietà. Non c'è ne' uno che abbia chiesto il rimpatrio dal Kosovo>>.

Sull'uranio però puntano le proteste dell'Asociazione "Solidarietà, diritto e progresso" che con il suo portavoce Michele Gambato parte all'attacco: <<Controlli per tutti? Test anticontaminazione in Italia si fanno solo all'Enea di Bologna e al Cisam di Pisa e costano due milioni a persona. Lo stato ha soldi per farli a 10 mila volontari, o si limiterà a esami del sangue e delle urine?>>.

<<Nelle urine non si puo' trovare traccia di radioattività - incalza Giovanni Castaldo, presidente della commissione sanità della Regione e forse non va cercato tanto l'uranio quanto i residui di sostanze chimiche sprigionatesi in seguito a bombardamenti di industrie e arsenali>>. Parere scientifico: Castaldo è ufficiale medico nell'Esercito e ha partecipato a missioni in Libano, Albania e Kurdistan. Per il resto, Spini si concentra poco sui temi friulani: analizza la vasta riforma dell'Esercito che <<in 5 anni ha portato piu' cambiamenti che nei 50 precedenti. Professionalizzazione, abolizione della leva, servizio civile volontario e formazione professionale per i soldati. Queste le nostre conquiste>>. Sì ma la ristrutturazione delle forze armate ha portato alla dismissione di decine di caserme in Friuli: <<è un problema che va risolto al piu' presto. Torneremo all'attacco per farcela entro questa legislatura: per il Trentino la sdemanializzazione è già stata fatta. esistono problemi tecnici che si possono superare con la volontà politica, per non fare scempio di strutture moderne che potrebbero essere di grande utilità ai Comuni>>.

Walter Tomada

 

 

L'ARENA DI VERONA

GIOVANNARDI (CCD) CONTESTA

"E' un'isteria collettiva"

 

ROMA. "Isteria collettiva sulla vicenda uranio". La denuncia l'On. Carlo Giovannardi del CCD, che giudica grave anche il fatto che "vari militari con le stellette dai COCER passano a fare i sindacalisti e scopritori di casi, a volte inesistenti, e ora sono probnti a candidarsi alle elezioni".

"Io sono preoccupatissimo - dice il vicepresidente della camera - per il ruolo di questi militari, perchè non si capisce se la loro funzione sia costruttiva, di segnalare casi, oppure di fare speculazioni che provocano drammi nelle famiglie dei militari stessi".

Giovannardi accusa anche "un certo mondo politico che - dice - ha perso la testa, non meno di un certo giornalismo". "Purtroppo - aggiunge - ci sono persone malate di leucemia ma dai dati del Comando dei carabinieri emerge che ogni anno si ammalano di leucemia 10 militari, di cui 5 sono morti negli ultimi 5 anni senza essere staati nei balcani; altri 67 carabinieri sono morti per tumore e solo due erano nei balcani".

Giovannardi incalza: "Ci sono esponenti della maggioranza, come Cossutta, che chiedono addirittura il ritiro del contingente italiano in bosnia. Oppure il presidente del Consiglio Amato che ha chiesto informazioni alla Nato in termini ultimativi, scordando che noi facciamo parte della nato con responsabilità ai vertici di questa organizzazione".

 

ANSA 09/01/2001

URANIO: USA SOLLECITARONO NATO A PRENDERE PRECAUZIONI

 

(ANSA) - BRUXELLES, 9 GEN - Non passa alla Nato, dopo il 'no' di Stati Uniti e Gran Bretagna, la proposta italiana per una moratoria sull'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito fino a quando non sara' stata fatta chiarezza sui loro possibili effetti nocivi. Roma incassa invece la creazione di un gruppo di lavoro in sede Nato per la raccolta e lo scambio di informazioni e studi sulla 'sindrome dei Balcani' e l'impegno dell'Alleanza a fornire in tempi ragionevoli la mappa delle zone interessate in Bosnia. Sono queste, secondo varie fonti diplomatiche della Nato, le indicazioni emerse dalla riunione odierna del Comitato politico e dall'incontro informale degli ambasciatori dell'Alleanza, entrambi volti a preparare il Consiglio Atlantico in programma domani. La proposta dell'Italia sulla sospensione nell'uso delle armi DU (Depleted Uranium) - che di fatto non sono attualmente impiegate nelle missioni di pace della Nato in corso - e' stata illustrata stamane agli alleati nel quadro di un documento di piu' ampio respiro presentato dal governo di Roma su un problema che sta scuotendo le opinioni pubbliche in vari paesi d'Europa. Accanto a richieste ed ipotesi di lavoro gia' fatte filtrare nei giorni scorsi in sede Nato, i diplomatici italiani hanno invitato gli alleati a considerare l'idea di soprassedere all' utilizzo di proiettili DU per il tempo necessario ad una valutazione comune dei rischi ad essi connessi. Molti paesi, colti un po' di sorpresa da una proposta maturata nelle ultime ore, non si sono pronunciati in modo esplicito. La Germania - confermano fonti della Nato - si e' sostanzialmente allineata alla posizione italiana, mentre Washington e Londra si sono opposte. Le consultazioni sul tema continueranno nelle prossime ore, ma appare fortemente improbabile che su questo punto possano esserci entro domani significative novita'. Le decisioni, nella Nato, vengono assunte per consenso: anche una sola voce dissenziente e' dunque sufficiente per impedire un'intesa. Proprio sulla base di questo principio, e' possibile che alcuni paesi non si siano espressi perche' prevedevano che almeno gli Usa si sarebbero detti contrari alla moratoria. In ogni caso - hanno fatto notare fonti dell' Alleanza - ''queste non sono decisioni che si prendono in quattro e quattr'otto'' e occorrera' attendere eventualmente gli esiti di una riflessione piu' approfondita. Se su questo fronte non vedra' probabilmente adottata in modo formale una posizione dei Diciannove, Roma segna a suo favore il fatto di aver preso l'iniziativa per sollevare in sede Nato un reale dibattito sulla questione dell'uranio impoverito. Come paese che ha contribuito in modo sostanziale alle missioni di pace dell'Alleanza nei Balcani, l'Italia ha posto ai partner un problema politico di fondo. Le operazioni di peacekeeping dell'Alleanza - e' stata la tesi primaria del governo italiano - richiedono nei paesi partecipanti l'appoggio delle opinioni pubbliche, che va mantenuto nel tempo. Per questo, la Nato deve attrezzarsi per rispondere a preoccupazioni come quelle innescate dalle morti sospette e dai numerosi casi di leucemia e cancro rilevati in militari che sono stati schierati in Bosnia e Kosovo. Su questa impostazione, nessuno degli alleati ha avuto da eccepire. E' emerso un generale consenso sulla necessita' di migliorare la raccolta delle informazioni e la loro valutazione complessiva per fare chiarezza sui possibili rischi delle armi DU. La Nato mettera' a punto un meccanismo di 'clearinghouse' in cui confluiranno studi e dati nazionali, ricerche di organismi internazionali e di centri indipendenti: il 'corpus' di materiale disponibile permettera' una valutazione globale e piu' accurata del problema. Il Comeds, un comitato che riunisce i responsabili della sanita' militare dei paesi membri della Nato, si riunira' il 15 gennaio a Bruxelles per avviare il lavoro. L'Italia ha anche suggerito che l'Unep dell'Onu, gia' autore di un rapporto epidemiologico sulle conseguenze dell'uso delle armi DU in Kosovo, ripeta l'esperienza per la Bosnia. Proprio sui 10.800 proiettili e bombe all'uranio impoverito utilizzati nel 1994-95 in Bosnia, la Nato ribadira' domani l'impegno a fornire tutte le informazioni. I diplomatici stanno lavorando con le rispettive capitali per mettere a punto il testo di una dichiarazione comune che dovra' essere approvata dal Consiglio Atlantico.

 

Brescia oggi - 07/01/2001

Io, bresciano dalla Bosnia al tumore

Parla un maresciallo di Monticelli, reduce dall'ex Jugoslavia e ora malato:

sono un militare fedele, chiedo solo verità

In Italia decisi test su tutti i militari. La Nato: "Il dossier Onu? Irrilevante"

 

Nessuna certezza, nessuna accusa, solo tanta voglia di verità. "Sono un militare, credo nell'Esercito e sono abituato da sempre ad assumermi le responsabilità. La politica del sospetto e le strumentalizzazioni sono lontane anni luce dal mio modo di vivere - dice Sergio D'Angelo di Monticelli Brusati - ma vorrei qualche risposta chiara per andare avanti a combattere contro il mio male e per sperare di poter dormire sereno". Le notizie sull'uso di bombe all'uranio impoverito nella ex Jugoslavia e sulle possibili conseguenze per la salute sono giunte come una tempesta nel cuore della Franciacorta. D'Angelo, che dal '98 sta lottando contro un tumore alla laringe, dorme poco e pensa molto. E, chiamato in causa dalla stampa, ha deciso di raccontare la sua storia.

Intanto il giorno dopo la diffusione del rapporto dell'Onu sui livelli di radioattività nell'ex Jugoslavia, scoppiano nuove polemiche e si allunga la lista dei casi sospetti. La Nato ribatte comunque al dossier Onu giudicandolo irrilevante. Ma in Italia, con una disposizione contenuta nel protocollo della Sanità militare, è stato stabilito di effettuare test radiologici sui militari impiegati nei Balcani: gli accertamenti saranno svolti sui soldati prima della partenza e al ritorno dalla missione.

 

 

 

GIORNALE LIBERAZIONE - 21/12/2001

a cura di Pesciaioli Giuseppe*

MORTE PER URANIO?

 

La morte è ancora una volta la protagonista dei militari italiani impiegati in Bosnia e in Kossovo.

Sembra assurdo ma questa è la realtà, una realtà che tocca la più alta ipocrisia di Governo dall'insediamento ad oggi.

Nessuno vuole ammettere le proprie responsabilità davanti simili agghiaccianti testimonianze di morte.

Ammesso e non concesso che le morti dei militari italiani non siano derivate dall'esposizione da polvere dei proiettili ad uranio impoverito usati nelle zone sopra menzionate, ancora nessuno tra i politici, i ministri e gli stati maggiori delle forze armate di questo Paese, sa dirci il perché di una situazione che di giorno in giorno si sta rivelando una vera e propria epidemia di cancro tra gli appartenenti alle forze armate italiane.

Non è verosimile neanche la dichiarazione del ministro Mattarella che si sente rassicurato da una classe dirigente militare che si è accorta delle morti dei propri soldati, solo dopo le esternazioni dei mass media e solo dopo le denuncie effettuate da chi ha subito la condanna della contaminazione.

Strano Paese il nostro, che dopo tutto quanto è successo, strage di Ustica, Gladio, Italicus, Golpe del 71, Piazza Fontana, stazione di Bologna, ancora crede nelle esternazioni di chi dovrebbe controllare il Paese e garantirne la sicurezza e molto spesso non sa neanche cosa succede in casa propria.

Già negli anni settanta, presso i siti che ospitavano il sistema di arma hawks, il personale subiva delle malformazioni derivate dall'esposizione ad agenti cancerogeni derivate dall'uso di materiale radioattivo presente in alcuni tubi catodici e mentre gli americani usando lo stesso sistema, attuavano misure rigorose di sicurezza, da noi non era disponibile nemmeno il manuale per la prevenzione da tali irradiazioni.

Così, molti colleghi rimasero sterili, altri si ammalarono e qualcun altro generava figli con malformazioni, il ministero della difesa si adoperò ad un indagine, come quella che vuole fare il Ministro Mattarella per intenderci, solo utilizzando medici militari e vietando tassativamente l'ingresso a tale area a tutti coloro che, estranei alla difesa, avevano titolo per conto degli assistiti legalmente, per fare delle indagini.

Bella trasparenza allora e bella trasparenza ora.

È forse per questo che i militari italiani si sentono abbandonati e molti non hanno nemmeno il coraggio di presentare le giuste denuncie verso chi li ha usati, indiscriminatamente senza tener conto delle circostanze altamente nocive per la salute umana, per scopi che nulla hanno a che fare con la difesa della Patria e la Salvaguardia delle libere Istituzioni.

Vogliamo aggiungere anche che fino a pochi anni fa, tutti coloro che hanno usufruito delle cucine da campo militari, sono stati soggetti a contaminazione da amianto e che ancora oggi sulle nostre navi della marina militare ci sono componenti di amianto che sono a contatto del personale.

È per questo che non dobbiamo stupirci se il Ministro dice che farà luce sulla faccenda dei militari morti o ammalati, è la prassi di chi vuole eludere il problema e non prenderlo in seria considerazione.

Le commissioni militari sono fedeli a chi detiene il potere temporale e non alla verità, perché se così non fosse, oggi noi non avremmo avuto bisogno di invocarla quella verità.

Troppe cose non quadrano alla conta finale, una è perché si aspetta tanto a dichiarare che le zone contaminate da uranio impoverito rappresentano una vera è propria minaccia per la salute dei militari; l'altra è perchè non si ammette la totale impreparazione dell'Italia di fronte a tali eventi; e ancora perché dobbiamo fidarci delle commissioni o delle affermazioni dei vertici militari e non dobbiamo credere a quelle degli ammalati di cancro o di quelli che sono invece deceduti.

Liberazione, Rifondazione e tutti quelli che simpatizzano per la verità, e con molta modestia mi inserisco tra di voi, possono fare molto per affermarla e basta solo un piccolo sforzo, quello di garantire a coloro che non hanno voce di averne una amica per il solo piacere della verità, per il solo piacere della giustizia.

I militari sono rimasti fermi all'era del regime fascista per quanto riguarda la tutela della vita e della giustizia, sarebbe il caso, una volta per tutte, che vengano liberati dalla morsa della soggezione e dell'arroganza e dell'ingerenza verso i diritti, primi tra tutti quello della tutela sindacale che la Costituzione non ci nega ma che chi vuole mantenere tale sistema fa di tutto per negarcela.

Questo potrebbe segnalare una svolta sulla gestione delle forze armate e farle diventare veramente uno strumento in mano della democrazia, facendo partecipi tutti gli italiani del controllo su di esse, in special modo oggi che la leva non c'è più e la situazione di ricatto e di soggezione è diventata la minaccia più grande che il nostro Paese sta correndo di avere.

Chi controllerà l'operato di chi in base al proprio giudizio decide quanti morti può permettersi l'Italia in ogni missione e chi sarà in grado di sconfessare tali situazioni se nessuno può parlare perché ricattato per effetto di legge, dal sistema.

Il mio è un appello a Rifondazione che è nata e si conserva sulle prerogative della difesa dei più deboli, noi non siamo diversi dagli altri, ma non abbiamo nessuno che si schieri con noi per far emergere la verità sulle bugie di Stato.

Tante morti si sarebbero potute, se voluto, evitare.

Nessuno ammazzi Caino e nessuno lasci un pezzo di democrazia in mani che la gestiscono senza controllo.

 

DELEGATO COCER ESERCITO

MARESCIALLO PESCIAIOLI GIUSEPPE

 

ANSA - 06 Gennaio 2001 - 15:03

URANIO: ONU,SERI RISCHI PER SALUTE;

Funzionario, anche in bonifica.......

LONDRA - Le armi all'uranio impoverito possono mettere in grave pericolo la salute umana anche durante le operazioni di bonifica. E' l'allarme di Pekka, capo di una missione del programma per l'ambiente dell'Onu (Unep) che ha accertato tracce di radioattivita' in 8 siti in Kosovo. 'Se in queste aree si fanno brillare mine inesplose -ha detto- potrebbero esplodere anche le munizioni all'uranio impoverito e che la polvere sollevata venga aspirata'. (ANSA)

 

 

 

IL CORRIERE DELLA SERA

04/01/2001

IL RETROSCENA

E i generali temono di perdere i volontari

ROMA - "Siamo in piena paranoia. Ma se questa psicosi dilaga, rischiamo grosso". Nei palazzi della Difesa in via XX Settembre si incontrano solo facce scure. Capi militari preoccupati perché cominciano a temere che la "sindrome dei Balcani" possa avere conseguenze gravi, fino a minare l'intera riforma delle Forze armate. "Se va avanti così - dicono - e se prende piede un senso di paura irrazionale, c'è il rischio che nessuno voglia più fare il volontario. E per riempire le caserme dovremo ripristinare la leva". C'è frustrazione. Ma non per tutti. "Noi non siamo demoralizzati. Siamo fortemente arrabbiati", sibilano alcuni ufficiali dello Stato maggiore Esercito. Il loro capo, Francesco Cervoni, è stato messo da qualche politico sul banco degli accusati. Dicono sia colpevole di aver mandato i militari allo sbaraglio nei Balcani, senza avvertirli dei pericoli ai quali andavano incontro. Chi lancia queste accuse - martellano gli ufficiali - parla a vanvera: "Non sa che noi dello Stato maggiore avevamo le notizie sui proiettili all'uranio e le abbiamo comunicate agli uomini diretti in Kosovo, indicando anche tutte le precauzioni da prendere. Siamo arrabbiati e offesi". Per l'intervento in Bosnia, invece, il problema uranio non si pose "perché agli americani è mancata un po' di giusta iniziativa, di capacità di comunicazione per far sapere agli altri che avrebbero usato quei dardi". Come dire: in quel caso non ci potete accusare di nulla perché noi stessi ignoravamo.

A Valdo Spini, presidente della commissione Difesa della Camera, lo sdegno degli ufficiali sembra comprensibile. Anche se considera assurda l'ipotesi di un ripristino della leva, perché "nelle missioni di pace all'estero non si possono mandare ragazzi impreparati, c'è bisogno di professionisti". Spini, però, pone il problema di come mettere fine a tutto questo turbine che ha di colpo sconvolto l'ambiente militare, abituato negli ultimi tempi a godersi gli allori delle missioni di pace. "Il governo - secondo Spini - sta perdendo troppo tempo. Bisogna mettere un freno immediato a tutta questa grande confusione. Per esempio, la commissione scientifica deve dire subito se, in base ai dati epidemiologici, è normale che su 60 mila uomini passati per i Balcani ci siano 5 o 6 vittime. Siamo nella media nazionale delle malattie tumorali o no?". Non abbiamo, dice Spini, "una sola certezza e troppa gente straparla: uno stop ci vuole. Altrimenti andiamo incontro a pesanti conseguenze.

 

 

 

 

IL CORRIERE DELLA SERA

04/01/2001

Il comitato politico Nato affronterà la questione il 9 gennaio

Uranio, Prodi: "La verità anche sui civili"

 

Il presidente della Commissione Ue ha detto che l'Europa deve fare chiarezza e assumersi le sue responsabilità

 

ROMA - La Commissione europea dovrà accertare la verità sulle conseguenze dell'uso di proiettili all'uranio impoverito nei Balcani. Lo ha detto il presidente della Commissione Ue Romano Prodi intervenendo in una trasmissione radiofonica della Rai.

"Voglio che si accerti la verità - ha detto Prodi - non solo sui nostri soldati, ma anche su chi viveva vicino a loro, sui civili. Come presidente della Commissione - ha aggiunto - proporrò di avviare rapporti immediati con i governi di Bosnia e Serbia per parlare con loro dell'inquinamento e dei problemi legati all'uranio impoverito".

La responsabilità della futura politica verso i Balcani, ha sottolineato Prodi, "è nostra, è europea e non degli Stati Uniti. Se vogliamo costruire un futuro di pace dobbiamo assumerci le nostre responsabilità".

LA NATO NE DISCUTERA' IL 9 GENNAIO - La Nato si è dichiarata disponibile a fornire tutte le informazioni raccolte in merito alle possibili contaminazioni da uranio impoverito e ha annunciato che affronterà la questione nel comitato politico che si svolgerà il prossimo 9 gennaio. "La Nato prenderà tutte le misure necessarie per fornire le informazioni che l'Italia richiede", ha detto da Bruxelles una portavoce dell'Alleanza atlantica che ha anche riferito di un'inchiesta avviata sulla vicenda ma ha poi aggiunto che non esistono prove certe sul legame tra cancro, melanona, leucemia e l'uso di uranio impoverito.

CIAMPI HA TELEFONATO A MATTARELLA - Anche il presidente della Repubblica è preoccupato per le morti sospette dei reduci del Kosovo e della Bosnia che sarebbero legate all'uso dell'uranio impoverito. Carlo Azeglio Ciampi ha telefonato al ministro della Difesa, Mattarella, per chiedergli informazioni sugli sviluppi dell'azione di governo a proposito degli accertamenti relativi al sospetto di contaminazione da uranio nelle operazioni militari svoltesi nei Balcani.

SONO SEI I MILITARI ITALIANI MORTI - I morti su cui grava il sospetto di contaminazione da "uranio impoverito" sono sei. L'ultima vittima è Salvatore Carbonaro, 24 anni, di Floridia (Siracusa). Due missioni in Bosnia alle spalle, Carbonaro è morto nella notte tra il 5 e il 6 novembre scorsi nel reparto di ematologia dell'ospedale San Matteo. Un decesso provocato ufficialmente da una leucemia. Ma altre sei nuove segnalazioni di militari malati, si sono aggiunte alle decine dei giorni scorsi (si parla addirittura di quaranta).

 

 

 

Da Parigi un nuovo appello alla Nato per fare chiarezza

"Sindrome dei Balcani" paura in Europa

Quattro casi di leucemia anche in Francia mentre si indaga sulla morte sospetta di un pilota di elicotteri ceco

 

 

PARIGI - Si estende in tutta Europa la paura per la cosiddetta "sindrome dei Balcani". Quattro soldati francesi sono attualmente ricoverati per leucemia negli ospedali militari. Il sospetto è che la loro malattia dipenda dalla possibile contaminazione con l'uranio impoverito, utilizzato nei proiettili usati dalla Nato nella ex-Jugoslavia. Lo ha annunciato il portavoce del Ministero della Difesa, Jean-Francois Bureau.

Il portavoce ha riferito che il ministro Alain Richard ha disposto l'avvio di "esami per stabilire se vi siano eventuali relazioni tra questi casi di leucemia e la permanenza dei soldati nei Balcani".

Secondo Richard le loro condizioni sono "tranquillizzanti", anche se per motivi di privacy non vengono fornite ulteriori informazioni. Anche Parigi vuole comunque che sia fatta chiarezza su questa vicenda e lo stesso ministro della Difesa ha chiesto agli americani di "essere trasparenti" su questo tema.

SOSPETTI PER LA MORTE DI UN MILITARE CECO - Un pilota di elicottero ceco è morto un anno fa poco dopo essere tornato da una missione in Bosnia e, secondo quanto scrive oggi il quotidiano "Mlada fronta Dnes", potrebbe trattarsi di una vittima della cosiddetta "Sindrome dei Balcani". Secondo il racconto del comandante dell'elicottero, Jaromir Dolezal, il pilota, Michal Martinak, della base aerea di Kbely, presso Praga, dopo aver effettuato una missione di un giorno in Bosnia fu fatto tornare in patria dopo che un esame medico aveva rivelato una "disfunzione del sistema sanguigno".

PRIMA DELLA MISSIONE ERA SANO - Il pilota, secondo quanto sostiene il suo comandante, aveva già effettuato lo stesso esame prima della partenza per la missione. Il capo del servizio sanitario dell'Esercito, il generale Jan Petras, ha già annunciato la creazione di una commissione d'inchiesta per investigare sulla morte di Martinak. Secondo il generale, gli effetti radioattivi dell'uranio impoverito sono comunque insignificanti. Egli ha anche spiegato che i soldati cechi vengono sottoposti ad esami medici completi prima e dopo ogni missione.

 

 

03/01/2001 Radio Capital

Uranio impoverito, la Nato pronta a fornire chiarimenti

Il Presidente Ciampi scrive a Mattarella

L'Alleanza atlantica farà di tutto per fornire all'Italia informazioni sull'uso di armi all'uranio nei Balcani. Lo ha dichiarato oggi una portavoce della Nato reagendo alle sollecitazioni del presidente del consiglio Giuliano Amato. 'Del resto - ha aggiunto - abbiamo gia' avviato un'inchiesta. Il presidente Ciampi, intanto, ha chiesto al ministro della Difesa Mattarella informazioni sull'azione di governo a proposito della possibile contaminazione da uranio impoverito di nostri soldati.

 

 

03/01/2001 - La Repubblica

Uranio, un altro morto

Militare reduce dalla Bosnia ucciso dalla leucemia: è il sesto

dal nostro inviato ROBERTO BIANCHIN

PAVIA - Sorrideva, il soldato Salvatore, quando i suoi amici l'hanno fotografato a Sarajevo, in divisa, vicino a una mitragliatrice. Era andato in Bosnia due volte, per "guadagnare qualche soldo per la famiglia". Non pensava di tornare malato di leucemia. Il male, un male "particolarmente aggressivo, resistente ad ogni cura", ricorda il medico che l'ha curato, lo ha stroncato in un anno e mezzo. Il nome di Salvatore Carbonaro, 24 anni, siciliano di Floridia, vicino a Siracusa, soldato di leva in forza alla Brigata Garibaldi, morto la notte tra il 5 e il 6 novembre scorso all'ospedale San Matteo di Pavia, si va ad aggiungere alla lista dei militari italiani deceduti al ritorno dalle missioni nell'ex Jugoslavia.

Un elenco di morti sospette per leucemie e tumori contratti dai militari che sono stati nei Balcani, che si allunga ogni giorno che passa: Salvatore è la sesta vittima. La prima, poco più di un anno fa, nel settembre del '99, fu il soldato sardo Salvatore Vacca, colpito anche lui, come gli altri, da una leucemia fulminante. Rinaldo Colombo, carabiniere di Samarate, nei pressi di Varese, tornato anch'egli dalla Bosnia, morì invece, l'8 novembre scorso, per un melanoma. Il sospetto è identico per tutti: che ad uccidere sia stato lo stesso killer spietato e silenzioso, l'uranio "impoverito", che i militari americani (18 mila veterani della guerra contro l'Iraq contaminati dalle loro stesse armi) chiamano "metal of dishonor", il metallo del disonore. Un metallo tossico e radioattivo usato per fare i proiettili e per rinforzare le corazze dei carri armati, degli aerei, degli elicotteri, delle navi e persino dei satelliti. Un nemico invisibile, che nessuno conosceva, da cui nessuno aveva i mezzi per difendersi.

Salvatore, che era sano, che era giovane e forte, ci lavorava accanto a quel nemico mortale. Faceva l'armiere in Bosnia, stava tutto il giorno in compagnia di fucili, mitragliatrici, pallottole e carri, e aveva l'incarico di pulire le armi. Le sgrassava, le lucidava, le teneva in ordine. Quando si ammalò all'improvviso, fu il primo a pensare di aver preso la leucemia per colpa di quelle armi che sparavano i micidiali proiettili all'uranio, o per colpa del benzene che adoperava per lavorare, e lo scrisse nel suo diario. Un atto di accusa lucido, preciso. Aveva anche avviato una causa di servizio per sapere se era stata questa la causa del suo male. Nessuno gli ha mai risposto. Quando si è ammalato l'hanno congedato. Congedato e basta, senza occuparsi più di lui, lasciato solo a lottare con la morte.

Salvatore faceva il militare a Persano, vicino a Salerno, quando nell'98, a soli 22 anni, decise di partire per la Bosnia. Una missione di due mesi, filata via liscia, senza problemi, senza malattie. Era addetto al servizio vettovagliamento. Nel dicembre dello stesso anno decise di tornare a Sarajevo. Gli servivano per aiutare la sua famiglia quei soldini in più che danno ai militari quando vanno all'estero in missione. La sua seconda volta in Bosnia dura tre mesi, fino a febbraio del '99, ma stavolta cambia lavoro: non più viveri ma armi. Viene destinato all'armeria. E' lì, mentre pulisce i cannoni, che si fa fotografare dagli altri soldati. Non pensa certo di correre dei rischi. Ma è lì, probabilmente, che si ammala. Perché tre mesi dopo il suo ritorno in Italia, nel maggio '99, mentre sta continuando il suo servizio militare, sempre a Persano, avverte i primi sintomi del male che lo strapperà alla vita. La diagnosi non lascia scampo: leucemia. Lo congedano senza un grazie.

E qui comincia il suo calvario. All'inizio di maggio viene ricoverato una prima volta all'ospedale di Siracusa, poi a metà del mese, vista la gravità della situazione, si rivolge a un ospedale specializzato, il San Matteo di Pavia, dove per diciotto mesi combatte la sua battaglia contro il male, fino ad arrendersi, la notte fra il 5 e il 6 novembre.

"Me lo ricordo bene quel ragazzo - dice il professor Mario Lazzarino, direttore della divisione Ematologia dell'ospedale San Matteo - ha combattuto fino alla fine, come ha potuto. La sua vicenda ci ha colpito molto, e ci ha toccato tutti". Il medico racconta di una leucemia acuta, particolarmente aggressiva e resistente: "Ci siamo trovati di fronte una malattia piuttosto refrattaria alle cure: abbiamo tentato una chemioterapia intensiva, ma dopo una risposta iniziale positiva, c'è stato un aggravarsi delle condizioni, e quindi una ricaduta fatale". Però è cauto, il professore, sulle cause della leucemia: "Non è possibile stabilire a priori un nesso tra la morte del militare e la sua permanenza in Bosnia".

Non l'hanno aiutato, Salvatore, neanche per i funerali. La notte che morì, suo fratello Mauro, che lo assisteva, fu derubato del portafogli. Dentro c'erano tre milioni e mezzo, quelli per le esequie. Per pagargli il funerale hanno dovuto fare una colletta in ospedale.

 

 

 

03/01/2001 La Repubblica

Uranio - "Attenti ad una nuova Ustica"

Nelle riunioni dei militari con Mattarella il timore di un caso incontrollabile

di VINCENZO NIGRO

ROMA - "Io credo che non possiamo più aspettare, siamo stati cauti, abbiamo riflettuto, abbiamo provato a lavorare secondo legge e secondo coscienza, ma le cose vanno più veloci della verità che stiamo cercando. Io questa storia l'ho già vista, si chiama Ustica... gli elementi ci sono tutti, per creare qualcosa come una nuova Ustica, un nuovo mistero che finirà fuori controllo, in cui nessuno riuscirà a capire più dove sia il giusto".

Sono le nove del mattino, i carabinieri di guardia a Palazzo Baracchini battono i piedi in terra dal freddo. Su, al primo piano, dietro tre dita di vetri blindati che difendono dal pericolo ma a volte separano dal paese, i capi della Difesa sono alla prima riunione di una giornata assai lunga.

Il capo di stato maggiore Mario Arpino, il generale che comanda tutta la Difesa, siede di fronte a Giampaolo Di Paola, l'ammiraglio che guida il Gabinetto del ministro Mattarella. Si preparano all' incontro che stanno per avere con Sergio Mattarella, il primo di una serie che terrà il ministro bloccato per ore alla sua scrivania. É Arpino che per primo lancia l'allarme sulla "sindrome Ustica": "Qualsiasi cosa facciamo, comunque lo facciamo rischia di ritorcersi contro di noi. Ma se non facciamo nulla, se aspettiamo soltanto i tempi della scienza e delle commissioni rischiamo di fare anora peggio". Già, ma cosa fare? "L'allarme uranio impoverito ormai è vicino a livello da psicosi collettiva, incontrollata e purtroppo incontrollabile", dice una fonti della Difesa che parla con Repubblica: "Forse solo Ciampi o Veronesi potrebbero raffreddare per un attimo la situazione. Ma per ora non lo fanno". Gianfranco Astori, ex deputato, consigliere di Mattarella, fa un altro esempio: "Rischia di essere un altro caso Di Bella, e forse come allora, come col caso Di Bella, dovremo attendere che i tecnici ci dicano la verità su cosa è malattia collegata all'uranio, cose è da far risalire al benzene e cosa invece non c'entra nulla con la Bosnia e il Kosovo".

Alle 10 del mattino Arpino e Di Paola si spostano nello studio di Mattarella, iniziano a discutere, pianificano la missione in Bosnia di domani e quella in Kosovo del sottosegretario Minniti. Mattarella ha una preoccupazione: quella di garantire, di rispettare serenità e serietà di lavoro per la Commissione Mandelli. I militari sono preoccupati per quello che accade alla Difesa italiana nella Nato ("da Bruxelles ancora non capiscono che questa per noi è una questione seria"), per gli effetti sui nostri soldati nei Balcani, per la credibilità del sistema-Difesa nel paese.

Mattarella concorda, dobbiamo muoverci. Ma fissa i suoi punti, e li ripete nel pomeriggio in un'intervista che rilascia al Corriere della Sera: nessuna interferenza col lavoro della Commissione Mandelli, nessuna pressione, nessuna interferenza. Il governo deve capire se le malattie che spuntano in questi giorni sono episodi singoli o collegati fra di loro, se sono riconducibili all'uranio impoverito oppure a vaccinazioni che possono aver indebolito il sistema immunologico di alcuni soldati. Mattarella ripete: Mandelli deve lavorare senza sentire addosso l'angoscia, la pressione dell'opinione pubblica. Come dire: evitare un nuovo effetto-Ustica rispettando i tempi di una commissione in stile Di Bella.

 

 

 

31/12/2000 LA REPUBBLICA

"Non avevamo le maschere ci hanno nascosto la verità"

Un carabiniere amico di Rinaldo: "I proiettili all'uranio fondevano i carri armati"

dal nostro inviato ANNALISA CAMORANI

SAMARATE (Varese) - "Rinaldo in divisa, perfetto nel suo metro e novanta e Valentina in abito bianco davanti all'altare. Neanche due anni dopo, la bara portata a spalla dai militari. Nella stessa chiesa a San Macario di Samarate". Due immagini troppo vicine nel tempo che Valentino non riesce a togliersi dalla testa. L'uomo, suocero di Rinaldo Colombo, ripete come un automa: "L'8 novembre mi è morto un figlio". Ma quell'accostamento di immagini non se lo scorda neanche don Giancarlo, il parroco di Sant'Anna a Busto Arsizio (Varese) che per quindici anni è stato amico del militare. "Il 12 dicembre 1998 ho celebrato il matrimonio di Rinaldo. L'11 novembre 2000 il suo funerale". Il parroco, ricordando la malattia del giovane, non pronuncia mai la parola "uranio impoverito", ma alle missioni ci pensa: "Qualche dubbio l'ha avuto. Da malato se l'è chiesto se c'era un nesso tra il melanoma che lo divorava e la Bosnia".

Forse anche Rinaldo ha fatto le stesse considerazioni che oggi fa un altro carabiniere reduce delle missioni di pace e che preferisce l'anonimato: "Non avevamo maschere né guanti. Le uniche tute le ho viste addosso ai genieri dell'esercito perché c'erano le televisioni a filmare. C'erano i ponti bombardati con munizioni radioattive e noi lì davanti a fare la guardia. Ho visto gli effetti dei proiettili all'uranio impoverito sui carri armati colpiti: le carni fuse col metallo delle corazze. E noi lì davanti. Nessuno ci ha messo in guardia sui rischi di una contaminazione. Ci hanno presi in giro tutti, dai generali ai carabinieri semplici".

Il militare era stato in missione due volte, in Bosnia-Erzegovina dal dicembre '96 a marzo '97 e in Albania da aprile ad agosto '97. Quasi un anno dopo si era scoperto un'escrescenza sottocutanea al cuoio capelluto. Poi la biopsia e la scoperta della natura maligna. "La seconda operazione alla gola è stata quella che lo ha buttato veramente giù", ricorda il suocero. "Era un ragazzone alto un metro e novanta, lo abbiamo visto precipitare, un po' alla volta. Sono stati due anni di calvario". Rinaldo e Valentina vivevano a San Macario, frazione di Samarate nella stessa casa dei genitori di lei. Al dolore per la perdita, il padre della vedova somma la preoccupazione per la figlia. "Ha 27 anni - si sfoga l'uomo, gli occhi rossi - e ha bisogno di reagire, di trovare una forza che io, anziano come sono, non riesco a trasmetterle. Per Capodanno voleva stare in casa, da sola. Sono stato io a insistere perché partisse per un po' , ha bisogno di stare con gente giovane". E così Valentina si è rifugiata per qualche giorno da alcuni amici conosciuti nei ritrovi di Cl. Ma don Giancarlo è fiducioso: "Valentina è dolce, sembrerebbe fragile. Invece è una donna consistente, forte".

Anche il padre e la madre di Rinaldo non hanno parole: "E' morto l'8 novembre e per noi è ancora come se fosse qui. La ferita della sua scomparsa è ancora troppo recente. Più avanti forse parleremo, ma in questo momento siamo ancora sotto choc".

 

 

 

31/12/2000 - LA REPUBBLICA

L'ombra delle armi chimiche

Mattarella: "Sulle morti dei reduci di Bosnia,indagini a 360 gradi"

di GIOVANNA CASADIO

ROMA - Non è solo l'uranio il killer dei militari italiani utilizzati in missione di pace nell'ex Jugoslavia. I diecimila proiettili radioattivi usati dalla Nato in Bosnia nel '95, i 31 mila sparati in Kosovo nel '99 non sono gli unici responsabili. Il ministro della Difesa italiano, Sergio Mattarella, ha ammesso ieri che "non si trascura alcuna ipotesi sulle ragioni che potrebbero aver portato la presenza di malattie tra i militari che si sono recati nell'area balcanica".

Se è la "sindrome dei Balcani" a uccidere decine di reduci in tutta Europa, evidenti sono le analogie con i "casi" verificatisi dopo la guerra del Golfo nel '91 e ugualmente non è da escludere che a determinare gli effetti devastanti possa essere stato l'uso di armi chimiche. Per i Balcani insomma la stessa ipotesi che si fa già da anni per l' Iraq?

Per il ministro della Difesa italiano è una fine d'anno senza tregua, dopo l'annuncio che un altro carabiniere - il quinto reduce italiano dalla Bosnia - è morto di cancro, e mentre la Procura militare allarga a altri dieci casi l'inchiesta sulla "sindrome dei Balcani": il dossier del pm Antonino Intelisano conterrebbe ora trenta nomi. Si limita ad affermare Mattarella che l'indagine sarà svolta a 360 gradi. E in una nota ricorda la commissione sanitaria da lui insediata due settimane fa, "guidata da uno scienziato di alto profilo come l'ematologo Franco Mandelli alla quale è stato dato mandato pieno per qualunque pista di indagine e di accertamento al fine di appurare la verità e garantire la sicurezza dei militari in Italia e all'estero". Nulla sarà tralasciato. Prima di tutto di individuare se esiste o meno un collegamento tra i vari casi e, in caso affermativo, con la presenza sul terreno di contaminazioni radioattive.

Nè esclude il ministro la possibilità di uno screening tra i militari inviati nei Balcani, una volta che la commissione Mandelli abbia espresso il proprio parere entro la metà di gennaio. Screening già avviato in Portogallo e in Germania. La "sindrome dei Balcani" è diventata infatti un caso politico europeo.

La Nato dichiara che mancano prove di un nesso tra morti e missioni nei Balcani, ma ambienti militari assicurano che in un dossier top-secret si vanno raccogliendo prove sull'uso di armi chimiche in quell'area.

Dal ministro della Difesa belga, Andrè Flahaut, in una lettera inviata al collega svedese Bjorn von Sydow, paese che da domani assume la presidenza di turno della Ue, è partita la proposta di analizzare il delicato problema a livello europeo. Finora nessuna risposta ufficiale. Un portavoce della Commissione Ue ieri non ha voluto commentare l'iniziativa, e il ministero della Difesa svedese si riserva di pronunciarsi dopo aver letto la lettera. Dall'Italia una sostanziale adesione: "Sarà certamente utile la possibilità di confrontare i risultati delle indagini svolte dagli altri paesi in cui ci sono stati casi simili", commenta Matterella.

Intanto cresce l'allarme anche in Italia per la "sindrome dei Balcani". Ieri è arrivata la precisazione del comando dei carabinieri di Varese che nega ci sia un nesso certo tra la morte del carabiniere Rinaldo Colombo e la sua missione in Bosnia. Colombo, 31 anni, due spedizioni di pace nei Balcani è morto per un melanoma, precisano i suoi superiori. "Nessun allarmismo, ma massimo allerta", è l'invito del Cocer dei carabinieri. Però "Unarma", l'associazione che ha diffuso la notizia della morte di Colombo, dichiara che altri quattro carabinieri (tra cui un ufficiale) tornati di recente dai Balcani, potrebbero essere stati contaminati dall'uranio impoverito. Sarebbero almeno venti i militari dell'Arma sottoposti a controlli, anche se la metà a puro titolo precauzionale. Il numero dei casi sospetti continua a crescere.

Alla ripresa dell'attività parlamentare, martedì 9 gennaio, è stato subito convocato l'ufficio di presidenza della commissione Difesa della Camera sulla "sindrome Balcani". Il presidente, Valdo Spini rivendica il ruolo ispetivo del Parlamento e annuncia un'indagine conoscitiva per stabilire a) cosa si sa sulle conseguenze della presenza di uranio impoverito nella guerra del Golfo del 1991; b) chi sapeva dei proiettili a uranio impoverito in Bosnia nel 1995 (i militari sapevano e i politici no?); c) quali precauzioni sono state prese per la spedizione in Kosovo del 1999; d) vanno acquisiti i risultati della commissione Mandelli. Inoltre, il sottosegratario all'Ambiente Valerio Calzolaio partecipa alla task force Unep (l'organizzazione delle Nazioni Unite per l' ambiente) sulla contaminazione radioattiva del Kosovo.

 

 

 

29/12/2000 - IL MANIFESTO

Uranio, il muro del silenzio

I generali italiani e le istituzioni che sapevano e sanno, ma tacciono sulle operazioni militari dove è stato usato "Depleted Uranium". I bombardieri, per colpire Kosovo e Serbia, partivano da Gioia del Colle

di ANTONIO CAMUSO *

 

Ci stiamo rendendo conto di come la vicenda "uranio impoverito" abbia assunto un quadro allarmante solo in questi giorni in cui il muro di silenzio, che le istituzioni militari avevano eretto su questi casi, è stato rotto dalla rabbia dei familiari colpiti negli affetti più cari, dagli stessi militari ammalati e da alcuni loro rappresentanti del Cocer. Solo ora i responsabili diretti politici (Ministro della Difesa) e militari (Stato Maggiore dell'Esercito) accennano a parlare di inchieste da aprire, dati da rilevare e commissioni "neutrali" d'inchiesta da istituire.

Siamo di fronte all'ennesima ripetizione di meccanismi troppe volte rivisti nelle tante stragi di Stato che vedono coinvolti i nostri protettori: le Forze armate Usa e in particolar modo quelle inserite nell'apparato Nato. Consigliamo di andare a rivedere interviste e dichiarazioni rilasciate non solo dal Comando Nato, ma anche dai nostri responsabili politici alle domande che venivano loro poste durante i bombardamenti della primavera 1999. Tutte le dichiarazioni erano improntate a un "non ci risulta che vi sia un problema proiettili all'uranio impoverito". D'altro canto di fronte a una dichiarazione di così palese omertà, gli uffici stampa statunitensi e loro alleati si ritenevano autorizzati a fare scena muta mentre scaricavano migliaia di questi proiettili sul Kosovo e sulla Serbia. Oggi i nostri generali cascano dalle nuvole di fronte alle stesse ammissioni da parte Usa dell'utilizzo di tali ordigni, annunciano inchieste e insediano commissioni.

Sembra così che il concetto di sovranità limitata sia interpretabile, da parte loro, come un obbligo morale di preservare gli interessi e l'onorabilità delle forze armate del grande fratello americano, ritenendo invece ininfluenti i rischi e pericoli per i soldati italiani, i loro familiari e le popolazioni che abitano nei dintorni delle basi dove aerei e ordigni radioattivi sono impiegati. Senza contare poi il dato "morale" relativo all'uso contro popolazioni civili di tali ordigni.

Ci domandiamo così: com'è possibile che i nostri ufficiali non erano a conoscenza che gli A-10 di stanza ad Aviano impiegavano proiettili all'uranio?

 

Eppure su tutti i manuali e riviste specializzate del settore viene illustrato come l'armamento standard per il cannone GE GAU-8/A Avenger da 30 mm installato sui cacciabombardieri A-10 sia un misto di proiettili al tungsteno Ap da 354 grammi ciascuno e di proiettili Staballoy all'uranio impoverito da 690 grammi. Una potente arma, quel cannoncino rotante, capace di sparare da un minimo di 2.100 fino a 4.200 colpi al minuto, un vero inferno di fuoco che era stato progettato per fermare le divisioni corazzate russe che durante la guerra fredda avrebbero potuto invadere le pianure dell'Europa centrale e che poi, invece, è stato impiegato nella guerra del Golfo e nell'ex Jugoslavia.

Ignoranza o omertà?

Gli A-10 del 51st Fighter Wing dell'Usaf sono stati una presenza costante durante la crisi jugoslava nell'aeroporto di Aviano e il loro uso tattico è stato pianificato all'interno del complesso di pianificazione Nato nel quale noi italiani siamo pienamente integrati e abbiamo il diritto di sapere tutto. Chi è che mente oggi? O meglio chi è che, sapendo sin dall'inizio che si stavano innaffiando di proiettili all'uranio zone nelle quali sarebbero stati inviati nostri militari, a presidiare nel dopo-bombardamenti, non ha provveduto ad avvisare i responsabili politici (il governo) e militari (i comandi dei reparti operativi inviati in Kosovo)?

Per non rimanere nel generico individuerei innanzitutto alcuni soggetti ai quali si potrebbero andare a rivolgere queste domande: parlo del Comandante italiano della base di Aviano e dei suoi sottoposti che curavano i rapporti operativi con i reparti della forza aerea statunitense. Dobbiamo ricordare che dopo la strage del Cermis l'intero comando italiano della base aveva avuto una tirata d'orecchie per il lassismo col quale lasciavano fare e disfare in quella base, da parte dei piloti Usa, con le conseguenze che tutti noi sappiamo. Parlo del generale Leonardo Tricarico, comandante della Va Ataf di Vicenza e del Cofa (Centro Operativo della Forza Aerea), vicario della gestione delle operazioni aeree in quel frangente. Ma parlo anche del generale Giuseppe Marani, che è stato per un quarto del periodo dei bombardamenti il portavoce militare Nato a Bruxelles e che in una sua intervista diceva: "...molto spesso i giornalisti pongono domande in buona fede... certi dettagli tecnici, però, se da un lato aiutano a comprendere meglio, espongono comandi ed equipaggi a rischi gravi, limitando la libertà tattica di organizzare e applicare metodi e procedure nella maniera piu adatta alla situazione..."

E sì, tutto si risolve ad un problema tecnico, salvo che, poi, a pagarne le conseguenze sono persone innocenti. Dai primi di aprile del 1999 uno squadrone di ben 24 cacciabombardieri A-10 viene inviato in Puglia, a Gioia Del Colle, sede del 36 Stormo. Sono gli uomini dell'81st Expeditionary Fighter Squadron dell'Usaf, provenienti dalla base tedesca di Spangdahlem. Il loro compito è condurre, ora che le difese aeree jugoslave alle quote medio-basse sono indebolite dai continui attacchi, le previste incursioni a colpi di missili e cannoncini (all'uranio) contro i singoli mezzi corazzati serbi. Si può dire che è proprio da Gioia del Colle che dobbiamo il maggiore contributo di proiettili all'uranio impoverito sparati sul Kosovo e sulle provincie meridionali della Serbia. Tenendo conto che si tratta di molte tonnellate di queste munizioni utilizzate, possibile che nessun militare italiano si sia domandato che significava quel Staballoy depleted Uranium scritto sulle casse dalle quali venivano estratti i nastri per le mitragliere degli A-10? Possibile che il colonnello Mirko Zuliani comandante del 36 Stormo non sia venuto a conoscenza di tutto ciò? Gioia del Colle non è la grande Aviano e si vive fianco a fianco tra equipaggi multinazionali, è impossibile non sapere e non vedere gli entusiasmanti racconti del pilota di A-10 che, di fronte a una birra, narra di come ha visto scomparire sotto una tempesta di fuoco all'uranio una fila di tank serbi o qualche altro obiettivo mobile. Possibile che, una volta firmato l'accordo di cessate il fuoco, e saputo le zone nelle quale i nostri soldati venivano inviati come forza di occupazione e/o interposizione, a tutti questi soggetti non sia venuto in mente di avvisare lo Stato Maggiore per far scattare le adeguate protezioni per i nostri soldati? Possibile che la fedeltà alla Nato sia stata superiore a quella dovuta ai propri connazionali, che addirittutra vestono la stessa divisa? Sono domande inquietanti e che, come dicevo prima, ci portano indietro ad altre cattive esperienze "atlantiche".

"Non sapevamo nulla..."

C'è qualcos'altro che non quadra e che fa pensare a una regia di occultamento di prove, ma che ha anche motivazioni di carattere economico. Andiamo per ordine: tra agosto e settembre 1995 vi sono quegli attacchi aerei sulla Bosnia che portano alla pace di Dayton, durante i quali vengono utilizzati per la prima volta sul territorio europeo i proiettili all'uranio. Nello stesso territorio, e guarda caso proprio nelle località serbe colpite - qualcuno ha mai preso in esame le denunce delle autorità mediche jugoslave sulla contaminazione in loco dal 1996? -, sono inviati come contingenti di pace i soldati del contingente italiano.

Casualmente da parte dello Stato Maggiore parte la richiesta di attrezzare una speciale unità di difesa Nbc capace di muoversi su ambienti contaminati, in operazioni di pace "umanitarie". Teoricamente dal 31 dicembre '95, ma operativamente dal 1998, questa unità prende il nome di 7 Reggimento difesa Nbc "Cremona". Di questo reggimento la prima compagnia operativa,

anche se a ranghi ridotti, dove muove i primi passi? In Kosovo, naturalmente, nel luglio del 1999 - a poco meno di due mesi dall'ingresso dei contingenti Kfor-Nato nella provincia serba - e ad onor di cronaca il nome di questa compagnia è veramente indicato: Peste.

Perché il segreto?

Lo scopo della prima missione è quello di mettere a frutto ciò che è stato loro insegnato presso la scuola interforze Nbc di Rieti, presso il Comprensorio di Santa Lucia, sede del centro Tecnico dello Stabilimento Chimico di Civitavecchia e, per alcuni ufficiali, presso la Nato school (Shape) a Oberammergau e presso il Collegio militare inglese (Shrivenham). Sono delle operazioni di rilevazione e campionamento che vedono il nostro personale recarsi presso alcuni siti bombardati, in tute ed equipaggiamento protettivo e raccogliere campioni di "materiale contaminato". Presso lo Stato Maggiore dell'Esercito e presso la sede di questo reggimento dovrebbero esserci quindi i risultati, le zone interessate a questo campionamento, le dovute osservazioni scaturite dagli esami di laboratorio, anche grazie ai successivi esami delle altre compagnie, la 2a (novembre '99), la 3a (marzo 2000), in attesa che la quarta raggiunga il pieno organico a fine 2000.

Sono coperte da quale tipo di segreto? Segreto Nato, di Stato italiano, Onu? Finora l'unico risultato è che è partita la richiesta di dotare questo reparto di veicoli blindati da ricognizione Nbc ed è partito l'ordine d'acquisto di 13 Vbr I Nbc francesi, anche se noi abbiamo in cantiere un prototipo Puma 6X6. Poichè i francesi di radioattività se ne intendono, i prossimi corsi sono alla scuola Nbc di Caen. Altre notizie provatele a chiedere alla Rivista Militare, organo dello Stato Maggiore dell'Esercito, che sul numero 5/2000, a firma del tenente colonnello Lucio Morgante e del Capitano Alberto Corrao, in servizio presso il 7 Rgt Cremona, hanno redatto un servizio sul polo Nbc con annesse le foto della missione "speciale" in Kosovo.

L'uranio in Italia

Vi sono naturalmente dei dubbi sulla possibile inerzia di questi proiettili quando sono stoccati e non vi sono rilevamenti da parte di fonti civili "neutrali". Possiamo comunque affermare che, nel momento dello sparo, questi proiettili sotto l'effetto delle alte temperature e dell'enorme energia cinetica dovuta alla velocissima rotazione che viene loro imposta, non solo diventano fonte e produttori di piccole particelle radioattive al momento dell'impatto e della vaporizzazione, ma anche nei primi momenti, quando stanno per uscire dalla volata del cannoncino. E' lì che si depositano residui di combustione e presumibilmente di altra natura anche radioattiva. Ricordiamo come, tra i colpiti della Sindrome del Golfo, risultano meccanici, armieri di carri armati americani che avevano sparato proiettili all'uranio. Erano soldati che avevano curato solo la manutenzione delle armi, senza mai combattere.

Durante i 78 giorni di bombardamenti, si è mai visto un armiere americano indossare tute ed equipaggiamento Nbc mentre faceva la quotidiana pulizia del cannoncino Gau-8 A degli A-10 di stanza ad Aviano e a Gioia del Colle? Sono sicuro di no e addirittura le foto di questi armieri al lavoro distribuite dagli stessi Usa lo confermano. Ma sappiamo bene come, a fronte di centinaia di cause portate avanti dai reduci del Golfo, le strutture militari americane e le industrie produttrici dei proiettili continuino ad assicurare la totale innocuità di quest'armamento.

La cosa preoccupante è che questi soldati, non avendo messo in atto le dovute precauzioni, hanno messo in pericolo gli altri. Un esempio: l'armiere che pulendo la canna dell'arma si ritrova la tuta, il berretto, i guanti sporchi di residui, va durante il servizio presso i locali comuni, il bar, i bagni, la mensa, stringe la mano di amici e conoscenti, sale su mezzi suoi o di altri, seminando ovunque dipiccole particelle di ciò che c'era nell'arma. Inoltre quali precauzioni non sono state prese per l'eliminazione del materiale contaminato? Tute sporche ed attrezzi che fine hanno fatto? E' un quadro allarmante anche perché, spesso, in alcune basi accanto ai militari vi sono anche gli alloggi dei familiari, che potrebbero essere entrati in contatto con tali sostanze ed averle veicolate all'esterno.

Le cluster bomb

Ricordiamo come a causa di un malcapitato pescatore, che saltò in aria dopo aver preso nella sua rete una bomba Nato, si scoprì che l'Adriatico aveva avuto la sua dose di cluster bomb. Dopo le prime impacciate smentite e rassicurazioni, saltarono fuori cinque ipotetiche zone "di rilascio" dove gli aerei Nato, di ritorno dalle missioni incompiute o in emergenza, avevano abbandonato il loro micidiale carico bellico, e come poi fu costituita una flotta di cacciamine che per mesi ha proseguito una parziale opera di bonifica. Nessuno però si è chiesto se vi sia stato anche rilascio di proiettili all'uranio impoverito nel nostro mare. E' sicuro, conoscendo le procedure di sicurezza che ogni pilota in missione operativa deve adottare: "Ogni aereo, una volta raggiunto il mare aperto e prima di giungere sul punto di incontro con le altre formazioni congiunte (guerra elettronica, attacco a difese antiaeree, scorta, rifornimento, ecc) deve provare le sue armi con una raffica che va dai tre ai sette secondi". Questo va fatto per evitare di dover abortire una missione solo per un semplice guasto meccanico. Tenendo conto che quest'operazione è stata effettuata per centinaia di volte e tenendo conto che alla velocità minima di 2.100 colpi al minuto sono stati sparati in mare un paio di centinaia di proiettili all'uranio per missione, possiamo dire che molte migliaia di proiettili all'uranio giacciono tra le nostre coste e il limite delle acque territoriali del Montenegro e dell'Albania, con conseguenze incalcolabili.

*Osservatorio sui Balcani - Brindisi

24/12/2000 - IL CORRIERE DELLA SERA

Uranio, sono "pulite" le basi in Bosnia

Primi controlli sul rischio radioattività dopo i bombardamenti della Nato

di Nicastro Andrea

Soddisfazione nel governo per le ammissioni dell' Alleanza: "Le notizie arrivate solo a dicembre" Uranio, sono "pulite" le basi in Bosnia Primi controlli sul rischio radioattività dopo i bombardamenti della Nato. Forse la Nato ha sbagliato mira e non è riuscita a trafiggere la paura sulle sue pallottole all' uranio impoverito. Ma forse non ci ha neppure provato. E non si è preoccupata di sedare i tremori di Italia, Spagna e Portogallo per i casi di leucemia e cancro riscontrati su alcuni reduci dai Balcani. "Non ci sono segreti - ha detto venerdì sera il portavoce dell' Alleanza -. Tutti i Paesi Nato sapevano delle nostre munizioni all' uranio e quando l' Italia ha voluto informazioni precise in materia il quartier generale le ha messe a disposizione". Proprio come aveva detto giovedì il ministro della Difesa Sergio Mattarella in commissione alla Camera. Al ministero non nascondono la soddisfazione: il governo italiano ha chiesto spiegazioni il 27 novembre e le ha ottenute un mese dopo, alla vigilia dell' incontro tra ministro e deputati. Dunque il "rammarico" di Mattarella sul silenzio dell' Alleanza (silenzio durato quasi un mese) aveva ragione d' esistere e rimane. Come rimane il sospetto tragico sui frammenti radioattivi dei proiettili anti-tank che una volta sparsi sul terreno possono diffondere radiazioni per migliaia di anni. Senza dover più aspettare nulla dalla Nato, i governi procedono da soli. Le basi italiane in Bosnia sono state setacciate ieri dagli strumenti rivelatori di radioattività. Se le caserme fossero contaminate, sarebbe un dramma. Le "blande" radiazioni emesse dall' uranio impoverito sono particolarmente pericolose quando sono a contatto diretto con l' organismo o hanno la possibilità di agire a lungo. Per fortuna la caserme italiane di Sarajevo si sono rivelate "pulite". Il "Nucleo biologico e chimico" del contingente in Bosnia, guidato nell' occasione dal contrammiraglio Francesco Andreucci e dal professor Vittorio Sabbatini, non ha trovato niente di preoccupante. Anche Madrid si muove autonomamente. Il ministero della Difesa spagnolo ha fatto visitare in fretta e furia 5mila dei 35mila soldati impegnati in Kosovo. Gli altri saranno visitati tra breve. Anche in questo caso risultato negativo. "Non è emersa alcuna contaminazione ricollegabile all' uranio impoverito adoperato nel conflitto balcanico", ha assicurato il colonnello medico responsabile della sanità delle Forze armate di re Juan Carlos. A dispetto della rapidissima indagine a campione, il colonnello Villalonga è certo di avere le informazioni che servono. Anche perché, spiega, i due soldati spagnoli malati non erano mai stati in "aree contaminate". Le associazioni italiane che difendono i diritti dei militari non sono soddisfatte. Il loro fuoco di fila coinvolge tanto la Nato quanto il governo. "A un anno dal loro rientro - spiega Carlo Di Carlo, dell' Associazione per i diritti dei militari (Assodipro) - parecchi reduci dai Balcani non sono ancora stati sottoposti a controllo. Alcuni sono stati costretti a farsi visitare privatamente. E' presto per fare nomi, ma a indagini concluse, usciranno allo scoperto per denunciare le carenze, le omissioni e la superficialità con cui sono stati mandati allo sbaraglio ". Esplicitamente contro il governo si scaglia Falco Accame, presidente dei familiari delle vittime delle Forze armate (Anavafaf), che subodora tentazioni di insabbiamento. "La commissione d' inchiesta deve essere nominata dal ministero della Sanità, non della Difesa. E' un problema che non riguarda solo i militari, ma un numero immensamente superiore di civili". L' Angesol, che rappresenta i genitori dei soldati di leva, invece, chiede per bocca della presidente Amalia Trolio l' intervento dei giudici: "Quanti morti da radiazioni dovranno ancora esserci prima che la magistratura militare e ordinaria si attivino?". Anche il sottosegretario agli Esteri, Ugo Intini, è preoccupato. C' è stata, scrive in un intervento pubblicato oggi dai quotidiani del Gruppo Monti, "o sottovalutazione o superficialità o cinismo oppure mancanza di esperienza; forse un'insieme di tutti questi fattori: fatto sta che l' uranio ha provocato ai militari e alle popolazioni civili danni seri". A. Ni.

 

26/12/2000: PANORAMA ON LINE

La morte di tre soldati riapre il caso: le truppe nei Balcani furono esposte a radiazioni?

 

La guerra in Kosovo è finita da un anno e mezzo, ma ritorna il fantasma delle armi usate nei bombardamenti Nato sulla Serbia.

Durante la guerra, infatti, numerosi caccia americani usarono munizioni all'uranio impoverito per distruggere i mezzi blindati di Slobodan Milosevic.

Si tratta di armi che anche a distanza di tempo possono essere nocive per la salute a causa degli effetti prolungati della radioattività. Ora la morte per leucemia di tre soldati italiani impegnati in una passata missione in Bosnia riapre qualche dubbio: i militari utilizzati nei Balcani furono esposti a radiazioni pericolose? E sarebbe stato possibile evitarle?

Lo stato maggiore della Difesa assicura a Panorama Online: "I casi di cui siamo venuti a conoscenza finora (tre soldati della brigata Sassari morti di leucemia, ndr) non sono di soldati che hanno operato nelle zone bombardate con uranio impoverito".

Eppure, ogni giorno vengono rivelati nuovi presunti casi di contaminazione con militari gravemente ammalati.

Nel dibattito interviene anche la commissione Affari esteri del Senato: "Occorre compiere un salto di qualità per la sicurezza della popolazioni colpite, dei militari coinvolti nelle operazioni di bonifica, in ultima analisi per la messa al bando di tali micidiali ordigni, che uccidono a distanza di tempo", si legge in un comunicato.

"Le contromisure, a circa un anno e mezzo del conflitto" sottolineano i senatori "a questo punto riguardano essenzialmente protocolli di cura e prevenzione dell'insorgenza di tumori e leucemie".

Ma la commissione Esteri persegue anche un altro obiettivo: il divieto di impiegare armi all'uranio impoverito in possibili operazioni militari congiunte in ambito Nato visto che molti paesi del patto Atlantico, tra cui l'Italia, non dispongono di simili armi. "Ne consegue" conlude la nota della commissione Affari esteri "che nel passato in Somalia, nel Golfo, in Bosnia e ora in Kosovo, militari italiani e di altri paesi hanno corso enormi rischi - e probabilmente hanno contratto malattie specifiche - senza avere né background né know-how appropriati per il trattamento di tali sostanze".

 

Il ministro della Difesa Sergio Mattarella si è finora limitato a chiedere tutta la documentazione disponibile sui presunti casi di militari contaminati. Domenica sera a Modena, però, ha ammesso che anche in alcune zone della Bosnia (ma non a Sarajevo) sono stati utilizzati proiettili all'uranio impoverito e ha annunciato che interverrà giovedì prossimo alla Camera per riferire sulla situazione sanitaria dei soldati italiani nei Balcani.

Un necessario sforzo di trasparenza, dopo le altalenanti dichiarazioni dei mesi passati. Sin dall'inizio l'Esercito tranquillizzò: "Non c'è pericolo".

Ma Panorama a gennaio del 2000 scoprì un documento del 22 novembre '99 in cui si sosteneva il contrario. E chi lo aveva preparato? L'Esercito. Gli italiani inviati fin dal giugno 1999 nell'ex Jugoslavia non vennero messi al corrente del rischio.

Il documento dell'Esercito aveva questo titolo: "Oggetto. Uranio impoverito. Informazioni ed istruzioni". Seguiva una serie di capitoli: perché è pericoloso, chi lo ha usato durante i bombardamenti sulla ex Jugoslavia e, soprattutto, come devono comportarsi i soldati per evitare gli effetti delle terribili contaminazioni radioattive.

Quindici pagine, su carta intestata del nucleo Nbc (Nucleare, biologico, chimico), diffuso dalla Mnb-W (Multinational Brigade West), il comando militare italiano che (con spagnoli, portoghesi e argentini) opera nel Kosovo occidentale.

Il tenente colonnello Osvaldo Bizzari, che firmò il documento, scrisse: "È importante la diffusione a tutti i livelli" tra i reggimenti che formano la Mnb-W.

Sarebbe potuto essere solo un gesto di eccessiva cautela. Una nota informativa a scopo preventivo. Se non fosse stata datata "Pec, 22 novembre 1999". La "prevenzione", dunque, arrivava in ritardo. E tra gli effetti potrebbero esserci i casi di leucemia denunciati all'opinione pubblica in questi giorni.

Ecco perché: "L'inalazione di particelle insolubili di uranio impoverito" si leggeva ancora nel documento "è associata con effetti di lungo termine sulla salute, che includono tumori e disfunzioni nei neonati". Gli addetti ai lavori sanno bene che cosa sia l'uranio impoverito (in inglese depleted uranium, sigla Du). E che gli americani lo usano per rendere più efficaci i proiettili anticarro lanciati dai caccia A10.

C'è chi ha puntato il dito contro queste armi sostenendo che fossero all'origine della cosiddetta sindrome del Golfo che ha colpito i soldati americani nella guerra contro l'Iraq. Tanto che alcune stime indicano in uno su quattro i soldati reduci americani che hanno contratto tumori dopo la spedizione in Kuwaut del '90/'91.

Il Kosovo, secondo le prime ispezioni della stessa Nato, non avrebbe subìto il temuto inquinamento radioattivo da uranio impoverito. A Panorama lo assicurarono scienziati ed esperti non solo italiani, ma anche di numerosi organismi internazionali interpellati.

La Balkan task force dell'Onu lavorò a lungo e non rilevò questo genere di inquinamento.

Neanche l'Istituto di salute pubblica di Belgrado riscontrò livelli di radioattività superiori a quelli che si trovano in natura. Medici senza frontiere, l'organizzazione vincitrice del Nobel per la pace, controllò se ci fosse inquinamento da uranio impoverito e concluse che non era necessario alcun intervento medico specifico.

E ancora, i risultati dell'indagine della Cric: l'ong italiana ha esaminato i campioni prelevati in nove località del Kosovo che presumibilmente erano state bombardate con uranio impoverito. Risultato: nessun aumento della radioattività.

Tutto tranquillo, dunque? Difficile dirlo, visto che la Nato ha indicato solo con molti mesi di ritardo i luoghi esatti in cui esplosero i proiettili all'uranio impoverito.

Grazie anche alle pressioni dell'Unep (l'agenzia per l'ambiente dell'Onu) e di una commissione nata in seno al ministero dell'Ambiente italiano nel marzo 2000.

Lo scorso 19 ottobre sono state finalmente diffuse le prime mappe dettagliate: la Nato ha indicato 112 siti presi di mira da oltre 30 mila micidiali proiettili in Kosovo, per un totale di circa 9 tonnellate di uranio impoverito rilasciato nella regione. Almeno 40 di questi siti si trovano nella zona di competenza del contingente italiano.

In ogni sito, secondo il sottosegretario all'Ambiente Valerio Calzolaio, "sono stati sparati mediamente 300 proiettili, ma secondo le informazioni ricevute dalla Nato in alcune zone si arriva a 900".

Lo stesso segretario riporta però anche notizie confortanti: "I picchi di contaminazione sono pochi e il quadro non è allarmante. Ma occorre un atteggiamento di grande cautela anche perché i tempi di latenza di eventuali danni causati dalla contaminazione da proiettili all'uranio impoverito non sono brevi, ma si vedranno solo tra qualche anno".

Anni di timori e ansia non solo per i soldati italiani che hanno partecipato e partecipano alle missioni di pace, ma anche per i volontari, il personale delle ong e soprattutto le popolazioni civili dei Balcani.

 

BRESCIAOGGI DEL 22/12/2000

Caso Kosovo. Preoccupazione anche tra i militari bresciani dopo le ammissioni del ministro

Fa paura l'uranio impoverito

Sospetti per un caso di tumore che ha colpito un sottufficiale

 

di William Geroldi L'Esercito italiano sapeva delle conseguenze pericolose per la salute dei soldati che in vario modo potevano venire a contatto con l'uranio impoverito nel corso della missione in Kosovo. Se è tutto da dimostrare il rapporto di causa-effetto tra la morte per leucemia o altre patologie segnalate nel contingente italiano, la diffusione avvenuta tra i nostri soldati di scrupolose precauzioni a cui attenersi - con specifici riferimenti all'uranio impoverito - implicitamente conferma la possibilità che qualche pericolo possa esserci. Documenti dello Stato maggiore trasmessi ai reparti in Kosovo all'inizio del maggio scorso indicano esplicitamente alle truppe i provvedimenti cautelativi da adottare a causa della presenza sul terreno di obiettivi colpiti dai proiettili all'uranio impoverito. E - lo ricordiamo - in maggio era quasi trascorso un anno dall'inizio delle operazioni della Brigata multinazionale al comando degli italiani a Pec, proprio una delle zone in cui gli americani hanno ammesso di aver impiegato massicciamente proiettili all'uranio impoverito. Un bresciano colpito da un tumore. C'è anche un particolare inquietante. A un sottufficiale che abita in un Comune dell'ovest bresciano, con alle spalle missioni in Bosnia e Kosovo, è stato diagnosticato un tumore alle corde vocali. L'uomo è stato operato ed è in convalescenza. Anche il suo reggimento, nel maggio scorso, aveva ricevuto disposizioni sui provvedimenti cautelativi da adottare nell'area di competenza della Brigata multinazionale di stanza a Pec (oggi conta poco più di 5mila uomini, di cui 4700 italiani e aggregati argentini, spagnoli e portoghesi; non ci sono militari di leva). Dicevano quelle raccomandazioni, a proposito dell'uranio impoverito (DU nel linguaggio dei militari, che sta per Depleted Uranium): "I proiettili da 30 mm controcarro contententi DU e ritrovati in Kosovo nell'area di impiego del contingente italiano, costituiscono una particolare fonte di rischio. La pericolosità di tale munizionamento deriva dalla tossicità dell'uranio stesso che si manifesta sia dal punto di vista chimico sia dal punto di vista radiologico..." Lo Stato maggiore avverte che "quando un proiettile all'uranio impoverito colpisce un bersaglio viene prodotta polvere di uranio radioattiva che finisce per depositarsi entro un raggio di circa 50 metri dal bersaglio. Questa polvere, in gran parte respirabile, può essere rimessa in sospensione dal passaggio nei pressi della carcassa bersaglio, di militari a piedi o di automezzi. I proiettili che non colpiscono il bersaglio, in funzione dell'angolo di tiro e della consistenza del suolo, possono ritrovarsi o sotto la superficie del suolo o fino a una distanza di circa 3 chilometri dal punto di impatto iniziale, a causa dei rimbalzi successivi sul terreno. In questo caso, in ogni punto di impatto sul terreno si troveranno piccoli frammenti di uranio impoverito". L'uranio è pericoloso? Sì, lo scrive lo Stato maggiore quando afferma che "la pericolosità dell'uranio si esplica per via chimica, che rappresenta la forma di rischio più alta nel breve tempo, sia per via radiologica, che può causare seri problemi clinici nel lungo periodo. L'uranio inalato attraverso la respirazione in parte si deposita nei reni oppure resta nei polmoni, con un dimezzamento biologico che può variare fino a 800 giorni. Particolarmente elevata è anche la percentuale di assorbimento di uranio attraverso le ferite". Lo Stato maggiore suggeriva inoltre una serie di accertamenti clinici ai quali sottoporre i militari con compiti che potevano averli fatti entrare in contatto con l'uranio impoverito. Le rassicurazioni del comando di brigata di Pec ("Nessuno per quanto di nostra conoscenza è rientrato in Italia per cause che non fossero malattie o traumi generici") non bastano quindi a far dormire sonni tranquilli a chi in Kosovo ha operato o dovrà andarci con il prossimo cambio della guardia tra reparti (in marzo, dovrebbe toccare alla Brigata Ariete). Nel Bresciano non mancano sottufficiali che hanno prestato servizio nel contingente italiano e i loro timori sono comprensibili. Racconta un maresciallo, con quasi 25 anni di servizio, che chiede l'anonimato per paura di incappare in sanzioni disciplinari: "Mi arrabbio quando sento dire dai nostri politici che il problema non esiste. Certo che se ne parlava tra noi dell'uranio impoverito. Quando sono rientrato in Italia ho provveduto ad effettuare una serie di analisi per tranquillizzarmi, con i costi a mio carico. I risultati sono stati negativi, per fortuna, ma la preoccupazione rimane". Ma proprio ieri il ministro della Difesa Sergio Mattarella ha in qualche modo ammesso che il problema esiste.

 

 

LA REPUBBLICA DEL 21/12/2000

ARMI ALL'URANIO

LA PROCURA MILITARE STA GIA' INDAGANDO

Un fascicolo del pm Intelisano sui casi sospetti

ROMA. Il fascicolo è da circa un anno sul tavolo del procuratore militare, Antonino Intelisano: "atti relativi a.....", o anche "modello 45". Corrispondente alla vita prenatale di una indagine giudiziaria: non è ipotizzato alcun reato specifico, nè ci sono degli indagati. Si tratta di una verifica iniziale per capire se esistano elementi tali da rendere obbligatorio l'avvio di una inchiesta.

Il contenuto del fascicolo è riservato. Ma puo' essere almeno in parte ricostruito secondo il percorso di alcune delle vicende che hanno fatto scoppiare il caso dell'uranio impoverito. In particolare di quella di Salvatore Vacca, il giovane militare sardo ucciso dalla leucemia quindici mesi fa, su cui da novembre indaga la procura di cagliari.

Prima di arrivare alla magistratura sarda, il caso era stato segnalato alla procura militare attraverso un esposto. Non è stato l'unico: altre segnalazioni di morti sospette di militari italiani sono giunte sul tavolo di Intelisano negli ultimi mesi. Quattro o cinque, secondo quanto si è potuto apprendere. In casi come questi, il giudice militare, quando ritiene che l'esame del reato ipotizzato spetti alla magistratura ordinaria (per Vacca l'esposto parlava di omicidio colposo) segnala il caso alla procura competente.

Ma esiste una parte dell'inchiesta che resta comunque fuori dalla competenza dei giudici ordinari: è quella che si riferisce ai possibili reati militari. In questo caso, la omessa esecuzione di un incarico (per quanto riguarda il ruolo dei comandanti) e la violata consegna. E' stato accertato che, attraverso un opuscolo informativo, lo stato maggiore aveva suggerito una serie di precauzioni da adottare davanti al rischio di contaminazione da uranio impoverito. Il punto è stabilire se queste precauzioni siano state effettivamente adottate, se le informazioni siano state diffuse correttamente, se gli ordini relativi alla prevenzione dei rischi siano stati eseguiti.

A completare il fascicolo "atti relativi" c'è, infine, la documentazione scientifica. Sui danni da uranio impoverito esistono molti studi, com piuti in particolare all'estero.

La fredda elencazione dei materiali a disposizione del magistrato, non deve pero' far dimenticare che alla base dell'indagine ci sono i drammi di padri e madri che hanno perso i loro figli, di famiglie che sono state private della loro fondamentale fonte di sostentamento. Se si accerterà che all'origine della morte dei soldati ci sono "cause di servizio" per lo Stato scatterà l'obbligo di risarcire il danno.

E' una materia molto delicata, che è all'origine di un contenzioso complesso. Esiste anche un precedente che presenta molte analogie col caso dell'uranio impoverito. Tra il 1982 e il 1988 morirono di leucemia cinque marescialli dell'Esercito addetti alla manutenzione dei radar delle batterie contraeree dislocate tra Mestre e Rovigo. Una percentuale altissima se si pensa che i cinque casi si verificarono nell'ambito di una "popolazione a rischio" di non piu' di centocinquanta individui. In quel caso il rapporto di causa-effetto tra l'esposizione alle radiazioni ionizzanti e i decessi era evidente. Ciononostante, ci vollero anni prima che l'amministrazione militare riconoscesse le proprie responsabilità.

Di Giovanni Maria Bellu

La Repubblica

 

 

IL MESSAGGERO DEL 20/12/2000

IL SELENZIO DEI GENERALI

Di napoleone Colajanni

Ha certamente ragione il ministro Mattarella a dire che la prima cosa che bisogna fare è dare serenità alle famiglie dei militari che potrebbero subire le conseguenze dell'impiego dell'uranio impoverito.

Per il tipo di conseguenze di cui si parla, leucemie, tumori, la sensibilità della gente è molto alta e cedere alla tentazione di approfittarne per scopi particolari sarebbe gravissimo da parte di tutti. L'esortazione non è pero' sufficiente a dissipare i dubbi perche' c'è un problema di affidabilità creato dalle mentalità degli interessati nonchè dalle pressioni di organismi, italiani ed esteri, che hanno la forza di farsi ascoltare.

E' un dato di fatto che i generali sono portati a ricercare i mezzi tecnologicamente piu' avanzati, magari sopravvalutandoli, come è possibile accada per l'uranio impoverito, se è vero quel che ha rivelato " Newsweek", che i carri armati effettivamente distrutti in Serbia sono stati quattordici. Ma se cio' è comprensibile non è sostenibile che si debba affidare ai generali il compito di dare serenità ai soldati ed ai loro familiari.

E' percio' legittimo discutere dell'affidabilità delle prese di posizione sulla questione che è sul tavolo oggi, fondandosi sull'esperienza: il segreto militare è una cosa, coprire il fatto che si è messa a repentaglio a loro insaputa la vita di civili e militari è un'altra. Non vorremmo che tra una decina di anni si venisse a sapere che i fatti erano veri: gli americani hanno compiuto nell'immediato dopoguerra esperimenti atomici su larga scala senza dire niente agli abitanti della zona interessata, nscondendo il fatto per un paio di decenni, finche' non è scoppiato lo scandalo. Sempre negli Stati Uniti centinaia di azioni giudiziarie sono state intraprese contro il pentagono da reduci che mostrano segni evidenti di conseguenze dell'impiego assai probabile di uranio impoverito e armi chimiche nella guerra del Golfo. Da noi, nell'affare di Ustica, è stato tentato con tutti i mezzi di coprire la cancellazione delle tracce radar dell'incidente.

Nel Kosovo il metallo radioattivo è stato effettivamente impiegato, ma sulle possibili conseguenze le autorità militari tacciono. Quanto alla smentita della presenza di proiettili all'uranio impoverito nel poligono sardo, si vedrà se la smentita è veritiera, ma è senz'altro verosimile che gli americani non ci diano armi cosi' sofisticate. Sul fatto che nel Kosovo si sarebbero potute verificare conseguenze il ministro non ha detto niente, e forse non è nemmeno in grado di farlo per mancanza di informazioni. Nella Nato tutto gira secondo il volere degli americani, l'Europa conta poco o niente. Ogni tanto si da un incarico rappresentativo a personaggi di completo affidamento, come quel Xavier Solana, ex segretario generale che da quando è diventato portavoce di politica estera dell'Unione europea, da garrulo che era ai tempi della guerra del Kosovo è diventato taciturno facendo sparire le sue tracce non appena si è posta la questione della collocazione della forza di pronto intervento europeo.

Quale sia la posizione degli Stati Uniti in proposito è perfettamente deducibile dalle intemerate, intimazioni, intimidazioni che vengono esternate ogni giorno, fino a costringere Jacques Chirac a spiegare sul "Washinton Post" le ragioni non della Francia soltanto, ma di tutta l'Europa. E qui si pone un altro problema, politico, Finche' sara' questa la situazione della Nato il governo italiano non potrà dare a nessuno assicurazioni di alcun genere.

Piaccia o no, a dieci anni dal crollo dell'Unione Sovietica, dell'avvenire della Nato si deve discutere ed è necessario che il governo italiano abbia una sua posizione, dopo aver di fatto latitato fino ad accettare la possibilità di intervento autonomo, in pratica americano sotto altre spoglie, al di fuori di ogni decisione dell'Onu. Ed è altrettanto importante conoscere la posizione del governo italiano sulla questione se la forza di pronto intervento deve o no essere subordinata alla pianificazione strategica della Nato. Sarebbe bene che Sergio Mattarella prima o poi parlasse anche di questo.

 

 

IL MESSAGGERO DEL 19/12/2000

DOPO LE RIVELAZIONI DEL MESSAGGERO MATTARELLA RIFERITA' ALLA CAMERA - COLPITI DA TUMORE ALTRE DUE MILITARI

REDUCI DAI BALCANI

 

ROMA. Altri due militari italiani reduci dai Balcani sono stati colpiti da tumore. Sono della Brigata Sassari, uno di loro è stato ricoverato in un centro oncologico. E il ministro della Difesa, Sergio Mattarella, riferirà quanto prima alla Commissione Difesa della Camera sulla situazione, anche se già precisa: "Non c'è nessun allarme". Le rivelazioni del Messaggero sulle morti da tumore hanno già provocato una raffica di interrogazioni in Parlamento, dai DS a Forza Italia. Mentre il Ministro della Sanità dal canto suo spiega di non disporre di dati scientifici per valutare le connessioni fra i proiettili all'uranio sparati nei Balcani e le neoplasie.

 

 

IL CORRIERE DELLA SERA DEL 19/12/2000

I RISCHI PER L'URANIO DISPERSO NEL TERRENO DOPO LA GUERRA. L'ESERCITO ITALIANO: "RADIOATTIVITA? IN KOSOVO E' TUTTO SOTTO CONTROLLO"

PEC (Kosovo) "Non sottovalutiamo nulla e non trascuriamo alcuna verifica, ma tutti gli esami escludono motivi di preoccupazione". Il Ministro della Difesa Sergio Mattarella dall'Italia ripete che in Kosovo non esiste un "rischio uranio" e invita a "fornire i nomi delle persone coinvolte", i nomi di quei dodici di cui si è tanto parlato in questi giorni. Comunque, rassicura il ministro, " continuiamo a fare i controlli".

L'uomo che li fa materialmente, questi controlli, si chiama Daniele Pisani, è un capitano dell'Esercito italiano e comanda la compagnia NBC, che significa: Nuclear Batteriological Chemical. Cioe' gli uomini incaricati di verificare tutti i possibili inquinamenti che una guerra produce.

Quando avete cominciato i controlli Capitano?

"Subito dopo il nostro arrivo, il 3 luglio del 1999. Per prima cosa abbiamo verificato gli alloggi dei nostri soldati, per vedere se erano sicuri: controlli di aria, suolo, acqua, erba, muri. Con strumenti molto sofisticati, come il Rotem, un rilevatore di radiazioni israeliano che è mille volte piu' sensibile di un contatore Geiger".

Sapevate dove cercare l'uranio impoverito?

"Si, gli americani ci hanno fornito le mappe delle zone dove potevano essere caduti i colpi sparati dalle Pgu 14, le mitragliatrici da 30 mm. degli aerei A10 Thunderbolt. Abbiamo trovato in tutto 800 grammi di uranio e un paio di chili di metallo degli involucri esterni dei proiettili. Adesso sono custoditi con una protezione di piombo e una di plastica speciale, in attesa che la Nato decida di stoccarli da qualche parte".

E i livelli di radiazioni?

"Discorso un po' complesso. Partiamo dal fatto che il cosiddetto fondo ambientale ha un livello di radiazioni medio di 0.2 microsivert. E' un valore che puo' variare a seconda della composizione del terreno, ma che è piu' o meno uguale in tutto il mondo. Anche in Kosovo".

Che valori raggiungono i frammenti di uranio?

"Toccandoli con lo strumento, 300 microsivert. a 5 metri di distanza il valore torna a zero. Ma i raggi emanati dall'uranio sono di tre tipi: alfa, beta e gamma. Gli alfa percorrono circa 2 centimetri, i beta un metro, mentre i gamma anche chilometri. Gli alfa hanno un basso potere penetrante e un alto potere ionizzante, un potere che cioe' rompe i legami delle cellule. Questi raggi si bloccano anche con un foglio di carta. I gamma, al contrario, hanno bassissimo potere ionizzante e un alto potere penetrante: per isolarli serve il piombo. I beta sono una via di mezzo".

E quindi, quali sono i pericoli di questi frammenti di uranio per le persone?

"Sono pericolosi se li tocco a mani nude o se ne ingerisco una particella anche minima. Il valore alto, quello pericoloso di 300 microsivert, si ottiene solo con un contatto diretto. La terra dei campi in cui abbiamo trovato i frammenti non è comunque risultata contaminata".

La Nato nel novembre scorso ha mandato in Kosovo una squadra di 14 esperti di vari Paesi per verificare i rischi di contaminazione....

"Non hanno rilevato tracce di contaminazione ambientale e gli stessi risultati hanno dato le numerose ispezioni del Cisam, l'ente italiano che è preposto a questo tipo di controlli. Comunque, dopo quattro mesi in prima linea passati a cercare frammenti di uranio nei campi, anch'io ho fatto alcuni controlli specifici, approfonditi, e i miei valori erano assolutamente nella norma, identici a quelli dei soldati che dovevano ancora partire per il Kosovo. Ho fatto anche i test per la leucemia. Negativi".

Giuliano Gallo

inviato del Corriere della sera ggallo@rcs.it

IL MESSAGGERO DEL 22/9/2000

LEUCEMIA TRA I SOLDATI IN KOSOVO? INCHIESTA DEL PM MILITARE, MA LA DIFESA NEGA: NESSUN RICOVERO

SAREBBERO STATI CONTAMINATI DALLE ARMI ALL'URANIO USA?

ROMA - Nessun caso di leucemia tra i militari Italiani in Kosovo. In Ministero della Difesa smentisce ufficialmente la notizia secondo cui due soldati italiani sarebbero stati rimpatriati perchè ammalati di cancro del sangue. Stessa smentita viene da Pec, quartier generale italiano in Kosovo.

Il Colonnello Gianfranco Scalas, portavoce del nostro contingente, ha affermato: <Non ci risultano casi di militari italiani rimpatriati per leucemia. Dal primo gennaio scorso i rimpatri per motivi sanitari sono stati 61, per diverse patologie, ma nessun militare è tornato in Italia per questa ragione. Corriamo rischi piu' per motivi banali - ha proseguito il colonnello - come l'acqua, che non sempre è potabile, che per contaminazione radioattiva>.

La radioattività cui fa riferimento il Colonnello sarebbe quella indotta dall'utilizzo di uranio 238 impoverito per l'ogiva dei missili Tomahawk e per i proiettili degli aerei A 10 e degli elicotteri Apache. Mezzi e armi usati dalle forze Usa del contingente Nato durante l'ultimo conflitto nel Paese balcanico. I proiettili trattati con l'uranio aumentano il loro potere di penetrazione nelle difese dei mezzi corazzati ma la polverizzazione, dopo l'impatto, puo' rappresentare un pericolo anche mesi dopo l'avvenuta battaglia. Sono stati 31 mila i proiettili all'uranio impoverito sparati dagli A 10 nel corso delle loro missioni in Kosovo. E la zona piu' colpita, affermo' l'allora sottosegretario alla Difesa Paolo Guerrini, è stata proprio <la parte del Kosovo che confina con l'Albania e in particolare la superstrada Pec-Djakovica-Prizren>, non lontano quindi dalla sede del contingente italiano. Il portavoce della Nato, Giuseppe Marani, dise, al tempo della guerra, che <il livello di radioattivià dei proiettili non è superiore a quello di un orologio>. Ma non deve esserne molto convinto Antonio Intelisano, procuratore militare di Roma, se è vero come è vero che ha deciso di aprire un'inchiesta sull'argomento. Il Magistrato militare ha detto che sarà <un'inchiesta a tutto campo>, sull'attività dei militari in Kosovo: <C'è un ampio dossier - ha affermato Intelisano - aperto su tutta l'atività dei militari italiani in Kosovo,. Non ci sono ancora indagati nè ipotesi di reato ma certo anche questa vicenda sarà oggetto dei nostri accertamenti>.

Intanto, sull'uranio impoverito la polemica è arrivata in Parlamento. La Lega ha chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare per accertare le condizioni ambientali nelle quali operano i militari italiani in Kosovo. <Da moltissimo tempo - ha detto Cesare Rizzi - capogruppo della Lega Nord in commissione Difesa - noi della Lega avevamo denunciato il pericolo per i nostri ragazzi in Kosovo. Già da molto tempo infatti l'ONU aveva emesso dispacci relativi alla pericolosità del territorio del Kosovo a causa dell'uranio impoverito, ma dal Governo nessuna risposta>.

E pure il coordinatore di PRC, Giovanni Russo Spena, ha affermato che <il Governo non può continuare a nascondere la verità. Deve venire a riferire in Parlamento sugli effetti delle 31 mila munizioni radioattive disseminate dall'Alleanza Atlantica in Kosovo>. Passi avanti sull'individuazione dei siti contaminati dai proiettili all'uranio impoverito sono stati intanto annunciati da Valerio Calzolaio, sottosegretario all'Ambiente: <Oggi (ieri n.d.r.) a Ginegra si riunisce il "Desk assessment group" sull'uranio impoverito - ha detto il sottosegretario - e nel corso della riunione verranno esaminati i nuovi elementi forniti dalla Nato. Finalmente ci sono quindi le condizioni per capire precisamente dove sono caduti gli ordigni piu' pericolosi. La riunione - ha proseguito Calzolaio - deciderà come procedere nello studio dell'impatto che l'uranio ha avuto nell'area balcanica>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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